Elisabetta Zamparutti, deputata radicale, sul dato che rivela lo spreco di oltre 5mila quintali di pane ogni mese nella sola città di Milano, ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro Zaia delle politiche agricole, alimentari e forestali per chiedere l’avvio di una stima nazionale sullo spreco di pane legato all’invenduto delle panetterie e a quanto viene gettato tra i rifiuti da parte dei consumatori e quali provvedimenti intenda adottare per contenere il grave spreco e per favorire il riutilizzo del pane evitando lo scempio.
Segue testo interrogazione:
Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali
Premesso che:
da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera emerge che nella sola città di Milano si stimano in 5.250 i quintali di pane buttati ogni mese in città, poco meno di 180 al giorno;
ipotizzando livelli di spreco uguali nel resto del Paese, in Italia sarebbero 24.230 le tonnellate di pane che ogni trenta giorni finiscono nella spazzatura;
secondo Gaetano Pergamo, direttore del settore alimentare di Confesercenti “in media resta sugli scaffali il dieci per cento del pane prodotto” e la Claai stima tra i tre e sette chili il pane invenduto ogni giorno in ciascuna delle 500 panetterie milanesi. Il che vuol dire che si arriva anche a 750 quintali di pane buttato al mese in città;
Antonio Marinoni, presidente dei panificatori milanesi aderenti a Confcommercio ha dichiarato di aver condotto un’indagine insieme con Amsa, la società che gestisce i rifiuti a Milano analizzando il contenuto di un campione di sacchi della spazzatura raccolti in città ed è risultato che ogni giorno a Milano si buttano tra i 130 e i 150 quintali di pane, che poi vuol dire 4.500 quintali al mese da aggiungere ai 750 di cui si liberano ogni sera le panetterie;
si chiede di sapere
se non ritenga di dover avviare una stima nazionale sullo spreco di pane legato all’invenduto delle panetterie e a quanto viene gettato tra i rifiuti da parte dei consumatori;
se e quali provvedimenti intenda adottare per contenere il grave spreco e per favorire il riutilizzo del pane evitando lo scempio di cui in premessa.
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