Il Tg1 delle 20 del 18 gennaio ha accostato il caso Ruby-Berlusconi alla lettera che, nel novembre del 1998, Emma Bonino e Marco Pannella inviarono al Presidente emerito della Repubblica Giovanni Leone. Di seguito riportiamo la sbobinatura del servizio del Tg1, firmato da Gennaro Sangiuliano, e il testo di Emma Bonino e Marco Pannella pubblicato nel 1998 dal Corriere della Sera.
Tg1 – 18 gennaio 2011 – edizione delle 20
Giugno del 1978. Giovanni Leone, 6° Presidente della Repubblica italiana, si dimette da Capo dello Stato. Si chiude la prestigiosa carriera di una delle figure più rappresentative della politica italiana del dopoguerra. A indurre Giovanni Leone alle dimissioni, una violenta campagna di stampa che lo indicò come compromesso nello scandalo Lockeed, dal nome dell’omonima azienda americana costruttrice di aerei. Per mesi Leone fu bersaglio inerme di accuse pesantissime, che scandagliarono ogni aspetto anche privato della sua vita. Le accuse al Presidente infatti, che non ebbero mai alcun peso giudiziario, nelle quali si distinse la giornalista Camilla Cederna, vennero condite con una serie di elementi che puntavano a discreditarlo con tutta la sua famiglia anche per tratti caratteriali e personali. Leone non volle mai sporgere querela, ma lo fecero i figli per i fatti loro ascritti. Camilla Cederna fu condannata con una sentenza passata in giudicato. Sarebbe improprio, su un piano storico oltre che giuridico, paragonare il caso Leone a vicende di oggi, se non per il tema attuale delle campagne mediatiche che spesso giungono a conclusioni che si rivelano inconsistenti. A pesare sulle dimissioni del Presidente Leone fu la richiesta del Partito comunista italiano. Emanuele Macaluso, esponente storico del Pci, anni dopo ha dichiarato: le accuse a Leone si sono rivelate inconsistenti, fu vittima sacrificale di una situazione politica. Nel 1998 Emma Bonino e Marco Pannella gli chiesero ufficialmente scusa. In quella occasione scrissero testualmente i due esponenti radicali: “Ci consenta ancora, signor Presidente, di esprimerle una convinzione: se il potere giudiziario italiano non avesse, con feroce coerenza di carattere per noi sovversiva, conferito – contra legem – al “quarto potere” licenza di uccidere il bene primario dell’onore, della reputazione, della propria immagine e identità, il corso della storia italiana di questi decenni sarebbe stato probabilmente altro”.
-----------------------------------------------------------------
Come la storia si fonda non di rado sulle “storie” dei “sommari” e degli “occhielli” del Corriere della Sera e del suo giornalismo.
Corriere della Sera, 3 novembre 1998, pag. 35 (con richiamo in prima)
Protagonisti oggi i festeggiamenti per l' ex presidente della Repubblica. Fu costretto a dimettersi, ma Pannella e la Bonino lo riabilitano: " Fu vittima del regime e difese le istituzioni "
Leone, 90 anni con un regalo: le scuse dei vecchi nemici
L'ex presidente della Repubblica Giovanni Leone compie 90 anni. Sarà festeggiato oggi alle 17.30 alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, alla presenza del presidente Scalfaro, di Mancino e Violante. Intanto Emma Bonino e Marco Pannella, che nel '78 contribuirono in maniera determinante, con una pubblica campagna, alle dimissioni di Leone dal Quirinale, hanno indirizzato all'ex capo dello Stato una lettera aperta che ne riabilita la figura.
Signor Presidente, accanto a quanti lei ama e la amano, uniti per festeggiare il suo novantesimo compleanno e per augurarsi e augurarle ogni bene per la sua vita futura, voglia accogliere anche noi con quel che di profondamente diverso siamo per storia e connotati e diversità consapevole nelle vicende italiane di questi decenni, mentre le porgiamo i nostri fervidi e grati auguri. Le siamo grati per la grande e unica dignità con la quale - dopo le sue dimissioni da Presidente della Repubblica - lei ha vissuto e onorato per oltre due decenni la vita istituzionale e civile di questo Paese, tornando con esemplare discrezione a essere in primo luogo il grande maestro di diritto di cui l'Italia ha totalmente perso lo stampo e anche un legislatore ispirato e attento in occasioni cruciali per gravi scelte imposte al Paese dall'oligarchia che lo domina. Le siamo grati per l'esempio da lei dato di fronte all'ostracismo, alla solitudine, all'abbandono da parte di un regime nei confronti del quale, con le sue dimissioni altrimenti immotivate, lei spinse la sua lealtà fino alle estreme conseguenze, accettando di essere il capro espiatorio di un assetto di potere e di prepoteri, che così riuscì a eludere le sue atroci responsabilità relative al "caso Moro", alla vicenda Lockheed, al degrado totale e definitivo di quanto pur ancora esisteva di Stato di diritto nel nostro Paese. Lei ha continuato, da allora, a tacere anche di fronte a mille occasioni di richiedere la giustizia della verità, di provocarla a sua difesa e a suo favore, certamente ottenendola, attendendo con esemplare fiducia di cittadino che il Paese fosse esso capace di farlo. Ma i suoi giustizieri, quanto vili, sono oggi più di allora padroni d'Italia. Le siamo grati, anche, perché' da ormai quasi tre lustri i fatti si sono incaricati di provare quanto la sua Presidenza della Repubblica fu sul piano delle formali, doverose responsabilità, assolutamente rispettosa della Costituzione e delle istituzioni, in un Paese nel quale il tradimento della legge fondamentale, della lealtà istituzionale, la violazione del diritto e dei diritti, ogni usurpazione possono impunemente affermarsi, e si affermano, proprio a partire dai massimi vertici dello Stato. Noi fummo suoi avversari, suoi critici, anche accusatori di comportamenti probabilmente altrui, ma per ragioni del suo alto Ufficio riconducibili alla sua responsabilità. Essendo radicali, e non "radical - chic", criticammo e accusammo, ma mai insultammo. I nostri interventi parlamentari sullo scandalo Lockheed documentano che la nostra polemica era contro un Parlamento che rifiutava, in anticipata realizzazione dell'"unità nazionale", di ricercare la verità al fine di nasconderla, lasciando planare sospetti anche su di lei per distoglierli da altri. Poté accaderci di eccedere. Non ne siamo convinti. Ma se, nell'una occasione o nell'altra, questo fosse accaduto, e non fosse stato pertinente attribuire al Capo di quello Stato corresponsabilità politico - istituzionali per azioni altrui, la pregheremmo, Signor Presidente, di accogliere l'espressione sincera del nostro rammarico e le nostre scuse. Ci consenta ancora, Signor Presidente, di esprimerle una convinzione: se il potere giudiziario italiano non avesse, con feroce coerenza di carattere per noi sovversiva, conferito - contra legem - al "quarto potere" licenza di uccidere il bene primario dell'onore, della reputazione, della propria immagine e identità, il corso della storia italiana di questi decenni sarebbe stato probabilmente altro. Come maestro del diritto e anche come legislatore lei ha il pressoché' solitario merito di aver operato - tranne che per se stesso - per esorcizzare questa jattura e tentare di impedire questa persistente offesa riuscita alla Costituzione e alla vita degli italiani, di tanti italiani. Auguri, Presidente Leone! Se ce lo consente, con affetto, fiducia e riconoscenza per l'intera vita di Giovanni Leone, passata, presente e futura.
Emma Bonino Marco Pannella
-----------------------------------------------------------------
Un grande giurista che ama la storia
Un grande giurista che ama la storia Giovanni Leone, che oggi compie 90 anni, sarà festeggiato a Palazzo Giustiniani dalle massime autorità dello Stato. Io mi permetto di aggiungere, alle parole che saranno pronunciate, questo rapido ricordo, memore di un discorso che il professor Leone, allora presidente della Camera, tenne come prolusione nella nostra Università di Urbino. Non parlo della sua vicenda politica, presente nella memoria della gente; mi limito a fare qualche osservazione su ciò che gli è più caro e ha sempre costituito il tema capitale della sua vita: il diritto penale. Per Leone tale Diritto va inteso come espressione di un orientamento mentale e di una tradizione. Ricordo gli ostacoli incontrati nel suo cammino di giurista, che se non ci fossero stati avrebbero consentito una felice stagione di sviluppo e di interpretazione. Ma Leone si è misurato anche nel campo della procedura penale, tra le opposte opinioni sulla concezione della "forma", fin dai primi scritti. + stato precocissimo e ha cominciato a insegnare all’Università di Camerino in un momento particolare di felici e gloriose presenze e di amicizie, fra le quali quella con Norberto Bobbio. Allora le piccole Università delle Marche servivano da trampolino per iniziare carriere universitarie. Vale la pena di ricordare il suo trattato di diritto processuale e penale in tre volumi che e' servito da guida in molti Paesi dell'America Latina. Ma Leone non si e' limitato a scandagliare e approfondire il campo del diritto: infatti c’è tutto un capitolo dedicato alla storia di Napoli. Nell'ambito di questo capitolo Leone ha trattato, con acutezza e sull'esempio di Benedetto Croce, dei giuristi della sua terra: Filangeri, Genovesi e Pagano. Secondo momento: i nove anni di presidenza della Camera, e qui sarebbe troppo lungo valutare punto per punto i suoi meriti, la novità del suo pensiero e le sue straordinarie doti d'intelligenza equilibrata. Quando ho detto che avremmo lasciato da parte il politico, dicevo una cosa impossibile; soprattutto penso alla pagina drammatica delle sue dimissioni per le quali ci limitiamo a ripetere ciò che Arturo Carlo Jemolo gli aveva scritto: "Non passeranno due anni e la verità sarà ristabilita". Tutti ricordano la sua uscita in macchina dal Quirinale e lo smarrimento e il dolore di chi assistette a quella scena penosa. Anche Leone da' per chiusa quella dolorosa stagione e, a conferma della sua riacquistata tranquillità, mi ricorda il suo ritorno in Parlamento, le battaglie sul nuovo codice di procedura penale. Un capitolo che pochi conoscono ma che sta a testimoniare l'amore della sua vita e la forza dei suoi sentimenti.
di Carlo Bo
Pagina 35 (3 novembre 1998) - Corriere della Sera
a cura di Michele De Lucia
© 2011 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati