- Dichiarazione di Irene Testa, Segretario dell'associazione Radicale Il Detenuto Ignoto
Della triste, indefinibile vicenda che ha portato alla morte del giovane Stefano Cucchi, ciò che ora spaventa è che non sembra esserci nessuna reazione di coraggio e igiene istituzionale all'ipocrisia di sistema, che vuole persone incaricate dell'ordine pubblico a priori al di sopra di ogni addebito.
Queste cose, purtroppo, accadono. Come sono accadute nove anni fa a Sassari, come occorrerebbe fare maggiore chiarezza nel caso del 2003 di Marcello Lonzi, morto nel carcere di Livorno con addosso i segni di incredibili violenze, come tante di quelle volte in cui di simili vicende non si viene a sapere, o vengono "arrangiate", cosa realizzabile in istituzioni scientemente tenute nella totale opacità.
Come per l'albero che produce delle mele marce, non giova dire che sono tutte buone mentre non lo si cura, alle Forze dell'Ordine, impegnate con mezzi sempre più scarsi dentro le caserme e le carceri, non occorrono assoluzioni di categoria, ma proprio per il bene della categoria occorre fare chiarezza fino in fondo, identificando e isolando ogni mela marcia.
Bene, quindi, che ora la stessa maggioranza di governo chieda la verità sopra ogni dubbio su questa vicenda, ma la responsabilità di non curare l'albero della giustizia e della gestione della pena in Italia, sta infine al Governo che continua invece a proporre solo degli effimeri spot, mentre condanna detenuti e agenti insieme al medesimo abbandono. Se dalle istituzioni nei loro confronti paiono giungere solo dei "Si arrangino!", non ci si meravigli poi che le cose, come è spesso accaduto, possano prendere pieghe drammatiche.
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