Carceri: Sulmona; Bernardini, chiudere Casa lavoro

  • Da una nota di agenzia letta a Radio Radicale
'La situazione degli internati del carcere di Sulmona e' da denuncia penale perche' tutti conoscono il problema e nessuno fa niente per risolverlo mentre i detenuti continuano a morire'. Lo ha detto l'onorevole radicale Rita Bernardini, al termine della visita effettuata oggi nella sezione internati del carcere di Sulmona, dopo la morte per overdose dell'ultra' laziale, Domenico Cardarelli.
'Cosi' come e' strutturata la casa lavoro non puo' essere tollerata: ospita persone che dovrebbero fare percorsi diversi per un possibile reinserimento nella societa'. Per questo ribadiamo che deve essere chiusa perche' non svolge il compito per cui e' stata istituita ma crea solo problemi sia ai detenuti sia alla struttura carceraria'. La radicale ha ribadito che c'e' bisogno di una legge che intervenga a modificare la figura degli internati.
'I tossicodipendenti non dovrebbero stare nel carcere - prosegue Bernardini - per loro bisognerebbe ripristinare i percorsi sociali e di recupero che negli ultimi anni sono stati praticamente cancellati'. Insieme alla parlamentare radicale c'era anche l'esponente regionale del Pd, Giulio Petrilli, che parlando del problema dei suicidi nel reparto degli internati ha affermato che si tratta di un fenomeno legato soprattutto a problemi psicologici perche' i detenuti non hanno ne' la certezza della pena ne' la portata della misura alternativa.
'Il carcere diventa una discarica sociale se non un manicomio - ha detto Petrilli - dove vengono ristrette persone solo perche' non hanno una casa dove poter stare una volta scontata la pena'.
Nel carcere di Sulmona sono detenuti 200 internati mentre ce ne potrebbero stare solo 75. Solo una minima parte viene impiegata nei vari laboratori presenti nel carcere di Sulmona, mentre tutti gli altri sono costretti a trascorrere la loro giornata all'interno della cella realizzata per poter ospitare una persona ma che nella maggior parte dei casi ne ospita tre.

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