Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del PD, membro della Commissione Giustizia della Camera, ha presentato una interrogazione al Ministro della Giustizia sul caso di Angelo Musolino
Angelo Musolino, cinquantenne, è stato rinchiuso nel carcere di Bergamo fino al 2 febbraio 2009. Nel maggio 2009 il detenuto ha cominciato ad accusare forti dolori alla schiena che, secondo i medici, erano dovuti al formarsi di un grumo di grasso o ad una lipoma. Le richieste della difesa – sottoporre il detenuto ad una TAC ovvero ad accertamenti medici più approfonditi – non sono mai state prese in considerazione. Solo poco prima di Natale 2009, ossia a distanza di molti mesi dalla comparsa della malattia, il giudice della cautela ha deciso di sottoporre il signor Musolino ad una visita specialistica con la quale è stato purtroppo appurato che i dolori lamentati dal detenuto erano prodotti non da un semplice lipoma ma da una vera e propria neoplasia polmonare. Oltre al danno anche la beffa: a causa delle tardive visite specialistiche e della mancanza di ogni terapia protrattasi per moltissimi mesi, la neoplasia polmonare si era infatti estesa enormemente divenendo inoperabile. La diagnosi svolta dalla azienda ospedaliera San Paolo, quinta divisione di medicina interna, ha riscontrato infatti l’esistenza di un «carcinoma polmonare non a piccole cellule con metastasi, epatopatia cronica HCV correlata». Angelo Musolino è morto giovedì 25 marzo all’ospedale di Lecco a soli 51 anni.
- Dichiarazione di Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera
Probabilmente quella di Angelo Musolino non verrà ricompresa - come tante altre – nel numero delle morti prodotte dal carcere, così da non appesantire le tristi statistiche frutto di un ambiente, quello carcerario, che – a termini di legge – non ha i requisiti minimi di abitabilità e a cui spesso si aggiunge, come in questo caso, la falce della malasanità e della malagiustizia. Angelo Musolino, detenuto in attesa di giudizio, non ha infatti beneficiato di una corretta ed adeguata assistenza sanitaria, il che ha probabilmente reso inevitabile il suo decesso. Sulla vicenda ho depositato qualche settimana fa una interrogazione a risposta scritta chiedendo al Ministro della Giustizia e al Ministro della Salute “quali iniziative intendano assumere per accertare se al signor Musolino sia stato consentito di sottoporsi tempestivamente a visite medico-specialistiche nonché di potersi adeguatamente curare e se nel caso di specie non sia stato negato al detenuto l'inalienabile diritto alla salute che appartiene ad ogni essere umano al di là dei delitti presuntivamente commessi”. Ho inoltre chiesto al Governo “quali iniziative intenda promuovere o adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare che in sede di attuazione del riordino e del trasferimento delle funzioni in materia di sanità penitenziaria, siano tenute in adeguata considerazione le esigenze di assistenza dei detenuti che si trovano nelle condizioni del signor Angelo Musolino”. Al mio atto di sindacato ispettivo i Ministri interrogati non hanno ancora dato alcun tipo di riscontro, eppure dovrebbero sapere che le ripetute e gravi violazioni dei diritti delle persone private della libertà personale costituiscono di per sé una violazione grave e persistente di molte norme costituzionali nonché di tutti i più importanti principi ispiratori del nostro ordinamento giuridico. Per quanto tenti di “non vedere, non sentire e non parlare”, è necessario che il Governo prenda fin da subito urgenti iniziative in merito alla tutela dei diritti fondamentali dei detenuti, soprattutto del loro diritto alla salute. Quand’è che oltre a guardare i nostri governanti decideranno di agire?
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