Dichiarazione di Rita Bernardini, deputata radicale, membro della Commissione Giustizia
Il Ministro della Giustizia Angelino Alfano – dopo l’affossamento del suo ddl per far scontare alla detenzione domiciliare chi abbia una pena residua inferiore ad un anno - ci riprova con un decreto/balla che, a suo avviso, è “una risposta concreta all’emergenza del sovraffollamento delle carceri”.
A parte il fatto che – come rileva Ristretti Orizzonti avvalendosi di una relazione tecnica dei tecnici dello stesso Ministero della Giustizia – non saranno più di 50 (in un anno!) i detenuti che potranno finire di scontare la pena nel loro paese di provenienza, se pure fossero vere lo sue stime di 1.214 detenuti stranieri trasferiti, dove sarebbe la “risposta concreta” se è vero come è vero che oltre 68.000 carcerati sono ammassati in 44.000 posti disponibili?
La risposta ragionevole, in realtà, è solo una: un provvedimento di amnistia che oltre (e prima ancora che) ad affrontare il tremendo sovraffollamento carcerario consentirebbe alla “Giustizia” di uscire dall’emergenza degli oltre 10 milioni di processi (fra penale e civile) non celebrati che soffocano le scrivanie dei magistrati determinando l’amnistia di fatto delle duecentomila prescrizioni all’anno. E forse, l’amnistia, potrebbe risolvere anche i tanti problemi giudiziari del Presidente del Consiglio che, usufruendone, non sarebbe un “privilegiato” di leggi ad personam, ma uno fra tanti. Sempre che – e su questo noi radicali siamo fermissimi – il provvedimento di clemenza sia il preludio di quella riforma della Giustizia che è la vera emergenza democratica/economica/civile del Paese che gli elettori italiani hanno dimostrato di voler contrastare votando sì ai referendum radicali sulla giustizia giusta.
© 2010 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati