- Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani e componente della Direzione Nazionale di Radicali Italiani
Da mesi invochiamo un intervento finalizzato alla bonifica della vasca fosfogessi di Tito scalo. C’è da prendere atto che i nostri appelli sono caduti nel vuoto. Nessuna risposta o iniziativa concreta da parte delle istituzioni e nessuna risposta da parte della Procura della Repubblica di Potenza, alla quale abbiamo indirizzato due esposti.
Abbiamo la sgradevole sensazione che ancora una volta si punti a far dimenticare l’ingombrante presenza dei veleni stoccati nell’area ex-liquichimica.
In questa nostra regione ci sono luoghi che ricordano le città senza nome dell’impero sovietico. Luoghi dimenticati e da far dimenticare, come ”l’area confinata” di Ferrandina e la vasca fosfogessi di Tito, con il loro spaventoso carico di morte e di veleni.
Vogliono farcele dimenticare le porcate che sono state commesse in nome del dio denaro. Si è fatto un gran parlare di navi, ma a quanto pare nessun papavero della politica regionale ha voglia di parlare della “Nave” affondata a pochi chilometri dal capoluogo di regione.
Viene da ridere se penso che un simpatico ingegnere di Ferrandina ha avuto il coraggio e la sfacciataggine di definire famosa “l’area confinata” adiacente allo stabilimento della Mythen. Manco si trattasse di una Disneyland. Famosa per chi? Ripeto, luoghi dimenticati e da far dimenticare.
A Ferrandina, a pochi metri dal fiume Basento, c’è un’altra “nave” che ricorda la storia della vasca fosfogessi di Tito: la cosiddetta “area confinata”.
La vasca fosfogessi e “l’area confinata” sono le navi affondate nel cuore della nostra terra.
A proposito della Mythen, verrebbe da segnalare al Direttore dello stabilimento, che la chimica verde di cui parlano, forse tanto “verde” non è, almeno a giudicare dall’elenco delle sostanze utilizzate dalla Mythen fornitomi dalla Regione Basilicata. Tra queste spiccano il metilato sodico e il keroflux.
Ma torniamo a Tito. Le oltre 250000 tonnellate di fanghi industriali continuano ad avvelenare le falde acquifere, il torrente Tora e il Basento, e nessuno muove un dito per bloccare questo scempio.
A settembre il sindaco Scavone ha emesso una nuova ordinanza, con la quale ha vietato l’utilizzo delle acque del torrente Tora.
Verrebbe da chiedersi perché un’analoga ordinanza non sia stata emessa dal sindaco di Potenza, Vito Santarsiero. I veleni finiti nel Tora, infatti, hanno di certo raggiunto il Basento.
L’assordante silenzio delle istituzioni fa sorgere il sospetto che nella vasca fosfogessi non ci siano “solo” fanghi industriali allo stato liquido.
Solo così riesco a spiegarmi il silenzio omertoso e l’assenza di iniziative finalizzate ad avviare la bonifica da parte di coloro che dovrebbero tutelare la salute pubblica. A proposito dove sono le Asl lucane?
A maggio dovrebbe andare in scena la prima udienza del processo scaturito dal sequestro effettuato nel 2001. Con ogni probabilità i reati contestati ad alcuni amministratori del Consorzio Asi e ad amministratori di alcune ditte stanno per cadere in prescrizione.
Da quel lontano 2001, però, a nostro avviso, sono stati commessi altri reati. Omissioni e reati collegati alla bonifica dell’area.
Torno a chiedere al Procuratore Colangelo: “Che fine hanno fatto gli esposti inviati alla Procura di Potenza a Luglio e ad Agosto 2009?”
Sono convinto che nei documenti consegnati all’attenzione degli inquirenti emergono numerose notizie di reato.
Per Tito, come per Fenice, i tempi della giustizia e degli accertamenti sono piuttosto lenti, troppo lenti. I tempi della bonifica, poi, possiamo definirli biblici. Come detto, ci sono luoghi in questa nostra terra che ricordano le città senza nome. Luoghi dimenticati e da dimenticare. E magari tra venti anni, o trenta, il problema della bonifica lo si risolve con una colata di cemento.
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