Beltrandi: Google farà le scansioni del patrimonio artistico italiano: chi ci guadagna?

 

Il Ministro Bondi ha stipulato in marzo, con Google, un accordo per digitalizzare e mettere in rete oltre un milione di volumi conservati nelle biblioteche di Roma e Firenze, senza alcun costo per l’Italia.
La notizia è positiva, poiché si consente un’enorme diffusione del nostro patrimonio culturale nel mondo ma, c’è un ma: il testo dell’accordo, e la documentazione correlata, non è rintracciabile, da nessuna parte, né sul sito del ministero, ne su richiesta. Perché?
C’è la possibilità che Google voglia sfruttare questo accordo a fini commerciali? Sono state previste clausole che consentano l’utilizzo delle scansioni ai soli fini della visione da parte degli utenti? L’accesso sarà consentito a tutti i fruitori della rete? Saranno utilizzabili formati aperti? Saranno garantite forme di interoperabilità? Copia delle opere digitalizzate sarà conservata dalla nostra P.A.?
E soprattutto, perché non si trova una minima traccia scritta, se non le fonti di agenzia, dell’accordo che riguarda il patrimonio di noi tutti?
Queste domande le ho presentate formalmente, con interrogazione urgente, al Ministro per i beni e le attività culturali.
Vista l’importanza della questione, per il bene nostro, della trasparenza nella pubblica amministrazione e di tutti i fruitori della rete, speriamo che Bondi voglia rispondere nei tempi regolamentari, cioè 20 giorni, termine parlamentare notoriamente canzonatorio, perché senza la speranza è impossibile trovare l'insperato.
 

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