Elisabetta Zamparutti, deputata radicale in Commissione Ambiente sulla grave situazione dell’inquinamento dell’aria, ha presentato nei giorni scorsi un’interrogazione parlamentare ai Ministri dell’Ambiente e della Salute e ha dichiarato:
“I problemi ambientali sono in gran parte dovuti al mancato adempimenti da parte degli enti pubblici dei propri doveri. Mentre assistiamo a provvedimenti anti smog a livello locale che avanzano in ordine sparso, va detto che manca ancora un piano d’azione nazionale, da anni in “fase di stesura”. La stessa Commissione europea che ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per il “persistente superamento dei valori limite di inquinamento”, ha dichiarato che “senza misure nazionali i soli provvedimenti regionali non bastano” Per questo ho chiesto ai Ministri competenti di adottare urgentemente il piano d’azione nazionale in materia e di adeguarsi alle richieste della Commissione europea.
resta poi il problema ma questo attiene alle amministrazioni locali di assicurare trasparenza ai cittadini sui dati ambientali. A questo proposito occorre capire come il Comune di Milano intende mettere a disposizione dei cittadini gli studi sul rischio della popolazione milanese esposta all’inquinamento da traffico.”
Segue interrogazione:
Al Ministro dell’Ambiente
Al Ministro della Salute
Premesso che,
secondo quanto riporta il Corriere della Sera del 26 gennaio 2010, tra le 88 maggiori città italiane, 57 l’anno scorso hanno superato i limiti di inquinamento previsti dalle leggi europee;
la classifica delle città più inquinate nel 2009 è stata messa a punto nel rapporto Mal’aria di Legambiente: Napoli al primo posto (156 superamenti), seguita da Torino (151), Ancona (129) e Ravenna (126). Milano è a 108 giorni di aria irrespirabile, Venezia a 60;
le città più sofferenti in questo inizio 2010 sono Milano, Padova e Vicenza, che hanno superato per 18 giorni i 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili: tale soglia non andrebbe superata per più di 35 volte nell’intero anno. In meno di quattro settimane, queste città hanno già utilizzato oltre la metà del “bonus” concesso per dodici mesi;
il quadro complessivo del bacino padano è drammatico: tutti i capoluoghi della Lombardia e dell’Emilia Romagna sono fuori dal limite di legge, 7 su 8 in Piemonte, 6 su 7 in Veneto;
secondo le stime di Legambiente, gli abitanti dei capoluoghi, in media, fanno appena un viaggio e mezzo a settimana con i trasporti pubblici; le zone a traffico limitato diminuiscono invece di aumentare (da 2,38 metri quadri per abitante del 2008, ai 2,08 metri quadri del 2009); la velocità media delle auto nelle città non supera mai i 25 chilometri orari;
secondo quanto riportano dai quotidiani Terra e Corriere della Sera del 26 gennaio 2010, a Milano la situazione dell’inquinamento è particolarmente sconcertante: per il tredicesimo giorno consecutivo è stata superata la soglia di allarme per le polveri sottili nell’aria;
superamenti di polveri sottili sono segnalati anche a Terni dove le centraline di rilevazione degli inquinanti atmosferici hanno registrato il 25 gennaio tre superamenti di pm 10 a Le Grazie (81,4 mcg/mc), Borgo Rivo (55,2 mcg/mc) e Verga (52,5 mcg/mc);
se alcuni comuni come Vicenza, Pordenone, Cordenons e Porcia hanno disposto blocchi, Milano e la Lombardia invece non prevedono blocchi d’emergenza. In Emilia Romagna, lo scorso 7 gennaio, sono ripartiti i “giovedì del polmone”: blocco preventivo del traffico esteso alla maggior parte delle auto. Questi provvedimenti a livello locale, che avanzano in ordine sparso, sono sintomo dell’assenza di un piano d’azione nazionale, atteso da anni e ancora in “fase di stesura”;
la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia per il “persistente superamento dei valori limite di inquinamento”;
nonostante la nuova direttiva del 2008 conceda agli Stati la possibilità di una proroga se dimostreranno di poter rientrare sotto le soglie entro il 2011, una prima richiesta di moratoria da parte dell’Italia è stata bocciata a settembre, mentre entro marzo dovrebbe arrivare il verdetto sulla seconda richiesta: se sarà negativo, il fascicolo potrebbe passare alla Corte europea. In tal caso, il nostro Paese potrebbe essere soggetto a pesanti multe;
il documento della Commissione europea chiarisce, almeno in parte, chi sono i responsabili dell’aria avvelenata in Italia: per la pianura padana, ad esempio, la Commissione considera “le condizioni climatiche avverse” come elemento di oggettiva difficoltà. L’Europa riconosce l’impegno della maggior parte delle istituzioni locali, ma a settembre ha chiarito che “senza misure nazionali i soli provvedimenti regionali non bastano”.
si chiede di sapere
se i Ministri in indirizzo confermano i dati sopra riferiti;
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuno adottare urgentemente il piano d’azione nazionale in materia e atteso da tempo;
quali provvedimenti i Ministri in indirizzo ritengano adottare conformemente alle richieste poste in essere dalla Commissione europea affinché il nostro Paese si adegui agli standard europei in materia.
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