Congresso PRNTT, Capano e Federico: "Si confermano le violazioni statutarie da noi segnalate e la volontà di celebrare un Congresso clandestino. Prevalgano il buon senso e la proposta politica"

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Lettera aperta di Michele Capano e Valerio Federico, iscritti al PRNTT:

 
Care compagne e cari compagni,
dopo la nostra lettera aperta che denunciava gli elementi di illegittimità nella convocazione del Congresso di Rebibbia, sotto plurimi profili, e, in particolare, rispetto a:
- la mancata garanzia che il "chiunque" radicale, compagno ignoto, possa avere ingresso ai lavori quando e come voglia, senza preavviso e senza preventivi filtri";
- il mancato quorum degli iscritti per la convocazione utile;
- l' esautorazione del Senato del partito radicale nella responsabilità di stabilire luogo e data del congresso, pur nell' ipotesi della  convocazione diretta degli iscritti;
- il mancato rispetto dei tempi di convocazione statutariamente previsti, particolarmente rispetto alla necessaria preventiva convocazione dei Congressi d' Area, indispensabili per la preparazione politica del Congresso,
alcune cose sono accadute:

- una riunione dell'autoconvocato Senato del Partito Radicale, con la presenza della maggioranza dei suoi componenti, ha fatto proprie talune perplessità da noi espresse, evidenziando altresì come le modalità della convocazione congressuale impedissero un dibattito adeguato, tale da mettere in grado ogni singolo iscritto, come ogni soggetto costituente, di contribuire alla riuscita del Congresso stesso, così come l'assenza di tempi adeguati per un dibattito precongressuale;

- lo stesso Senato ha eletto un Presidente nella persona di Paolo Vigevano, affidando allo stesso il compito di interloquire con i convocatori del Congresso, allo scopo di sanare le criticità che venivano evidenziate;

- una successiva conferenza stampa dei convocatori, guidata dal primo firmatario e Tesoriere del Partito Radicale Maurizio Turco, ha messo in luce l'assoluta indisponibilità ad ogni dialogo, ponendo in essere quello che Paolo Vigevano  stesso ha definito uno "strappo", capace di stroncare sul nascere il tentativo di interlocuzione che era stato inaugurato;

- la mozione generale del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, apprezzando la volontà dei 147 convocatori di tenere un congresso del Partito ed auspicando un'ampia partecipazione degli iscritti, ha rilevato le criticità da noi segnalate, auspicando una soluzione attraverso due sessioni congressuali, come già avvenuto in passato.

A questo punto, pur registrando l' assenza, sempre più grave con il passare dei giorni,  di segnali positivi di trasparenza ed "apertura" circa la celebrazione  del congresso, riteniamo doveroso:

1) dare fiducia alla continuità dell' azione del Senato e del suo Presidente;

2) evidenziare che la auspicata e programmata clandestinità del congresso di Rebibbia ha già cominciato a ridimensionarsi anche grazie al dibattito promosso dalla nostra iniziativa, per quanto le comunicazioni agli iscritti del Partito Radicale continuino ad essere unilaterali, inibendosi il diritto alla conoscenza della nostra iniziativa , come dei contenuti della deliberazione del Senato del Partito Radicale;

2) chiarire che non saremo noi - salve le determinazioni che in sede di Senato si riterrà di assumere per propria parte  - ad assumerci la responsabilità di promuovere una legalizzazione del congresso di Rebibbia per via giudiziaria. Diversamente da Maurizio Turco, che ha più volte adombrato o annunciato azioni giudiziarie a carico di individui e soggetti costituenti dell'area radicale, crediamo nella forza e nella capacità di discernimento degli iscritti radicali. Sono questi ultimi gli unici titolati a scegliere quale Partito Radicale dovrà esservi in futuro, e se un Partito Radicale potrà esservi in futuro. 
 
Ci  opponiamo a una ormai lunga e pervicace strategia tesa a rendere l'area radicale un luogo sempre più introvertito, asfittico e politicamente povero. Molti radicali ne hanno sempre più consapevolezza e confidiamo che a Rebibbia , o altrove, assumano decisioni conseguenti.

Ribadiamo la gravità dell' iniziativa che ha inteso promuovere una convocazione congressuale "contro" e non "per":

- non coinvolgendo tutti i soggetti costituenti e la stessa Emma Bonino nella preparazione politica del Congresso;
 
- scegliendo un luogo che, con il pretesto retorico e fuori contesto dell' attenzione alla condizione carceraria, consente ai "convocatori" (ma in realtà essenzialmente al primo firmatario Maurizio Turco) di conoscere in anticipo quali e quanti compagni parteciperanno;
 
- impedendo l' approfondirsi della mobilitazione sulla campagna circa il "diritto alla conoscenza". E' vero infatti che  "la divisione fa la debolezza": un Congresso mal preparato è anche un Congresso poco efficace qualunque sia il suo obiettivo, "tema penitenziario" compreso. In tal modo si ostacola, invece di favorirla, l'adeguata organizzazione del PRNTT in direzione di altri impegni per i prossimi anni (dei quali in ogni caso al congresso gli iscritti parleranno, beninteso).
 
Ad oggi nessuna informazione logistica è stata fornita circa il Congresso, circa la necessità ed i modi di un eventuale accreditamento anticipato: e se tal silenzio perdurasse chiederemo direttamente lumi alla Direzione del carcere di Rebibbia ed al Dipartimento dell' Amministrazione Penitenziaria.

Rifiutiamo di accettare un piano di discussione di progetto politico in cui l' elemento dirimente sia rappresentato dall'essere stati, e dal potere continuare ad essere nell' attività politica,  "più o meno vicini a quanto è stato e sarà Marco Pannella".

Siano dunque gli iscritti e il dibattito politico a restituire forza e capacità di incidere sull'azione radicale transnazionale.

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