Denuncia lo stato pietoso del carcere, ma viene convocato per altro. Bolognetti avrebbe assistito alle minacce di un detenuto al magistrato

Da Gazzetta del Mezzogiorno, 10 ottobre 2014
Di Massimo Brancati
È stato chiamato dai magistrati del tribunale di Catanzaro in qualità di testimone per una vicenda che riguarda un detenuto all’epoca rinchiuso nel carcere di Potenza. Si è arrovellato nei pensieri e negli interrogativi: che c’entro io con quell’uomo? Una persona mai conosciuta, un nome che non gli dice niente.
Maurizio Bolognetti, segretario regionale dei Radicali, ha scoperto solo ieri il motivo di quella chiamata: sarà ascoltato, insieme alla moglie Maria Antonietta, su una storia di minacce che quel detenuto avrebbe rivolto ad un magistrato potentino all’interno della casa circondariale dove Bolognetti e consorte si erano recati in qualità di accompagnatori dell’on. Rita Bernardini. Una visita ispettiva che risale all’estate del 2012, una delle tante che vede impegnati i Radicali da sempre molto attenti alle tematiche tiguardanti i diritti dietro le sbarre.
Secondo l’accusa il detenuto, proprio nel corso di quella visita, avrebbe minacciato il Giudice di sorveglianza.
I coniugi Bolognetti sono stati convocati dalla Procura per questa storia che è inedita nel panorama delle visite ispettive, ma della loro denuncia sulle condizioni precarie del carcere neppure l’ambra di un riscontro. Avevano scritto al Procuratore di “bagni dei puffi” a vista, di mancato rispetto dell’art. 27 della Costituzione, di carenze di organico, di scarsa manutenzione.
A questo punto la domanda è d’obbligo: ma in Italia esiste l’obbligatorietà del’azione penale? E se esiste, perché la Procura non ha dato seguito alla denuncia di Bolognetti? Il leader lucano dei Radicali dice di non ricordare di aver assistito, in occasione della visita, ad accuse del detenuto al magistrato. E lo ribadirà in tribunale.
Ma se lui e la moglie, come ritiene la Procura di Catanzaro, sono stati spettatori di questa aggressione verbale allora lo è stata anche l’on. Rita Bernardini, a capo della delegazione. Perché non è stata citata anche lei tra i testimoni?
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