L’Italia dei Vel-Eni

Fonte Cosmopolis, 12 settembre 2014
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e autore del libro “Le Mani nel Petrolio”
Non so come si concluderà questa inchiesta sulla presunta tangente Eni in Nigeria, ma so che al solo sentire evocare quel disgraziato angolo dell’Africa nera mi viene in mente il Delta del Niger e gli scempi ambientali compiuti dalle multinazionali dell’oro nero.
E se penso al Delta del Niger, per un inevitabile meccanismo associativo, intravedo il filo nero fatto di Vel-Eni e inquinamento che accomuna la Nigeria a Taranto e alla Valle dell’Agip, al Pertusillo e alla martoriata Gela.
Di certo, se dico Eni e se penso alle “Sette Sorelle”, alla capacità che hanno questi grandi player dell’energia di produrre inquinamento non solo ambientale, dico che - dati alla mano - l’Ente Nazionale Idrocarburi tradisce quotidianamente la mission e le nobili dichiarazioni di intenti a tutela dell’ambiente e dell’animale uomo sbandieriate sulla home del suo sito.
In Piazzale Enrico Mattei, 1 perseguono la via delle pubbliche virtù e dei “vizi” privati.
La Tangente è stata pagata? C’è stata corruzione? Per dirlo aspetto che un qualche tribunale si esprima in merito, ma affermo che ciò che va emergendo sulla vicenda nigeriana è robetta rispetto a quanto denunciato da Marco Pannella e dai Radicali negli anni ’60 e ’70 e rispetto ai contenuti dell’inchiesta condotta dal Pretore Mario Almerighi sempre negli anni ’70.
La memoria di quello che è stato può senz’altro aiutarci a comprendere meglio quello che è. E allora, gioverà rievocare l’audizione di Marco Pannella presso la “Commissione d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi”. Il 28 gennaio 1998, il leader radicale, ascoltato dai commissari in una lunga seduta, tra l’altro afferma: “Abbiamo l’ente di Stato che sicuramente è stato costretto ad essere antiamericano, diciamo, dagli americani secondo gli schemi usuali (le Sette Sorelle, forse Mattei assassinato da ..., eccetera), con un rapporto innegabile con i Servizi. Un piano del palazzone dell’ENI, il settimo mi pare, era occupato praticamente da strutture parallele ai Servizi; qui operava già quello che sarebbe diventato il generale Allavena, all’epoca colonnello e con un fratello che aveva rapporti con la Fiat. Quel mondo era quello del colonnello Rocca. E in quegli anni – credo che il figlio potrà testimoniare in questo senso – Cefis affida a Tom Ponzi la somma, se ricordo bene, di mezzo miliardo di ora per trovare prova di qualcosa contro di noi, perché quella nostra campagna era pericolosissima[…] Abbiamo pagato con l’isolamento, rispetto a tutta la politica, il nostro attacco nei confronti dell’ENI e dell’AGIP, la nostra richiesta di verità”.
Nel 1973, in un articolo dal titolo “Una nuova minaccia nell’Italia dei veleni”, Indro Montanelli scriveva: “In Italia la produzione delle raffinerie è di 180 milioni di tonnellate annue ed è la maggiore d’Europa. Questo avviene perché in Italia si lavora anche per conto di altri paesi, infatti la metà della nostra produzione viene esportata. Gli altri paesi accettano questa situazione perché non vogliono morire asfissiati dal petrolio e perché l’attività di raffinazione non è redditizia per l’altissimo costo degli impianti di depurazione richiesti. In Italia l’industria può avere facili utili perché è affrancata da ogni pedaggio della pubblica salute”.
La tangente, già; ma la tangente vera, quella che paghiamo tutti i giorni, è rappresentata da una strage di legalità che si fa strage di popoli e da un potere che forgia le leggi per assecondare gli interessi del più forte e non della collettività.
Dici anni ’70 e inevitabilmente pensi all’indagine di Mario Almerighi dalla quale emerge il mercimonio delle leggi, corruzione, lo spaccato di un paese perduto al diritto e ai diritti.
No, non mi esprimerò sulla presunta tangente nigeriana, ma temo che l’Italia descritta negli anni ’70 da Pannella e dai Radicali, quella che emerge dai faldoni dell’inchiesta di Almerighi, sia fin troppo viva. E’ il paese che prende forma in organismi che rievocano l’italietta mai tramontata dei fasci e delle corporazioni e dei “Padroni del Vapore” di cui ci ha parlato Ernesto Rossi. L’Italia che ti fa assistere ad un convegno organizzato dall’Ordine dei geologi della Basilicata, patrocinato da Assomineraria e Confindustria, sponsorizzato dalle compagnie petrolifere e dal quale emerge la figura un po’ mitologica del “geologo mediatore”; il tutto in un paese dove il dissesto idrogeologico è chiaramente, e sempre di più, figlio del dissesto ideologico. Davvero vogliamo stupirci, allora, se a Taranto come nel Delta del Niger, nella Valle dell’Agip e a Crotone, la gente muore grazie ai Vel-Eni?
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
SU
Nota sui commenti: i commenti lasciati dagli utenti del sito non vengono ne' censurati ne' verificati in base al contenuto. I commenti con link non vengono pubblicati. Per i commenti si utilizza la piattaforma Diqsus che memorizza sui suoi server tutti i dati degli utenti, compreso l'indirizzo IP in caso di eventuali segnalazioni per abusi o violazioni di legge. Tutti possono lasciare commenti, quindi non c'e' alcuna verifica sull'appartenenza degli utenti al partito o al movimento Radicale.