Il premier come Berlusconi: una riforma solo annunciata

Con i referendum radicali avremmo già avuto una vera riforma
di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani:
(pagine 1/15 Cronache del Garantista)
Il modo di fare del premier Renzi assomiglia davvero molto al comportamento di Silvio Berlusconi quando per tanti anni ha assunto la veste di Presidente del Consiglio. Proprio sulla giustizia, nella passata legislatura (ne avevo fatto una gustosa raccolta), non si contavano le volte in cui Berlusconi annunciava "riforme epocali" imminenti. All`inizio del 2009 aveva avuto anche il conforto dell'approvazione bi-partisan di una risoluzione parlamentare presentata dalla delegazione radicale che, in 15 punti precisi, chiedeva al governo di presentare «una riforma strutturale e organica del sistema della giustizia». Con il governo Renzi, che venerdì ha presentato la sua cosiddetta riforma dopo la riunione del Consiglio dei ministri, mi sembra che siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
Non c'è niente di strutturale né per la giustizia penale né per quella civile, sul cui fronte autorevoli civilisti sostengono che alcune misure proposte possono anche essere buone, ma che sono destinate a produrre i loro effetti nel futuro a patto che ci siano incentivi per i cittadini i quali, dopo avere atteso l'inarrivabile giustizia dello Stato, decideranno di affidarsi alla giustizia privata di arbitri solo nel caso in cui non rischino di perdere tutto ciò che hanno investito nel corso degli anni. Di riforma organica neanche l'ombra: niente unificazione degli oltre 30 riti e, in prospettiva, della giurisdizione.
Renzi, nella conferenza stampa, servendosi delle solite slide, ha ripetuto più volte l'elenco dei provvedimenti che in realtà, sulla giustizia, prendono la forma di 5 disegni di legge, molti dei quali "delega", che avranno tutti a che fare con i lunghi tempi dell'iter parlamentare. C'è un solo decreto, strumento che il premier non ha pensato di utilizzare per la responsabilità civile dei magistrati anche se sull`argomento lo Stato italiano è fuorilegge per le condanne che ci ha comminato l'Europa. Ricordo che la prima condanna (la cosiddetta sentenza "traghetti del Mediterraneo") risale al 2006: il diritto comunitario censurò la legge Vassalli – quella del tradimento del referendum Tortora - perché limitava i casi responsabilità solo al dolo e alla colpa grave, senza prevedere la «violazione manifesta del diritto vigente». Sono passati 8 anni, sono seguite altre condanne, ma i governi che si sono susseguiti non hanno fatto altro che rimandare: altro che "cambiare verso", per dirla alla Renzi.
A proposito di rinvii, ieri il ministro Andrea Orlando ha spiegato che occorreva rimandare la riforma del Csm perché era necessario aspettare le nuove nomine che il Parlamento disattende da così tanto tempo perché ancora non si sono messi d'accordo sulla "spartizione" correntizia. Eppure tutti sappiamo che, sempre a proposito del civile, in Italia ci sono uffici che lavorano decentemente smaltendo l'arretrato perché a capo di quegli uffici è "capitato" qualcuno capace mentre di norma le nomine del Csm non sono fatte per capacità e merito ma esclusivamente per appartenenza a questa o quella corrente. Cosa si aspetta a riformare il sistema d'elezione del Csm per far fuori le correnti? Che i tacchini collaborino a farsi tirare il collo?
Questa è la situazione e noi radicali, se Renzi non avesse avuto l'arroganza che dimostrò l'estate scorsa rifiutandosi di firmare i referendum, avremmo già risolto per voto popolare molti dei nodi che oggi strozzano il paese e, da almeno un paio di mesi, avremmo avuto 12 leggi belle e fatte, altro che slide, twitt, post e gelati crema/limone...
Nel momento in cui le condizioni del Paese sono sempre più drammatiche e parlamento e governo non sembrano comprendere che il tempo è già scaduto perché la nostra giustizia è agonizzante e incapace di garantire i cittadini e le imprese sul fronte del rispetto delle leggi, compito dei radicali è quello di insistere con la proposta di "amnistia per la Repubblica", con il nostro Satyagraha, con l'attivazione delle giurisdizioni europee attraverso i nostri ricorsi, le nostre memorie, le nostre denunce, alla ricerca di una sede dove ci sia ascolto per affermare i diritti violati dei cittadini perché stiamo parlando - e vorremmo che anche Renzi lo comprendesse - della carne viva delle persone.
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