Bolognetti di nuovo a Corleto Perticara. Il racconto di una giornata particolare tra storia e petrolio.

Maurizio Bolognetti

Da Nuova del Sud, 17 agosto 2014 (pag. 1 e 2)

U’ Programm – Tra la via Saurina e Tempa Rossa

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani

L’appuntamento è alle 15.00 in piazza del Plebiscito. Come sempre arrivo con una buona mezz’ora di anticipo. La piazza è deserta e il sole picchia forte. Mi guardo intorno e vedo l’ennesimo piccolo scrigno con tesori da scoprire e valorizzare. Storie ignote, dimenticate, di una terra nascosta e straordinaria che vive di paradossi.

Per la terza volta in pochi giorni mi ritrovo a Corleto Perticara per un approfondimento sulla vicenda delle discariche abusive di fanghi petroliferi e per capire a che punto siano i lavori per la costruzione del Centro Oli Total e l’impatto esercitato da questi in uno degli angoli più belli e suggestivi della Valle del Sauro.

Nell’agorà di Corleto manifesti, targhe, sigle e simboli descrivono il contesto in cui sono immerso. Lo stupendo campanile in stile arabo della chiesa di Santa Maria Assunta domina la piazza e riesce ad ipnotizzarmi. A pochi metri dal Municipio, la vista di un distributore della Esso strappa un sorriso amaro: in quest’angolo di Basilicata, diventato enclave della Total, il prezzo alla pompa di benzina e gasolio è tra i più cari d’Italia. Tra i più cari in un territorio dove tra pochi mesi verranno estratti dalle viscere del sottosuolo 50mila barili di greggio al giorno.

“U’ Programm”, urla un manifesto che annuncia una kermesse canora nella vicina Guardia Perticara. La manifestazione, come quasi tutto da queste parti, è sponsorizzata dalle multinazionali dell’oro nero. In questo caso a vestire i panni di Mecenate è la Total, accompagnata per l’occasione dalla Semataf - azienda che gestisce rifiuti speciali e pericolosi - e dalla Fri-El, che ha letteralmente invaso le campagne di Corleto con torri eoliche alte 50 metri. In basso a destra, sotto i simboli degli Enti patrocinanti, una scritta che suona beffa: “Investiamo sul nostro futuro”.   

E in effetti, il futuro presente e passato lo troviamo a qualche centinaio di metri in linea d’aria e si chiama “Progetto Tempa Rossa”, con i suoi pozzi, i suoi rifiuti, il gigantesco centro di pre-raffinazione(190mila m2) in fase di ultimazione, le condotte che porteranno il greggio a Taranto attraverso l’oleodotto “Monte Alpi”, i fanghi di c/da Serra d’Eboli.

La piazza di Corleto con le sue dicotomie: da un lato la bacheca della Total e il manifesto che annuncia la IV edizione della Total Oil Cup e dall’altra il Museo Comunale, dove trovi tracce del Risorgimento lucano e di civiltà contadina, e il Sindaco che con orgoglio ti mostra la prima automobile full-electric della Basilicata in dotazione al locale corpo dei Vigili Urbani.

Il sindaco di Corleto, Rosaria Vicino, come viene spiegato sul sito del Comune mantiene le “competenze relative alla qualifica di Ufficiale di Governo per le Politiche energetiche(Idrocarburi, Eolico e Fotovoltaico)”; il suo sorriso, accompagnato da una parziale reticenza, fa da contraltare ai troppi sguardi chiusi e all’atteggiamento un po’ omertoso di quei residenti che a ripetizione ci hanno detto di non sapere dove si trovano i terreni contaminati.

Strano luogo Corleto, dove respiri una diffidenza che ha un che di atavico; dove viaggiando sulle strade del petrolio può capitare che piccole staffette, desiderose di relazionare chissà chi, inizino a seguirti e ad osservarti.  

L’unico agricoltore che ha accettato di parlare della Total e dei cambiamenti che gli stanno piovendo addosso ci ha detto: “non ti dicono ‘vattinne’, ma ti mettono in condizione che dobbiamo essere noi a dire ‘mo ce ne sciamo’ ”.

No, a Corleto non c’è aria di rivolta, ma a volte incontri la rabbia e l’indignazione di chi si sente defraudato e osserva impotente i mutamenti che sconvolgo la millenaria pace di uno degli angoli più belli della Basilicata: una montagna sventrata, querce sradicate, masserie circondate da ruspe, trivelle e scavatori.

Rosaria Vicino mi mostra con orgoglio i tesori del suo Museo: la bandiera tricolore del risorgimento, l’aratro usato dai suoi avi. Il sindaco mi racconta fiera una storia sconosciuta e chiacchieriamo della visita di Zanardelli in Basilicata. Lo ammetto l’entusiasmo del primo cittadino è contagioso!

Intanto, a quattro anni di distanza dal sequestro dei terreni contaminati dai veleni contenuti nei fanghi petroliferi, ho potuto constare che sulla recinzione che ne delimita il perimetro non c'è nessuna indicazione di pericolo o cartelli che ricordino che l'area è sottoposta a sequestro giudiziario. I terreni di c/da Serra d’Eboli rischiano di diventare l’ennesimo non luogo, l’ennesima città senza nome di questa nostra Basilicata.

Capisco che l’agricoltore che aveva accettato di incontrarmi in realtà non ha nessuna voglia di parlare e si fa largo la sensazione che i miei ospiti volessero più che altro capire cosa sapessi io di certe storie. Si respira diffidenza, omertà e forse paura.

Nella piazza di Corleto è stata apposta una targa per ricordare Carmine Senise, Pietro e Michele Lacava. Sulla targa una frase: “Un popolo senza memoria è un popolo che non ha futuro”.

Già, la memoria che non c’è, quella persa e quella da riguadagnare.

Oggi(16 agosto) a Corleto canta Eduardo Bennato. Come sempre paga Total. E allora il circo petrolifero può andare avanti e i ricordi e il presente sfumano a ritmo di rock.

Il sindaco mi ha garantito che la prossima volta parleremo di petrolio. Io spero di poter ritrovare anche traccia di un epistolario tra Lacava e Zanardelli.  

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