Ciao Federico. Grazie per quello che hai fatto, amico, compagno prezioso che ci ha arricchito e confortato in un difficile cammino

Federico Orlando

Di Valter Vecellio componente della direzione nazionale di Radicali Italiani

 

Ci ha lasciato. Da tempo malato Federico Orlando, se ne è andato; discreto, paziente, tenace, ironico di quella ironia che non scadeva mai nella volgarità, ed era al contrario straordinariamente elegante; un credente in valori irrinunciabili, e tuttavia sempre disponibile al dialogo e al confronto, rispettoso dell’altrui opinione, come sa esserlo un credente cattolico autenticamente liberale, fino all’ultimo. E’ stato tante cose, Federico Orlando: giornalista di una scuola di cui s’è perduto lo stampo: oggi di un avvenimento poco o nulla importa il senso storico e il “contesto” politico e sociale, quello che conta è lo “spettacolo”… Per anni a fianco di Indro Montanelli a “Il Giornale”, lo segue nella breve, sfortunata, ma ugualmente bella, avventura della “Voce”. Parlamentare dell’Ulivo per una legislatura, torna poi al vecchio amore di sempre: il giornalismo. E’ condirettore di un piccolo grande, coraggioso quotidiano, “Europa”; e lì cura una rubrica di dialogo e confronto con i lettori, ottimo osservatorio per chi rabdomaticamente è interessato a cogliere umori e tensioni di un elettorato spesso smarrito, confuso che sa quello che vorrebbe (e più ancora quello che non vuole), ma non trova sponde politiche adeguate che sappiano e/o vogliano corrispondere alle sue esigenze e necessità.

Schierato con i progressisti Federico Orlando è stato tra quanti hanno compreso, saputo e voluto apprezzare “l’invenzione” della doppia tessera, e da anni era iscritto anche al Partito Radicale, perché sentiva profondamente i temi e le questioni che i radicali agitano e trattano: la giustizia, la libertà di ricerca, l’eutanasia, l’autodeterminazione, il diritto alla conoscenza...          

Uno dei suoi ultimi scritti, se non proprio l’ultimo, una “lettera” breve ma intensa a Marco Pannella, pubblicata su “Europa” in prima pagina. Da qualche ora Pannella aveva comunicato che i medici gli avevano trovato un tumore al polmone e un altro al fegato, aveva ribadito la sua determinazione a proseguire nel Satyagraha. E’ una lettera in cui si parla delle questioni che contano, della vita e della morte, del valore e del significato dell’una e dell’altra. Anche Orlando stava lottando come Marco e martedì scorso ci aveva voluto ringraziare per aver parlato, con commozione ed emozione della sua lettera nel corso della consueta conversazione domenicale a “Radio Radicale”. Parlava già a fatica, Federico…Fino all’ultimo ci ha confortato con il suo consiglio, il suo appoggio, la sua critica anche, quando certe cose non gli garbavano o gli risultavano incomprensibili o eccessive; comunque sempre partecipe e solidale. Oggi siamo un po’ più soli, e tristi, malinconici. Ovunque tu sia, Federico, che la terra ti sia lieve: stringeremo i dentii e si cercherà di andare avanti e tener duro come hai fatto tu e come certamente desideri si faccia.

 

Lettera a Marco Pannella e ai colleghi di “Europa”, pubblicata il 22 luglio

 

Il nostro giornale è in difficoltà, così come l'informazione radicale, "riprendo la penna" per augurare che tutti possano continuare il loro lavoro

Caro Marco, ho seguito con apprensione le notizie sulla tua salute, diffuse nel corso della conversazione domenicale con Massimo Bordin a Radio Radicale. Anch’io ne sono rattristato, per te e  per il nostro paese, che da te si aspetta altre battaglie di avanzamento civile. Così riprendo il mio computer, dopo due mesi di interruzione del lavoro e della mia presenza in redazione per  una crisi provocata da una invalidità come quella che potrebbe riguardarti. Tu non hai bisogno del conforto di alcuno, perché sei stoico e forte e testardo di tuo, come nel mio piccolo ho cercato di essere io per tutta la vita. Ora che essa sembra chiamare a pagarle il debito, in qualsiasi forma, mi sono tornate tuttavia alla memoria le  parole del nostro comune padre Benedetto Croce, nel “Soliloquio” con cui aprì l’ultimo fascicolo della Critica: ci ricordava che dobbiamo continuare nel nostro impegno, affinché nessuna eventualità ci trovi “in ozio stupido”.

Come sai, anche Europa è in difficoltà, come l’informazione radicale. Tutto ciò che in Italia è anticonformista o non padronale costringe a vivere con fatica chi vi si dedica con spirito di libertà.

In mancanza del quale, anche pensiero e volontà degli altri perdono qualcosa, il paese impoverisce. Per questo “riprendo la penna”, per fare insieme agli auguri più cari a te, quelli ai colleghi della redazione, della direzione, dell’amministrazione, affinché, nelle forme editoriali e organizzative più consone, sia loro possibile continuare il loro lavoro per tutti.

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