Unioni Civili: Renzi prenda esempio dalla DC e lasci il governo fuori dalla questione

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Le dichiarazioni di Renzi all’Avvenire secondo le quali «sarà superato il ddl Cirinnà perché anche in questo campo [unioni civili] vedremo una proposta ad hoc del Governo», poi ammorbidite sul Corriere della Sera sono l’ennesima doccia fredda sul tema dei diritti. Non ha fatto in tempo ad arrivare un testo su cui discutere nel merito e sul quale il dibattito in Commissione Giustizia del Senato è già cominciato che il Presidente del Consiglio riporta la questione alla vaghezza di un modello tedesco non meglio precisato, svilisce il lavoro del Parlamento e, sostanzialmente, allunga i tempi collegando il tema delle Unioni civili a quello delle riforma istituzionali. 

Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti, dichiara: «benché non richiestomi, mi permetto di dare un consiglio a Renzi: sul tema della riforma del diritto di famiglia prenda esempio dalla Democrazia Cristiana, un partito al quale è molto legato, e lo lasci affrontare al Parlamento senza intromissioni del Governo. Nel 1970 il divorzio venne introdotto nell’ordinamento giuridico italiano con i voti favorevoli del Partito Socialista Italiano, del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, del Partito Comunista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Partito Repubblicano Italiano, del Partito Liberale Italiano. La legge 898/1970 fu il risultato della combinazione del progetto di legge del socialista Loris Fortuna con un altro pdl presentato dal deputato liberale Antonio Baslini. Il Governo - in cui la DC, contraria alla legge sul divorzio, rappresentava il partito di maggioranza, in coalizione con repubblicani, socialisti e socialdemocratici, favorevoli alla legge - non presentò alcun disegno di legge. Il risultato fu una legge non perfetta, ma dignitosa e la tenuta del Governo. Per il bene del Governo e per avere una legge chi sia la migliore possibile, Renzi impari dalla DC!».

 

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