Bolognetti: per opportuna conoscenza pubblico una lettera inviata il 2 febbraio alla Segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini

Confesso che la joint-venture tra Radicali Italiani e Legambiente non mi convince e non solo perché in passato ho, a più riprese, definito a ragione quelli della “Lega” ambientalisti di regime e nel regime, o perché nel 2003 ebbi a rendere di pubblico dominio una lettera inviata dall’allora Presidente di Legambiente Basilicata alla Fri-EL. Qualche mese fa, raccogliendo una sollecitazione di Rita Bernardini ho provato a spiegare le mie perplessità e i motivi del mio dissenso. Nel postare la missiva sul sito ufficiale di Radicali Italiani, rivolgo l’invito a tutti i compagni a leggere quanto nell’aprile del 1988 veniva pubblicato in un opuscolo intitolato “Gli obiettivi del Partito Radicale”. Al punto sei si afferma che il Partito dovrà occuparsi di “Ambiente, energia, dell’ecosistema”.
Ritengo che la nostra rotta in materia non possa oggi prescindere dal documento a firma Loris Rossi, presentato al World Urban Forum nel 2012 e che la materia vada trattata con un occhio attento all’aspetto Italia “Stato canaglia” anche in materia ambientale e di tutela della salute umana.
Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani
Latronico, lì 2 febbraio 2014
Carissima Rita,
a mio avviso dovremmo avere come rotta il doc presentato da Aldo Loris Rossi a nome del Prntt al World Urban Forum del 2012. In particolare la necessità di un cambio di paradigma/modello di riferimento. Loris afferma che occorre passare da un paradigma/modello riduzionista-meccanicista a un paradigma organico-olistico.
Cito: "La sinergia tra tecnocrazia, economicismo e mercatismo ha continuato a ignorare l’ecocidio planetario in atto svelato e denunciato, dagli anni Settanta in poi, dalla nuova visione sistemica del mondo[...]I 250 anni della rivoluzione industriale, ovvero della nuova era dell’Antropocene, sono stati dominati per i quattro quinti dallo statuto funzionalista, cioè dal paradigma meccanicista-riduzionista e dal mito dello “sviluppo illimitato” che hanno prodotto insieme all’affluent society, patologie oggi incontrollabili. Ma nell’ultima fase post-industriale, si è aperta una nuova prospettiva, sebbene anticipata da profetiche intuizioni: il paradigma organico-olistico (ecologico) consapevole, viceversa, della realtà dei “limiti dello sviluppo” e orientato verso un’era post-consumista, una nuova frontiera eco-metropolitana e un’architettura che viva in simbiosi con la Natura!"
Non so se la visione di Loris sia una visione liberale, ma temo che la risposta all'ecocidio planetario in atto non la troveremo nel "mercato", in questo "mercato" e con questo modello di sviluppo e battendo logiche "mercatiste" e "sviluppiste".
Altro spunto di riflessione.
Nel suo "Anatomia di una rivoluzione", l'economista Giuseppe De Marzo ha scritto: "Non siamo dinanzi a una crisi esclusivamente di natura economica e sociale, come spesso viene descritta. Il problema nuovo posto dalla crisi attuale sta nella minaccia alla salute del pianeta e alle sue possibilità di autorigenerazione. Un problema che non investe solo il campo dell'ecologia ma riguarda soprattutto gli esseri umani e la nostra civiltà, strettamente dipendente dalla sorte della sua casa comune: la Terra".
Lo sviluppo non può essere inteso solo in termini di crescita economica.
The limits to growth (i limiti della crescita) - il documento scritto nel 1972 su commissione del club di Roma - ha aperto il dibattito sulle conseguenze teoriche e pratiche di un modello di sviluppo incentrato sulla crescita economica infinita.
La domanda che è alla base del libro è la seguente: come si coniuga questo modello - quello del paradigma meccanicista-riduzionista di cui parla Loris - con le risorse finite e limitate del pianeta? Quale sarà la relazione tra gli ecosistemi e il sistema umano a fronte di un uso/utilizzo insostenibile delle risorse?
È stato detto: "Molti dei costi e dei danni ambientali e sociali della crescita antiecomica non vengono documentati dalla contabilità del PIL [...]" Mi sento di sottoscrivere e far mia questa affermazione.
Ci sono scelte che nell'immediato producono un aumento del Pil. Ma nel lungo periodo queste scelte renderanno più povera o più ricca una comunità?
Magari dovremmo sostituire il Pil con il GPI (Genuine Progress Indicator), "Indice del benessere economico sostenibile".
È stato ancora detto: "Per costruire comunità sostenibili abbiamo bisogno di politiche che promuovano la completa riconversione ecologica della struttura produttiva ed energetica, dall'efficientamento ecologico dei trasporti a quello abitativo, dai consumi condivisi, alle ecotasse, dallo stop al consumo del suolo, ecc. ecc.
Stiamo andando a sbattere, siamo già andati a sbattere. A partire dagli anni '80 abbiamo iniziato a consumare ogni anno più risorse di quante il pianeta non ne abbia rigenerate.
In questi giorni sto leggendo con grande attenzione "I nuovi limiti dello sviluppo". Trattasi di un aggiornamento del libro commissionato nel 1972 dal Club di Roma.
Questo sistema per sua natura è pensato ed è basato sulla crescita infinita e sull'obosolescenza programmata che è funzionale alla stessa. Per esempio si inserisce un chip in una stampate che ordina a quella stampate di non funzionare più dopo un certo numero di copie anche se potrebbe continuare a funzionare.
Scusami, ho buttato alla rinfusa un po' di riflessioni e dopo aver scorso molto velocemente il doc del Governatori.
Aurelio Peccei scriveva: "L'avvenire non è più quello che sarebbe potuto essere se gli uomini avessero saputo utilizzare meglio i loro cervelli e le loro opportunità. Ma può ancora essere quello che essi possono ragionevolmente e realisticamente volere" (1981).
Mi piacerebbe poter organizzare un incontro con l'autore di "Usa e getta" Serge Latouche e non sarebbe male parlare del fenomeno del "Land Grabbing" con le conseguenze che lo accompagnano.
Intanto, secondo le stime del Global Footprint Network, l'Earth Overshoot Day arriva ogni anno sempre prima e l'ultimo rapporto IPCC non lascia dubbi su quello che stiamo facendo al pianeta e a noi stessi.
Certo non sarebbe male interrogarsi sulle conseguenze sociali di questo sistema e su una "democrazia reale" soggiogata dal "capitalismo reale"
Un abbraccio
TVB
Maurizio Bolognetti
P.S.
Per il resto trovo che Governatori abbia fatto economia della mia iniziativa.
Credo che tra le questioni che ho posto, e posto con forza, ci sia quella dell'Italia Stato canaglia in materia di rispetto del diritto comunitario in materia ambientale e quindi in materia di tutela della salute umana.
E la strage di legalità, anche in questo caso, si fa inevitabilmente strage di popoli
Ma è sana abitudine di Governatori fare economia dell'altrui iniziativa/proposta/pensiero.
Saluti dal Kazakistan lucano.
P.P.S.
Ovviamente le questioni ambientali andrebbero affrontate in una logica transnazionale. Da questo punto di vista molto potrebbero dirci preziosi documenti prodotti dal PRNTT.
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