Eutanasia. Veronesi, Feltri e Cappato: legge fondamentale al di là degli schieramenti politici

Eutanasia

Veronesi: non discutere di fine vita significa essere deboli. Si discuta presto in Parlamento

Feltri: affrontare l’eutanasia in maniera razionale e politicamente trasversale

Cappato: non chiediamo che l'eutanasia entri nel programma di Governo, ma che il Parlamento dibatta

 

Comunicato stampa dell’Associazione Luca Coscioni, soggetto costituente il Partito radicale

Si è conclusa la conferenza stampa organizzata dall’Associazione Luca Coscioni presso la Sala delle Commissioni Consiliari di Palazzo Marino (Piazza della Scala) a Milano, sul tema: Eutanasia: Il Parlamento si faccia vivo [riescoltabile a questo Questo link]. Sono intervenuti:  Umberto Veronesi,  direttore dell'Istituto europeo di oncologia Umberto Veronesi, il giornalista Vittorio FeltriMarco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e promotore della campagna Eutanasia Legale

 

Vi riproponiamo gli estratti delle loro dichiarazioni:

Ha dichiarato Marco Cappato: il 13 settembre dell’anno scorso abbiamo consegnato alla Camera dei Deputati oltre 70000 firme sottoscritte e certificate di cittadini italiani che vogliono che si parli di fine-vita in Parlamento. Da allora nessuna calendarizzazione, né audizione, né un serio dibattito televisivo. Sono passati quasi quattro mesi dal giorno in cui il Presidente inviò al dirigente dell’Associazione Luca Coscioni Carlo Troilo una lettera in cui sollecitava il Parlamento ad un “sereno e approfondito confronto” sui drammatici problemi del fine vita, ribadendo la posizione che aveva già reso pubblica nel dicembre del 2006 rispondendo a una lettera di Piergiorgio Welby. E pochi giorni fa, incontrando rappresentanti del Comitato Nazionale di Bioetica, sempre Napolitano  “ha sottolineato che il silenzio osservato negli ultimi tempi dal Parlamento su queste materie non può costituire un atteggiamento soddisfacente rispetto a problemi la cui complessità e acutezza continua a essere largamente avvertita”. Sono 17 i parlamentari che hanno sottoscritto la nostra proposta di legge di tutti gli schieramenti. Nessuno di noi pretende che il Governo Renzi  e la maggioranza di cui è costituito facciano proprio questo obiettivo e lo portino avanti. Non c’è la pretesa che nel programma di Governo ci sia l’eutanasia ma che ci sia il dibattito e il confronto parlamentare. Si lasci il parlamento libero di discutere di affrontare questi temi davanti all’opinione pubblica, attraverso il cosiddetto servizio pubblico dell’informazione radio televisiva. Se ci sarà dibattito, vedrete che quello che oggi sembra impossibile potrà diventare una possibilità concreta perché è difficile per qualsiasi soggetto politico andare contro delle maggioranze sociali consapevoli e di informate.

 

Ha proseguito Umberto Veronesi:  il mio è il parere di una persona che per tutta la vita ha vissuto accanto a persone sofferenti, vicine alla morte. Sono molto sensibile a questo tema perché l’ho vissuto e lo vivo da vicino. Davanti ad una sofferenza e ad un dolore incontrollabile è necessario che ognuno possa decidere, soprattutto davanti ad una vita ormai abbreviata dalla malattia, in serenità e consapevolezza come chiudere la propria vicenda umana. La morte è inevitabile per tutti. Davanti alla sofferenza, le terapie palliative sono sicuramente un forte sollievo, un forte antidoto, ma non sempre sono sufficienti a togliere di mezzo questo dolore. Il dolore di una persona che ha un tumore in stato avanzato non è solo fisico: c’è la sofferenza che viene dal senso di abbandono, di solitudine, di emarginazione. E’ quello che spinge a chiedere una abbreviazione da parte di una persona di questo continuo dolore e quindi di chiudere la propria esistenza. E’ una condizione umana certamente eccezionale, ma molto frequente. I momenti prima della morte sono davvero terribili. La medicina di oggi fa molto: ho parlato delle cure palliative, ma poi c’è la medicina che si preoccupa di allungare la vita. Abbiamo macchine, strumenti, medici che sono in grado di tenere in vita le persone per tanto tempo in una vita artificiale, come nel caso Welby. Sono d’accordo con Marco Cappato: non si può evitare la discussione. Non vogliamo imporre niente, vogliamo solo che si dibatta del tema. Le famiglie hanno potuto discutere di testamento biologico, ma invece l’eutanasia rimane sotto la cenere, perché l’eutanasia è un termine abbastanza ambiguo. Fu inventato da Francis Bacon nel 1605 per indicare ai medici di allora di occuparsi con umanità della persona nella fase terminale della vita e di concederle la possibilità di andarsene con serenità.   Dunque concedere una "buona morte". Ma poi questo termine si è oscurato quando nel secolo scorso il nazismo lo utilizzò per liberarsi di tutte quelle persone considerate indegne di vivere, oppure politicamente contrarie al nazismo. Vennero eliminate con una piccola iniezione contro la loro volontà – ed è qui l’equivoco – chiamandola eutanasia. Oggi qualcuno pensa ancora che praticare l’eutanasia significa far morire qualcuno contro la propria volontà, invece è esattamente l’opposto della nostra legge. Negli Stati Uniti, la condanna a morte è ancora frequente ma si è passati dalla fucilazione, dalla sedia elettrica, dall’impiccagione all’iniezione letale, creduta eutanasia. Il punto invece è che noi siamo a favore della libertà di scelta. Il tema fondamentale è l’autodeterminazione.  Ci sono tre modi di avvicinare una persona alla morte: il primo è quello di lasciarlo morire, cioè l’abbandono terapeutico; il secondo di aiutare la persona a morire: metodo abbastanza diffuso tra i medici e che consiste nell’aumentare la dose di oppiacei e di morfina di giorno in giorno, fin quando questa dose così elevata porta a morte la persona. Poi c’è un terzo modo, il far morire: fare una iniezione che ad  una persona prima sedata  blocca le funzionali essenziali dell’organismo. Questo è il tema di oggi. Il fatto di aver già avuto una anticipazione nel testamento biologico ci ha avvicinato, come pure il fatto che la legge di oggi contempla il rifiuto delle terapie. Nel rispetto del diritto di una persona che può scegliere ‘come’ porre fine alla propria vita, quello dell’eutanasia è un segno di profonda civiltà. L'eutanasia che intendiamo noi non è solo una iniezione senza dolore, ma è una scelta, è una libera scelta, è la capacità di poter programmare con consapevolezza, senza essere influenzati. Questo è il nostro pensiero, questo è il fondamento della nostra legge. Credo che non abbiamo scelta nel futuro: parlo alle persone che hanno come principio la responsabilità della vita. Questo è il punto delicato perché esiste un mondo religioso che invece parla di sacralità della vita, per cui solo Dio ti da’ e ti toglie la vita. Nessuno di noi vuole convincere una persona religiosa a non seguire le proprie idee. Noi vogliamo che questa legge divina valga per i fedeli, ma non per chi non crede. L’Italia è piena di non credenti o credenti di altre religioni, di miscredenti o di persone che credono solo in parte ai vangeli. E' arrivato il momento di discutere di questo. Noi vogliamo che si dibatta di eutanasia in Parlamento e tra la popolazione. Che diventi un argomento chiave, perché è un argomento chiave quello di come concludere la vita. Se non affrontiamo il fine vita significa che siamo deboli e incapaci di affrontare i grandi temi della vita. Per questo ritengo che sia indispensabile arrivare in Parlamento perché un dibattito in Parlamento aprirà un dibattito in tutta la società.

 

Ha concluso Vittorio Feltri: Umberto Veronesi è una autorità scientifica e morale. Marco Cappato è un condottiero, uno che dà battaglia per finalità che personalmente condivido. Nel futuro di tutti c’è una tomba. Mi secca finire in una tomba, ma quello che mi secca di più è doverci finire anche facendo fatica, soffrendo. Naturalmente c’è chi desidera offrire le sofferenze e i patimenti  al Padreterno – sperando che ci sia – ed è giusto che lo faccia, né io mai vorrei che gli fosse impedito. Ma mi domando perché, invece, a me o anche ad altri che non abbiam voglia di subire delle torture inutili, sapendo che ormai è finita, si voglia negare il diritto di decidere. Ma perché? Perché l’ha detto il parroco? Questo non mi piace. Il parroco io lo rispetto, vorrei che il parroco rispettasse la mia volontà. I motivi per cui ciò è necessario, li ha spiegati Veronesi. Aggiungerei che gli argomenti che mi hanno convinto ad aderire a queste battaglie non sono quelli a favore dell’eutanasia,  ma quelli contro l’eutanasia, che sono talmente deboli, talmente stupidi che anziché convincerti ti convincono del contrario; per cui quando parla uno contrario all’eutanasia si rafforza in me la convinzione che l’eutanasia sia necessaria. Ovviamente disciplinandola, perché in molta gente è maturata una idea strana e cioè che se cominciamo ad aprire una breccia su questo fronte quando vedranno poi uno che comincia a zoppicare lo stendono, lo stecchiscono con una iniezione. Questa è l’idea sciocca che molti hanno. Allora qui bisogna convincerli che si tratta di una facoltà e non di obbligo. E' in base a questo principio che bisogna concedere diritti quando sono necessari ed è anche necessario che nessuno ci impedisca di esercitarli in nome di argomenti anche astratti, di dogmi che non condividiamo. La discussione va fatta su un piano razionale e credo che, così come è stata preparata questa disciplina, non dovrebbero sorgere problemi  in persone dotate di un minimo indispensabile di intelligenza necessario, per esempio per prendere la patente. Succede che i giornali sono pieni di ciellini e questi fanno una attività molto intensa contro i diritti civili, tra cui quello all’eutanasia. I giornali, le televisioni, l’informazione non appoggiano, non aiutano molto volentieri la comprensione di quello che si vuol fare. Anzi si attribuiscono delle idee  e delle aspirazioni che noi non abbiamo mai avuto: noi vorremmo semplicemente che ciascuno decidesse in  proprio della propria vita. La politica non deve entrare in queste questioni: non significa niente essere di destra, di sinistra o di centro, star sopra o sotto. Qui si tratta di fare un ragionamento elementare prescindendo da qualsiasi schieramento. C’ è poi un’altra questione: è vero che molti medici cominciano a convincersi a sospendere il cosiddetto accanimento terapeutico. Ma i medici hanno bisogno che tutto questo venga regolamentato altrimenti rischiano in proprio, rischiano denunce, processi e anche condanne. E anche coloro, magari parenti, che spingono per questa soluzione possono essere perseguiti penalmente. Questo è sbagliato. L’eutanasia deve intraprendere un percorso rigoroso e questo della proposta di legge lo è. Mi auguro che si riesca a convincere i partiti a smuoversi, partiti che si smuovono solo quando suppongono di poter trarre un po’ di consenso in più per durare più a lungo sulla poltroncina.

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