Arsenico nell'acqua, Radicali: "La Commissione europea avvia la procedura d'infrazione come da noi sollecitato"

Dichiarazione di Massimiliano Iervolino e Paolo Izzo, rispettivamente membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani e segretario dell’Associazione Radicali Roma:
La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per la sua incapacità di garantire che, in diversi comuni del Lazio, l'acqua destinata al consumo umano sia conforme alle norme europee. Tale atto di diffida avviene anche a seguito del ricorso che come Radicali abbiamo presentato l'11 giugno scorso e al quale Bruxelles rispose con grande sollecitudine soltanto due settimane dopo, il 25 dello stesso mese, aprendo una procedura d'indagine. La nostra dettagliata denuncia era stata presentata alla Commissione europea proprio per documentare i superamenti dei valori limite di 10 µg/l per l’arsenico fissati nella parte B dell’allegato I della direttiva 98/83/CE, che disciplina la qualità dell'acqua potabile a livello europeo. Come Radicali continueremo a seguire passo dopo passo anche questa annosa vicenda, nella speranza che Bruxelles voglia essere determinata a garantire la protezione della salute umana.
Vogliamo infine sottolineare nuovamente come, nel silenzio generale, la Regione Lazio si trovi al centro di vari procedimenti aperti in sede europea. Alcuni di questi sono finiti da tempo dinnanzi alla Corte di giustizia dell’UE, per esempio la causa (C-323/13) relativa ad alcune discariche del Lazio dove sarebbero stati smaltiti rifiuti non trattati, oppure la causa (C-196/13) concernente 218 discariche illegali di rifiuti tra le quali 32 dislocate nel Lazio, e per finire la causa (C-85/13) riguardante alcuni agglomerati urbani ubicati anche nel nostro territorio dove si continuano a scaricare le acque reflue urbane in aree sensibili, senza rispettare le prescrizioni fissate dalla Direttiva 91/271/CEE.
Per alcune di queste istanze siamo già al secondo deferimento, pertanto semmai ci dovesse essere una nuova condanna saremmo chiamati a pagare multe salatissime. A dispetto di questo pericolo imminente – dovuto finanche a nuove indagini o a recenti procedure aperte da Bruxelles – quasi tutti fanno finta di niente. La Regione Lazio, intanto, sui temi legati all’ambiente, continua a essere parte in causa nelle accuse che l’Europa indirizza all’Italia.
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