Franco Loriso intervista Maurizio Bolognetti

Fonte Nuova del Sud – Via Pretoria, 4 luglio 2014
In due righe dicci chi è veramente Maurizio Bolognetti?
R. Libertario, Liberale, Antiproibizionista, Radicale. Credo nelle forza delle idee e provo a nutrire le mie convinzioni non barattandole mai con ciò che conviene.
Maurizio Bolognetti radicale, non violento, non eletto e allora perché fai politica?
R. Rispondo citando Ernesto Rossi: “L’Italia non potrà essere diversa se non siamo noi capaci di volerla diversa. E volere è agire”. Se non ci interessiamo noi della politica, la politica si interesserà di noi. E questa politica, quella del settantennio partitocratico nega democrazia, legalità e verità, intesa come diritto alla conoscenza.
Maurizio Bolognetti sei stato proprio cattivo... occhio per occhio ente per ente, per te nessuna nomina, manco una nomination.
R. Già! Ma a dire il vero non ho mai partecipato ai riti s-partitocratici, quelli officiati da una politica che ha ridotto le Istituzioni a un pied-à-terre di questo o quel satrapo. La cifra di questa nuova ondata di nomine possiamo riassumerla con le parole nepotismo, clientelismo, familismo amorale di banfildiana memoria.
Ci sono più cavalli di razza nei partiti o nelle scuderie?
R. Per carità, non offendiamo i cavalli. E comunque, vedo molti ronzini spacciati per purosangue.
Che sangue corre tra lei e il governatore lucano Pittella?
R. Niente di personale, ma mi permetto di criticare uno dei “campioni” di una politica che ha negato alla nostra regione possibilità di sviluppo e di crescita altre. Pittella sta dando nuovo lustro all’italico gattopardismo.
Ha avuto modelli?
R. Di certo Marco Pannella che mi ha insegnato a “non mollare”. E poi: Ernesto Rossi, Leonardo Sciascia, I Fratelli Rosselli e quel Eugenio Colorni, che mandato al confino in quel di Melfi, si rifiutò di esporre il gagliardetto fascista in occasione di una manifestazione.
Ma lei crede davvero che il radicale sia il politico più irresistibile degli altri politici?
R. Credo semplicemente che l’analisi contenuta nel nostro dossier “La Peste Italiana” scatti una perfetta fotografia di un paese dove la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale. Credo che l’Italia sia, sul piano tecnico-giuridico, uno “Stato canaglia” incapace di rispettare la sua propria legalità. Il topolino di Orano è diventato una zoccola e lo abbiamo esportato in Europa, così come anni fa fummo capaci di esportare il fascismo. Credo che i “mostri” che hanno appestato il XX secolo stiano tornando e che dovremmo attrezzarci per combatterli. Credo nella patria Europea vs l’Europa delle patrie e delle burocrazie.
Non ha mai dubitato dell’infallibilità delle sue scelte politiche?
R. Nessuno è infallibile e nessuno può essere impiccato a un malinteso senso della coerenza. Legittimo cambiare idea, a patto che sia frutto di un percorso che porti a metabolizzare nuove convinzioni. Ma è anche vero che stiamo assistendo al trionfo del trasformismo, con politici che ricordano lo Zelig di Woody Allen.
Quali politici lucani teme di più?
R. Temo chi non ha convinzioni, ma solo convenienze. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Sfide più ne lancia o ne raccoglie?
R. Ne ho lanciate tante. Per esempio ho posto la questione del “debito ecologico” che sconta la nostra regione. Vorrei poterne raccogliere di più, ma spesso mancano le sollecitazioni.
Preferisce parlare o ascoltare?
R. La capacità di sapere ascoltare è importante. Provo ad onorare i miei interlocutori dandogli tutta l’attenzione di cui sono capace.
C’è qualcosa di cui non potrebbe fare a meno?
R. La lealtà e… il mio cellulare.
Di lei più si parla o si sparla?
R. Non faccio parte della categoria del “purchè se ne parli”. Non so, di certo qualche prefica prezzolata, con la vicenda Pertusillo, ha provato a demolire la mia credibilità.
Il cavillo giudiziario fa sempre aggio sul diritto?
R. Piuttosto direi che in Italia non c’è Stato di diritto, ma spesso arbitrio e la legge della giungla.
Colpa di chi se i processi vanno avanti alle calende greche?
R. Di chi preferisce continuare a vivere in un Paese dove ogni anno decine di migliaia di procedimenti finiscono prescritti: un’amnistia clandestina e spesso di classe. Di una politica che non ha voluto riformare una giustizia alla bancarotta. Noi continuiamo a proporre un provvedimento di Amnistia per questa nostra Repubblica criminale. Proponiamo un reset, per un nuovo inizio, vero. Leggere le scuse di uno dei carnefici di Enzo Tortora, il Pm Marmo, a 30 anni dalla morte, mi ha indignato. Ma viviamo in un Paese dove fa più notizia il morso di Suarez, che non la macelleria giudiziaria che ha ucciso un uomo.
Gli imprenditori i sono più datori di lavoro o padroni?
R. Ci sono imprenditori, per esempio alcuni esponenti della nostra Confindustria, che definirei “prenditori”. Pensando a certa imprenditoria assistita italiana, torna Ernesto Rossi che parlava di privatizzazione dei profitti e collettivizzazione delle perdite. Ma, per fortuna, c’è anche una imprenditoria sana.
Cosa c’è in lei di Narciso?
R. Abbiamo in comune l’acqua: solo che lui ci si specchiava ed io la faccio analizzare J
Il suo più grosso errore
R. Il vero santo pecca cento volte al giorno.
Pesa più il partito sul sindacato o il sindacato sul partito?
R. Difficile distinguerli. Basta vedere anche le ultime nomine lucane.
Bolognetti: giornalista, politico o moralista?
R. Uno e trino. Soprattutto, spero, Uomo.
Non sei un po’ troppo polemico?
R. No, se per polemica intendiamo critica preconcetta. Provo a Con-Vincere i mie interlocutori e con-vincere significa vincere con , assieme e non contro. Questo presuppone che anch’io potrei farmi con-vincere dal mio interlocutore. E poi, per dirla tutta, la polemica mi piace.
In che rapporti sei con il denaro?
R. Pessimi, il mio conto in banca segna rosso fisso.
Hai mai pensato al tuo epitaffio?
R. No, ma conto sulla tua collaborazione. In ogni caso mi è sempre piaciuta una frase di Carlo Rosselli: "È questa assenza di vita, di fede coerente, di combattività che spaventa. Si creda pure nella luna, ma che si combatta per la luna."
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