Droga, Radicali: oggi giornata mondiale ma nessuno ne parla e il Governo non si attiva

Per decenni l’approccio globale al tema droghe è stato oltremodo duro e repressivo e ha ottenuto solo piccolissimi risultati sul fronte della riduzione del giro d’affari illecito, a fronte dei danni collaterali che ha prodotto e che non possono più essere ignorati.
Si stima che ogni anno vengano spesi 100 miliardi di dollari nell’esecuzione delle leggi antidroga, a discapito di possibili investimenti nell’area della sanità e dello sviluppo. Questo approccio ha condotto all’incarcerazione in massa di persone responsabili di piccoli fatti di droga, alla creazione di un multimiliardario mercato sommerso e ad una crisi sanitaria globale. L’assenza di accessi a servizi di riduzione del danno – come ad esempio programmi di “scambia-siringhe” – ha portato ad epidemie che hanno contagiato con l’epatite C oltre due terzi delle 16 milioni di persone che si somministrano sostanze attraverso iniezione. Sono invece 3 milioni le persone che adesso vivono con il virus dell’HIV.
La campagna “Support. Don’t punish” chiede di porre fine alla costosa e controproducente Guerra alla Droga e propone delle soluzioni più efficaci che guardino contemporaneamente alla sanità pubblica e ai diritti umani. Un primo impatto considerevole si otterrebbe dirottando anche solo una piccola parte degli stanziamenti destinati alle leggi antidroga verso nuovi servizi sanitari. Il nostro appello non è volto allo stanziamento di nuove somme di denaro, ma ad un più ragionato meccanismo di spesa pubblica.
In Italia la guerra alla droga ha consegnato quello che dovrebbe essere un problema socio-sanitario al diritto penale, facendolo diventare una questione di ordine pubblico e, in certi casi, di sicurezza nazionale.
Nel Mondo ben 33 paesi prevedono addirittura la pena di morte per reati connessi alle droghe. Solo in Iran nel 2013 sono state 328 le persone giustiziate per questo, mentre nel mondo “democratico” un detenuto su quattro è in carcere per reati legati alle sostanze stupefacenti. Reati che non fanno vittime.
La proibizione sulle piante e le sostanze psicoattive derivate ha anche imposto enormi limitazioni alle ricerca scientifica pura e a quella applicata allo sviluppo di nuove terapie per decine di malattie, bloccando il progresso della scienza con danni gravissimi per la salute di milioni di persone.
Per questo come Partito radicale e Associazione Luca Coscioni ci appelliamo al governo, al parlamento e ai media affinché parlino di droghe. Chiediamo che il tema venga affrontato in modo non ideologico, con dati ufficiali ed evidenze scientifiche. Con le esperienze positive in atto in altri paesi e includendo le analisi di politici, economisti, giuristi ed esperti nazionali e internazionali che denunciano il fallimento del proibizionismo e propongono possibili alternative radicali.
Gli attivisti scesi in campo a Londra, Mosca, Kuala Lumpur, Città del Messico, Parigi, Bogotà, Harare, Nairobi, New York, Budapest e Dakar hanno dato vita alle più varie forme di protesta come marce, performance artistiche, danze, concerti e campagne sui social network.
L’Associazione Luca Coscioni e il Partito Radicale hanno animato il dibattito sulla rete lanciando una mobilitazione nell'ambito della campagna mondiale della Global Commission on Drug Policy "Hey, We Need To Talk About Drugs" (E’ ora di parlare di droghe) e dell'Open Society Foundations a sostegno della campagna.
Marco Perduca, coordinatore dell’iniziativa dichiara: “Tra i temi in agenda del semestre di presidenza italiana dell'UE ci sarà anche la preparazione della Commissione Onu sulle Droghe; l'Italia da anni blocca il consenso su questioni ampiamente consolidate in Europa e nel mondo come la definizione di "riduzione del danno". Occorre che il Governo Renzi manifesti discontinuità con la gestione Giovanardi e anzi favorisca una non più rinviabile valutazione delle politiche anti-droga. I fallimenti del proibizionismo son patenti e hanno costi altissimi in termini di Stato di Diritto e implicazioni economiche. Se Renzi non vuol ascoltare i Radicali almeno ascolti le personalità della Global Commission on Drug Policies e la lora richiesta di “aiutare, i tossicomani, e non punirli" (Support Don't Punish)”
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