Vecellio: Manfellotto (Espresso) e Tortorella (Pagnorama), buon giornalismo "normale" che diventa eccezionale...

Giornali

 di Valter Vecellio

 

Si dice che e' complicato seguire Marco Pannella nelle sue evoluzioni ed involuzioni lessicali, nei suoi funambolici scenari, nelle sue logorroiche comunicazioni, impossibili da riassumere e rendere intellegibili. Tutte balle, scrive Valter Vecellio, della direzione di Radicali italiani in un editoriale per "Notizie Radicali. Balle per occultare, quando va bene una pigrizia giornalistica che vorrebbe scodellate solo veline e comunicati; quando va male risultato di una precisa volonta' politica che fa della non comunicazione e della confisca del sapere e della conoscenza la nuova arma di consenso a un regime che non ha più bisogno, come un tempo, della violenza per imporre i suoi diktat e i frutti del suo arbitrio.

La prova che se si vuole si può (e come si diceva, se si può' allora si deve), viene da due settimanali, "l'Espresso" e "Panorama".

Su "l'Espresso" scende direttamente in campo il direttore Bruno Manfellotto:

"È stato lo scandalo tu carceri indegne di un Paese civile", scrive, " a spingere il vecchio leader radicale all'ennesimo sciopero. Secondo il solito copione sono seguiti applausi e incoraggiamenti. Con il rischio che tutto tonai come prima. E Marco a digiunare... ".

Il rischio, caro Manfellotto c'e'. Ma c'e' anche un modo per scongiurarlo. Aiutare Pannella e i radicali in questa non facile lotta che vede uniti il presidente Napolitano e Papa Bergoglio, una buona parte del mondo cattolico e laico, e tante  persone "comuni" che se potessero contarsi scoprirebbero di costituire - sorpresa per loro stessi - una straordinaria, composita, maggioranza.

Leggetelo, leggiamolo,l'articolo di Manfellotto. E' la presa di posizione, importante, del direttore di un importante settimanale che mostra di aver compreso, capito: ".. lo ha cercato Napolitano; gli ha telefonato  Bergoglio convincendolo a bere un caffè; ha fatto irruzione in piazza San Pietro proprio mentre la Chiesa faceva santi due papi visto che, proprio lì, di lui e di carceri hanno parlato Napolitano e Francesco. Stavolta però non ci si potrà fermare agli applausi liberatori. La sentenza della corte dei diritti dell`uomo che inchioda l`Italia alle sue responsabilità è del gennaio 2013; l`appello di Napolitano al Parlamento perché strappi i detenuti da condizioni di pena ottocentesche è di sei mesi fa; ed entro il 28 maggio, ha detto la Corte, la situazione va sanata o i detenuti risarciti a carissimo prezzo. Ma ormai, per quella data sarà possibile solo trovare un po` di soldi e rimandare di nuovo il problema. Con il rischio di dimenticarsene. E di costringere il vecchio Pannella a digiunare ancora".

Ricorderà, Manfellotto, anni lontani, qua do "l'Espresso" decise di appoggiare la campagna per i diritti civili avviata dalla Lega 13 maggio, "costola" radicale come tante leghe e movimenti in questi anni. Per settimane "l'Espresso" mise a disposizione un suo spazio a Pannella che ebbe cosi' modo di "comunicare", di farsi riconoscere. E non fu possibile, allora, ignorarlo. Ecco, sarebbe bello se "l'Espresso" memore di quella esperienza pagante anche dal punto di vista editoriale, decidesse di ripeterla. Forse il vecchio Pannella non sarebbe costretto a fare quello che fa...

Maurizio Tortorella su "Panorama" scrive qualcosa che a via Arenula non devo o aver molto gradito: "L'ultima sentenza è recentissima: il 22 aprile la Corte europea dei diritti Dell`uomo ha condannato l`Italia a risarcire con 25 mila euro Giovanni Castaldo, detenuto del carcere di Bellizzi Irpino (Avellino), per cure mediche gravemente ritardate. Può bastare, come avviso finale? Sì, perché la scadenza è vicina: il 28 maggio termina l`anno concesso all'Italia dalla stessa Corte di Strasburgo per cancellare la condizione «inumana» delle sue 205 carceri. Nel maggio 2013 la Cedu aveva condannato Roma a risarcire con 100 mila euro 7 detenuti a Busto Arsizio e a Piacenza, sottoposti a «condizioni inumane e degradanti, e assimilabili alla tortura». Primo problema, gli spazi: i reclusi disponevano di soli 3 metri quadrati a testa. I giudici avevano allora sospeso altri 8 mila ricorsi pendenti contro il sovraffollamento. Ma solo per un anno, fino al 28 maggio 2014. Oggi, reclama il Dipartimento dell`amministrazione penitenziaria, la situazione spazi è «molto migliorata»: se il 31 gennaio 2013 i reclusi erano 65.905, il 31 marzo scorso sono scesi a 60.197, per 48 mila posti «regolamentari» disponibili. La cifra però è contestata dai radicali: Rita Bernardini, segretaria del partito, calcola che i posti davvero disponibili siano 43.547 e che 2.739 di questi non siano utilizzabili. «Per esempio» accusa «400 negli ospedali psichiatrici giudiziari, 700 nelle carceri sarde...». Si scenderebbe così a 40.808 posti, con 20 mila reclusi eccedenti. E il Consiglio d`Europa ha appena denunciato che, quanto a sovraffollamento, l'Italia è seconda solo alla Serbia. Anche per questo, da molti mesi, la presidenza della Repubblica preme sul Parlamento. Se nulla dovesse essere fatto, da giugno la Cedu potrebbe dare ascolto agli 8 mila vecchi pendenti e ai 4 mila che intanto si sono aggiunti (dietro le sbarre, si sa, le voci corrono). Ogni detenuto potrebbe ottenere un risarcimento tra 10 e 25 mila euro. Quanto rischia di pagare l`Italia? Nessuna cifra ufficiale. Ma si va da 100 a 300 milioni".

Ecco due esempi di buon giornalismo, che si può fare se solo si vuole. Dovrebbe essere normale. Diventa qualcosa di eccezionale.

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