Aborto, Ass. Coscioni/Aied: il caso di Valentina all'ospedale Pertini non è isolato. La politica si faccia carico di queste situazioni e intervenga

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Dichiarazione congiunta di Filomena Gallo, Mario Puiatti e Mirella Parachini, rispettivamente Segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Presidente Aied, vice presidente della Fiapac e dirigente dell'Associazione Luca Coscioni

 

La storia di Valentina  e del suo aborto senza assistenza al Pertini di Roma fa emergere quanto accade in molti ospedali nel momento in cui si ricorre ad una interruzione volontaria di gravidanza. Sono anni che denunciamo quanto il ricorso all’obiezione di coscienza determini un danno alla salute della donna. Abbiamo inviato a tutti i presidenti delle regioni italiane e agli assessori alla sanità una lettera con la quale venivano invitati a considerare i seguenti provvedimenti per la piena attuazione della legge 194:

- Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;

- Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;

- Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;

- Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;

- Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.

 

In questi giorni il Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d'Europa ha ufficialmente riconosciuto che l'Italia viola i diritti delle donne che intendono interrompere la gravidanza, a causa dell'elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza.

Il reclamo che il Consiglio ha accolto è quello presentato dall’ associazione non governativa International Planned Parenthood Federation European Network  insieme a LAIGA, al quale anche l’AIED e l’Associazione Coscioni hanno contribuito presentando formalmente osservazioni e dati a supporto.

Il medico obiettore nel caso di Valentina non poteva esimersi dal soccorrere la paziente in corso di travaglio per ricorso alla 194. I fatti accaduti rappresentano omissione di soccorso, gravi responsabilità di quel personale medico e sanitario che non rispetta quanto previsto dalla legge 194, soprattutto, come avviene in molti casi, l'articolo 9 della stessa che prevede  "L'obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza, e non dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento"; non escludiamo le azioni che il caso consiglia anche oggi dopo 4 anni, ma chiediamo immediatamente una assunzione di responsabilità da parte della politica che preferisce ignorare tutto ciò e scende in campo solo quando i media fanno emergere il dolore di chi vive determinate situazione in cui vengono calpestati i diritti delle persone.

 

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