Attività petrolifere in Basilicata, Bolognetti: Speriamo che il nodo non si trasformi in cappio

Maurizio Bolognetti

Fonte La Siritide, 23 gennaio 2014

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e autore del libro “Le Mani nel Petrolio
E’ sempre più evidente e spudorato il tentativo di trasformare la Lucania fenix in un unico campo petrolifero.
In stato più che avanzato, poi, l’operazione tesa ad esautorare la Regione da qualsiasi competenza in materia di energia e in particolare di attività inerenti la ricerca e la coltivazione di idrocarburi.
Del resto, non c’è da stupirsi di quanto sta avvenendo, considerato che il Presidente Pittella non è stato capace di trovare tra il nostro ceto dirigente quattro assessori indigeni capaci di governare i dipartimenti regionali e tutelare gli interessi dei cittadini lucani.
Il memorandum, con buona pace degli annunci e preannunci, è stato declinato in ciò che temevamo: una sorta di programma “oil for food”, con molto oil e pochissimo food.
Nel Niger lucano, l’inarrestabile appetito delle multinazionali del petrolio avanza e il bonus carburanti si è rivelato per quello che era: una beffa!
Da Marsico Nuovo a Calvello folli progetti legati a ulteriori perforazioni in aree ad alto rischio idrogeologico avanzano e la resistenza è affidata a pochi volenterosi, in una regione che si scopre sempre più povera e sempre più spopolata e governata a colpi di slogan e suggestioni partitocratiche.
Ed è in questo contesto che tocca leggere di una collaborazione tra l’Università della Basilicata e le compagnie petrolifere. Certo non una novità: la “collaborazione”, se solo pensiamo alla vicenda del Gast – “il telefono azzurro del petroliere”, c’è da tempo.
Il lupi millantano uno “sviluppo sostenibile” che non c’è e che fa da paravanto ai soliti interessi, e certo siamo lontani anni luce dalle questioni poste per la prima volta nel 1972 dal Club di Roma.
Forse dovremmo parlare di “sostenibilità ambientale” e di “comunità sostenibili”, laddove il tanto decantato sviluppo sostenibile rimane subordinato all’imperativo di una insostenibile crescita economica, illimitata ed esponenziale. Forse, chissà, dovremmo parlare anche di equità sociale, di giustizia ambientale, di tecnocrazia e di democrazia, e della necessità di cambiare i nostri modelli di riferimento.
Sarebbe interessante poter sviluppare un dibattito sui limiti dello sviluppo, magari partendo da un documento del prof. Aldo Loris Rossi.
Intanto ci auguriamo che la “collaborazione” sbandierata da Total e Shell non ci ricordi la figura emersa qualche mese fa, quella del “geologo mediatore”.
Con tutto il rispetto per Cobianchi, direttore dell’ufficio di Potenza di Total Italia, nutriamo una qualche diffidenza sulla natura delle “relazioni” che le compagnie petrolifere hanno stretto e vogliono stringere con il nostro territorio.
Non vorremmo che il nodo si trasformi in cappio.
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