Amnistia, Bolognetti: Ancora con Marco Pannella per la vita del diritto e il diritto alla vita

Fonte: Sassiland, 14 gennaio 2014
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani (in sciopero della fame dalla mezzanotte del 12 dicembre a sostegno dell’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella)
A chi nel commentare la decisione di Marco Pannella di riprendere lo sciopero della sete dice “ancora”, rispondo che quell’ancora farebbe bene a rivolgerlo a chi non ha ancora preso atto che occorre spezzare la catena rappresentata da oltre un trentennio di ininterrotta violazione dei diritti umani nel nostro Paese.
Quel “ancora” lo si rivolga a chi, come i Presidenti di Camera e Senato, non ha ancora provveduto a calendarizzare, come dovuto, un dibattito sul messaggio che il Presidente Giorgio Napolitano ha indirizzato alla Camere “sulla questione carceraria”.
Ancora, certo. Ancora, perché non possiamo e non vogliamo rassegnarci a una strage di legalità che si fa inevitabilmente strage di popoli.
Ancora, perché le questioni che poniamo attengono la vita del diritto e il diritto alla vita; perché siamo dolorosamente consapevoli che la bancarotta della giustizia che denunciamo da tempo ha un pesantissimo riflesso sulla vita sociale ed economica del nostro Paese.
Ancora, perché siamo consapevoli che stiamo lottando per ripristinare lo Stato di diritto e che il tema posto riguarda la vita di un’intera comunità, di tutti e di ciascuno, e la civiltà giuridica di un Paese.
Ancora con Marco Pannella e a sostegno del presidente Napolitano, che ha vestito i panni di garante del dettato costituzionale, del diritto e dei diritti.
Ancora, perché vogliamo che il nostro Stato rispetti la sua propria legalità e che le Istituzioni onorino le loro funzioni.
Ancora, per interrompere lo scempio rappresentato dalla ultra trentennale violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e segnatamente degli art. 3 e 6 della stessa.
Ancora, perché chiediamo il rispetto dell’art. 111 della “costituzione più bella del mondo” che recita: “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”.
Ecco, quella non ragionevole durata dei processi che dal 1959 ci ha procurato centinaia di condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ancora dialogo nonviolento perché vogliamo interrompere quella lunga teoria di suicidi e morti, che da tempo va consumandosi nelle nostre patrie galere assurte a luoghi di tortura senza torturatori, dove si è persa ogni traccia dell’art. 27 della Costituzione.
Ancora in lotta perché la bancarotta della giustizia e il putrido percolato che da essa discende di carceri indegne di un paese civile rappresenta un pericolo e una inaccettabile ipoteca per ogni uomo e donna di questo paese.
Ancora, perché la bancarotta in atto coinvolge milioni di famiglie e nega giustizia a vittime e imputati.
Ancora, perché non vogliamo la giustizia di classe made in Italy.
Di buone ragioni per raccogliere l’appello di Marco Pannella ancora in sciopero della sete ce ne sono tante e noi, ammaestrati da storie antiche, proviamo a non mollare e a dar corpo alla fame e sete di giustizia, legalità, verità, democrazia.
Una volta di più innalziamo le nostre bandiere: Diritto, Giustizia, Amnistia, Libertà.
Una volta di più affermiamo che quel costituzionale provvedimento di Amnistia che chiediamo è innanzitutto di “Amnistia per la Repubblica”, per uno Stato, il nostro, fattosi “Stato canaglia”.
Intanto, come fatto negli ultimi dieci anni, ho chiesto al Presidente della Corte d’appello di Potenza di poter prendere la parola nel corso dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario.
Approfondimenti
Basilicatanet, 14 gennaio 2014
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