Regionali Basilicata, Bolognetti: “La campagna elettorale oscilla pericolosamente tra la damnatio memoriae e la captatio benevolentiae”

Maurizio Bolognetti

Di Maurizio Bolognetti, capolista Rosa nel Pugno

Sono immerso lo confesso in una campagna elettorale che oscilla pericolosamente tra la “damnatio memoriae e la captatio benevolentiae”.

 

Da una parte la condanna alla rimozione e all’oblio che piove sulla testa di chi prova ad onorare il Diritto, i Diritti, la Legalità, la Legalità costituzionale, e dall’altra la più sfrenata demagogia di chi pur di accattivarsi i favori di un popolo trattato come plebe non esita ad avanzare proposte senza forza e senza costrutto.

Tra i 4 Ministeri che governavano l’immaginario Stato di Oceania troviamo il Ministero della Verità. Sulla facciata del Miniver una scritta: “la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”.

Già, l’ignoranza è forza, e manganellata dopo manganellata, purga dopo purga, se non ti ancori con fermezza a quello che sei e ritieni di esprimere rischi di essere travolto.

 

Coloro che muovono la loro sporca guerra allo Stato di diritto e al diritto a poter conoscere per deliberare ci vogliono ignoranti e rassegnati, magari plaudenti quando viene aperto il “circo”.

Ci vogliono sudditi e “Italiani brava gente”.

Nel girone dantesco dell’italica antidemocrazia, il dibattito su questioni che riguardano la vita di ciascuno di noi langue, è negato. Vale per la bancarotta della giustizia e per il debito ecologico. Intanto, e inevitabilmente, la strage di legalità si fa strage di popoli.  

Nell’Italia del fascio partitocratico non è dato poter avere uno straccio di dibattito con coloro che, miopi, invocano la definitiva petrolizzazione della Basilicata Saudita. E certo restano muti e silenti i suicidi di agenti e detenuti e i casi di malagiustizia. Non si parla, non si può, dell’Italia dell’Amnistia di fatto, delle prescrizioni e delle ragioni che da tempo ci portano ad invocare un provvedimento di Amnistia per questo nostro Stato criminale.

Ho provato in questi anni a porre al centro della mia iniziativa politica la questione del debito ecologico, dell’impronta ecologica. Credo di aver nutrito la mia azione di proposta e di buon senso, invitando le Istituzioni ad ascoltare la voce di chi, in scienza e coscienza, avverte che può essere pericoloso trivellare in prossimità di invasi, centri abitati, areali R4, sorgenti e in zone ad alto rischio sismico.

Si, ho posto con i miei compagni la questione del debito ecologico, così come in queste ore non ci stanchiamo di porre la questione del debito di giustizia che sconta il nostro Paese.

Non a caso Marco Pannella ha ripreso dalla mezzanotte dell’11 novembre il suo Satyagraha “con l'obiettivo della fuoriuscita dell'Italia dalla condizione di flagranza di uno Stato tecnicamente criminale sia per le condizioni di “tortura” nelle nostre carceri, sia per lo stato ormai agonizzante della nostra giustizia”.

Occorre che il nostro Stato rispetti la sua propria legalità. Ne va della vita di noi tutti, del futuro di un Paese.

Diritto, Giustizia, Libertà e Democrazia sono e restano le nostre parole d’ordine e ciò che alimenta l’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella.  

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