Depositate firme Referendum. Dichiarazione di Staderini e De Lucia

Dichiarazione di Mario Staderini e Michele De Lucia, segretario e tesoriere di Radicali italiani
Roma, 30 settembre
Con il deposito in Corte di Cassazione delle firme raccolte sui 12 referendum radicali, si è conclusa oggi solo la prima fase dell’iniziativa referendaria che ha impegnato il Movimento, il Partito e l’intera area radicale in questi mesi.
Per i referendum sulla giustizia giusta che hanno superato le 500 mila sottoscrizioni, l’appuntamento è con il popolo italiano che potrà decidere direttamente su riforme che altrimenti non sarebbero state iscritte nell’agenda politica. Gli elettori non potranno invece abolire il finanziamento pubblico dei partiti e la truffa dell’otto per mille, scegliere il divorzio breve, superare le leggi criminogene su immigrazione e droghe, perché su questi referendum non abbiamo raggiunto la soglia minima prevista dalla legge.
Siamo stati battuti da uno Stato che ha impedito a milioni di italiani di firmare, fuorilegge anche rispetto a una disciplina referendaria fatta apposta per sabotare le iniziative dei cittadini a meno di non esser disposti a violarla. Ostacoli che conoscevamo già in partenza ma che non siamo riusciti a superare.
Questi referendum non si terranno anche perché non sono stati voluti da nessuna componente della partitocrazia, quella progressista in maniera più scandalosa di quella destra. Evidentemente sarebbe stato troppo scomodo far giudicare dai cittadini politiche criminali fallimentari e leggi che limitano libertà e diritti civili.
Continua da subito la battaglia per restituire a tutti i cittadini la pienezza del diritto a promuovere referendum. Nel consegnare le circa 200 mila firme raccolte, in gran parte ai tavoli radicali e presso gli uffici comunali, abbiamo depositato in Cassazione una prima memoria con la quale descriviamo le violazioni ai diritti civili e politici dei cittadini che si sono verificate durante tutta la campagna referendaria e per le quali abbiamo insistito nella richiesta di referendum. Attenderemo il giudizio dell’Ufficio centrale per il Referendum per poi presentare una denuncia contro lo Stato italiano innanzi al Comitato diritti umani dell’ONU per la violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Continueremo in questi giorni a raccogliere testimonianze e prove documentate della negazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali.
Abbiamo oggi anche inviato ai parlamentari della Repubblica una serie di modifiche normative che introducono misure di semplificazione e digitalizzazione per “legalizzare” il procedimento referendario, dalla possibilità di firmare per via telematica al superamento degli ostacoli legati all'autenticazione e alla certificazione delle firme, sul modello di quanto accade in Svizzera e California.
Vedremo chi su questo mostrerà attenzione e chi, dopo aver detto a parole di voler modificare le leggi su immigrazione, droghe e finanziamento pubblico, vorrà impegnarsi per metterle all’ordine del giorno del Parlamento.
Se questa lotta è stata incardinata e potrà ora proseguire, lo si deve a tutti i compagni e i militanti radicali che in questi mesi, pur consapevoli delle difficoltà che avremmo incontrato, hanno creduto nell’opportunità referendaria e l’hanno fatta vivere nelle piazze e nelle strade.
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