Mario Staderini: «Storace? Contrario all'accordo. Da PD decisione da "pulizia etnica"»

Mario Staderini (segretario di Radicali Italiani) intervistato da Cristiana Pugliese su Radio Radicale del 18 gennaio. Appello per firmare le liste "amnistia Giustizia Libertà".
Momento delicatissimo per i Radicali. I giornali parlano di una divisione interna tra Radicali sulla proposta Storace e su quali potrebbero essere le conseguenze a livello nazionale di questa scelta…
La situazione è questa: ieri mattina siamo stati convocati da Marco per valutare la pubblica offerta che Francesco Storace aveva avanzato nei confronti della lista “amnistia Giustizia Libertà”. Il tutto si è svolto nel salone del partito, non in segreto, anzi, metà della sala era destinata ad accogliere i cittadini che a decine venivano a firmare le liste. Francesco Storace ha rotto il tabù granitico del “tutti tranne i radicali”, nel senso di alleanze con tutti tranne coi Radicali. La proposta che ci ha fatto è quella di un “apparentamento tecnico” alla Regione Lazio all’interno della coalizione del centrodestra che ha lui come candidato presidente, un apparentamento che in teoria rende più agevole la possibilità che ci sia in regione un eletto della listaamnistia, Giustizia, Libertà.
Ci siamo confrontati, sono emerse valutazioni diverse. Sia chiaro, la discussione non era sull’essere fascista o meno di Storace, sull’onta di andare con quella storia politica. La storia radicale ci ha per fortuna fornito gli anticorpi rispetto al fascismo degli antifascisti. Peraltro, l’Italia si trova in una situazione di fascismo democratico in cui tutte le istituzioni producono, insieme ai partiti, illegalità, negazione dei diritti civili, violazione dei diritti umani e povertà. Mettersi in questo tipo di discussione sarebbe tutto fuorché corrispondente alla storia del Partito radicale e alle nostre analisi. Prima di entrare nel merito, però, occorre tornare all’origine di questa situazione.
C’è stata una decisione da parte del Partito democratico di Pierluigi Bersani di “pulizia etnica”, io direi anche etica, contro i Radicali, contro le istanze di cui i Radicali sono portatori, in continuità con l’ostracismo e la marginalizzazione storica nel nostro Paese di ogni sorta di sinistra liberale.
Abbiamo ricevuto tre “no” nel corso di questo periodo pre-elettorale, tutti diversamente motivati e proprio per questo rivelatori di una decisione comune. Per ciò che riguarda le elezioni politiche nazionali, il Pd ha creato un’alleanza con Nencini e con Vendola scegliendo a priori di escludere i Radicali, gli stessi che fino all’ultimo sono stati nei loro gruppi parlamentari. L’unica motivazione pubblica l’ho sentita da Bersani pochi giorni fa, che ha detto di volere nel nuovo Parlamento “meno tribolazioni”. Ambrosoli e Zingaretti si sono adeguati alla decisione di Bersani. Ambrosoli ha proposto ai Radicali di sostenere due candidati, scelti da loro, che sono all’interno della sua lista civica (!); poi ha chiesto di eliminare dal simbolo la parola “amnistia” perché non di competenza regionale, senza capire che si tratta di un tema che rappresenta molto più del semplice provvedimento di amnistia.
Da parte di Zingaretti abbiamo ricevuto un divieto che deriva da un diktat partitocratico che rende indistinguibili i buoni dai cattivi: avremmo dovuto accettare che i nostri consiglieri uscenti Rossodivita e Berardo, coloro che hanno fatto luce su quanto accadeva nel Lazio e nelle altre regioni italiane, non potessero essere ricandidati. Accettare questa condizione avrebbe voluto dire accettare la cancellazione della alterità radicale che rappresentiamo. Zingaretti ha parlato della necessità di rinnovamento totale come un’istanza che viene dal Paese, ma credo che gli italiani ai Radicali chiedano di continuare a fare quello che han sempre fatto, ovvero svelare le porcherie che accadono nelle istituzioni e lottare per i diritti di tutti e per la conoscenza.
Le ragioni di questa decisione? Il Pd ci sta facendo pagare le storiche vittorie che abbiamo ottenuto alla Camera e al Senato, pubblicando consulenze, contratti e appalti per miliardi di euro del Parlamento, usato come un bancomat per imprenditori amici. Ci fanno pagare lo scandalo, cioè la conoscenza, che i nostri consiglieri regionali hanno fatto conoscere rispetto ai fondi dei gruppi regionali utilizzati come finanziamento occulto dei partiti o dei singoli eletti. Ci fanno pagare il fatto di essere stati gli unici a opporci all’accordo Italia-Libia mentre D’Alema e Berlusconi stavano sotto la tenda di Gheddafi. E ci fanno pagare, oltre a tutte le altre volte in cui siamo stati fuori dal coro, il non aver taciuto sul ruolo di che ha avuto il Presidente Napolitano nel mantenere la Repubblica in una condizione di flagranza criminale, contro i diritti umani e contro lo stato di diritto.
I giornali riportano che tu saresti stato contrario all’apparentamento con Storace…
Si, è vero, ho dato una valutazione contraria all’accordo. Riconosco a Storace di avere fatto una scelta coraggiosa e di averla presentata in maniera non conformista, chiedendo un alleanza per fargli da opposizione. Una scelta dettata anche dalla convenienza, ma credo anche che non sia estraneo un atto di gratitudine da chi come lui, dalla sua esperienza trentennale nel Movimento sociale italiano, ha conosciuto e sa cosa i Radicali hanno fatto per rompere l’atteggiamento fascista degli antifascisti. Certo, un atto liberale non basta a fare di Storace un liberale e un democratico.
Le ragioni della mia valutazione negativa derivano -al netto della difficoltà di far comprendere la complessità della scelta nelle attuali condizioni antidemocratiche, con elezioni regionali che inevitabilmente si perderanno nella campagna elettorale nazionale- dal fatto che l’apparentamento tecnico significa contribuire, almeno in potenza, alla vittoria di una coalizione che si colloca in continuità con la giunta Polverini e che ha al suo interno il Pdl romano e, per quanto mi riguarda, questa scelta non mi convince. Dissi lo stesso settimane fa rispetto ad un eventuale accordo con la coalizione della Bongiorno che aveva l’Udc laziale -e cioè Vaticano e cementificatori- quale guida.
Continuo a credere nelle ragioni e nella forza ideale della lista amnistia Giustizia Libertà. Di fronte all’ospitalità negata da Monti e l’epurazione di Bersani, sono convinto che si sarebbe dovuto proseguire andando da soli, una scelta solitaria a partire dalla quale costruire, anche se momentaneamente perdente, una opposizione davvero alternativa a questo Regime.
Ma comprendo anche le ragioni opposte alle mie e credo che sia un momento duro per i compagni che devono decidere su questa situazione. Sia chiaro, però, i Radicali rimarranno sempre loro stessi, non cambieranno certo per un apparentamento tecnico. Mi auguro comunque che ci saranno dei Radicali eletti all’interno del Consiglio regionale del Lazio.
Un accordo con Storace si potrebbe portare dietro un accordo nazionale con il Pdl? Ne avete parlato?
No, di questo non abbiamo parlato.
Come sta andando la raccolta firme per la lista amnistia, Giustizia e Libertà?
Ringrazio innanzitutto i compagni che sono impegnati in giro per l’Italia con i tavoli in condizioni climatiche terribili. L’appello che faccio ai nostri ascoltatori è quello di andare sul sito amnistiagiustizialiberta.it dove è possibile trovare l’elenco dei tavoli, regione per regione. So che ci sono difficoltà in molte circoscrizioni, in Veneto, in Lombardia 2 e 3, in Piemonte, in Umbria, nelle Marche, nel Lazio a Latina e in Calabria, per cui chiedo a tutti gli ascoltatori di andare a firmare, portando con loro amici e parenti. Si possono raccogliere le firme fino a tutta domenica.
Ci sono le case circondariali in cui stiamo andando per far firmare i detenuti, i loro familiari, gli agenti, per trovare riscontro rispetto da chi ha a cuore gli obiettivi della nostra lista. Basterebbero poche centinaia di firme in ciascuna circoscrizione e ce la potremmo fare a essere presenti in tutta Italia alle prossime elezioni. Mai come questa volta gli ascoltatori di Radio Radicale possono fare la differenza: andate su www.amnistiagiustizialibertà.it, cercate il tavolo nella vostra città e mandate sms e e-mail ai vostri contatti.
Intanto la campagna elettorale prosegue, qual è la tua impressione?
Appare sempre più sotto gli occhi di tutti come lo Stato italiano viola diritti umani e civili, a partire dal diritto a libere elezioni. Gli autenticatori continuano a essere un’incertezza assoluta per noi: nessuno dei tribunali agevola i cancellieri ad andare presso i tavoli per autenticare le firme, lo stesso avviene per i funzionari di Comuni e Province. Quella “pulizia etnica ed etica” di cui sopra si riflette anche in questa situazione di difficoltà della raccolta firme, dove a parte delle meritorie eccezioni tanti consiglieri di altri partiti si rifiutano di offrire il servizio pubblico di autenticazione delle firme. Ho scritto nuovamente al Ministro dell’interno e della Giustizia ma sono chiusi nella loro inerzia. E i media? Giorni fa abbiamo depositato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per i cinque anni di cancellazione illegale delle tribune politiche e cosa hanno fatto? Le tribune pre-elettorali si sono trasformate in una farsa, con ascolti da 200 mila persone. Ne fa di più Radio Radicale, dovresti farvi pagare un supplemento del contratto di servizio! L’uccisione delle tribune, cioè gli unici spazi regolamentati con equal time, è funzionale per lasciare carta bianca all’arbitrio dei talk show, dove ci sono i duetti, le invenzioni, il teatrino e i casting. L’unico voto utile, non buttato, alle prossime elezioni sarà quello dato alle liste amnistia, Giustizia e Libertà.
*trascrizione a cura di Valeria Rasi
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