Lombardia: i Radicali e le elezioni

Regione Lombardia

Di Valerio Federico (Direzione nazionale di Radicali Italiani):  

I Radicali in Lombardia, sostenendo elettoralmente un candidato Governatore piuttosto che un altro, potranno concorrere a determinare un’alternanza al blocco di potere Formigoni – Comunione e Liberazione – Compagnia delle Opere che da un ventennio guida la Regione in ambito politico ed economico-finanziario. Con la loro azione politica i Radicali si propongono da anni, invece, come alternativi al sistema formigoniano e alla sua impostazione illiberale e confessionale.
Perseguire l’alternanza, dunque, per proporre, dentro l’istituzione lombarda, l’alternativa? Sì, questo può essere l’obiettivo dei Radicali a partire dal prossimo appuntamento elettorale.

È necessario ricordare, prima di valutare le opzioni per le elezioni, che al banchetto del ‘celeste’ hanno partecipato in questi anni altre componenti lottizzatorie oltre a quella ciellina, dai leghisti primi fra tutti, ai berlusconiani, agli uomini di La Russa, a Letizia Moratti e ad altri ancora. Il sistema si è consolidato grazie all’assenza di opposizione politica del Partito Democratico, assenza che ha accompagnato l’espansione affaristica in Lombardia delle cooperative rosse. La magistratura, inerme per anni, si è risvegliata parzialmente solo recentemente evidenziando il carattere corrotto e corruttivo del sistema. Questo sistema, travolto da scandali legati in primis al rapporto malato tra politica e affari, ha inoltre prodotto provvedimenti confessionali più volte sostenuti anche dal Partito Democratico.

Qualunque schema elettorale si possa esaminare va premesso che i Radicali dovranno tentare di scongiurare quello che è lo scenario probabile: la sostituzione di alcuni protagonisti del sistema con altri, con la conseguente modifica dei rapporti di forza, senza che l’infrastruttura illiberale, confessionale e illegale del sistema stesso venga riformata. L’alternativa Radicale dovrà avere questo compito riformatore. Un’alternanza di coalizione elettorale potrà essere solo un punto di partenza.

Individuato il cuore del regime formigoniano nel rapporto perverso tra politica e privato assistito, i Radicali saranno verosimilmente gli unici a proporre una via d’uscita che punti sul ripristino della libera concorrenza tra soggetti privati e/o pubblici e sulla meritocrazia in alternativa a una espansione, ugualmente pericolosa, del controllo politico sul settore pubblico o del controllo politico sui soggetti privati.

Una presenza Radicale al Pirellone potrebbe risultare uno strumento unico e insostituibile per contrastare la riproposizione del sistema formigoniano con altri attori. A questo fine la lista di scopo a livello regionale non avrebbe tecnicamente una sua utilità anche se politicamente manterrebbe un suo valore legato all’illegalità del regime lombardo e all’urgenza di interrompere la flagranza criminale dello Stato e quindi anche delle sue articolazioni regionali. L’amnistia e una complessiva riforma della Giustizia non passano però dall’istituzione regionale. Non appare dunque semplice, anche in termini di comunicazione, promuovere l’alternativa al sotto-sistema lombardo con una lista di scopo “nazionale”. Una lista Radicale tout court che in Lombardia affiancasse all’urgenza nazionale l’urgenza lombarda, sarebbe strumento forse più adeguato e potrebbe, con Marco Cappato candidato a governatore, rappresentare nello stesso tempo l’essenza Radicale così come l’azione politica e l’analisi prodotta negli ultimi anni. Naturalmente si ridurrebbero le chance di entrare in Consiglio regionale vista l’impraticabilità democratica che impedisce di “raggiungere” i cittadini.

Tralasciando ora le difficoltà “di scopo”, gli altri scenari possibili prevedono il sostegno ai candidati Ambrosoli o Albertini con una lista di area Radicale. Al di là dell’interesse che i candidati citati possano esprimere per questa soluzione va subito detto che risulterebbe inutile elencare una serie di motivazioni che evidenzierebbero quanto entrambi i candidati, e le coalizioni che li sostengono, siano lontani dagli “scopi” Radicali.

Sarebbe opportuno un sostegno ad Ambrosoli considerando che il candidato “parte” oggettivamente fuori dal sistema. Il partito principale che lo sostiene, il PD, impotente o contiguo da anni, ha il “merito” di non essere stato in grado di produrre un proprio candidato rendendo possibile la riproposizione dello schema Pisapia e, dunque, potenzialmente, un ruolo per i Radicali.

Un eventuale sostegno Radicale ad Albertini potrebbe essere perseguibile solo senza una presenza diretta degli uomini di Formigoni in coalizione, ipotesi ancora viva in queste ore. Se questa possibilità venisse scongiurata si tratterebbe di uno scenario, in scala regionale, in linea con la richiesta di Pannella diretta in queste ore a Monti.

Albertini è una figura politica estranea al blocco Formigoni-CL ma allo stesso tempo si tratta di un uomo interno al potere milanese e lombardo da alcuni decenni, non sgradito alle gerarchie ecclesiastiche e convintamente sostenuto dall’UDC. Come Monti, potremmo dire, ma, a differenza del capo del Governo, Albertini non ha resistito al “dominus partitocratico” nella sua vita politica. In occasione delle ultime elezioni comunali non esitò ad accettare la presidenza di Edipower propostagli dalla Moratti appena dopo aver “minacciato” di candidarsi in alternativa proprio a signora Letizia.

Vi è un ultimo scenario possibile che permetterebbe di superare le difficoltà legate a una lista di scopo per l’amnistia a livello regionale: la presenza di alcuni Radicali, a partire da Marco Cappato, nelle liste “per Ambrosoli” sui quali concentrare l’azione politica Radicale lombarda. Soluzione, questa, compatibile con l’azione di scopo nazionale.
Chiedere dunque l’ospitalità per l’alternativa Radicale al regime ciellino - formigoniano a un uomo estraneo alle dinamiche di potere della Regione potrebbe essere una possibilità da valutare nelle prossime ore.

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