Bolognetti - Passato, presente e futuro: i Radicali e la difesa dello Stato di diritto

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani
Qualcuno dice che guardo al passato. Insomma, sono ingessato, mummificato e magari ingenuo e incapace di qualsiasi tipo di analisi.
Purtroppo a certo “pragmatismo” preferisco l’azione e la lotta di quel Carlo Rosselli che diceva: "E' questa assenza di vita, di fede coerente, di combattività che spaventa. Si creda pure nella luna, ma che si combatta per la luna." E per fortuna riesco ancora a riconoscermi, a sentirmi rappresentato e a nutrirmi delle parole di chi dice: "E quindi ho l’onere di proporre le forme di lotta e resistenza per la difesa del diritto, della Legge, dei Diritti Umani, della Costituzione italiana, che vedono i massimi responsabili dello Stato con responsabilità che hanno come solo precedente quello degli infami regimi comunisti, nazisti e fascisti dello scorso secolo".
Il passato vive in noi e ci attraversa, e forse insegna o dovrebbe insegnarci qualcosa. Ferruccio Parri nella prefazione a “Elogio della galera”(Laterza 1968), parlando di Ernesto Rossi, scrive: “…alla penna di Rossi nella sua ansia di chiarezza, quando, di lettura in lettura, di pensiero in pensiero, si interroga sulla vita e sulla morte e sul problema del male. Perché io agisco così, cosa è questa coscienza che mi comanda? Non è la filosofia, non è la religione che la spiega a Rossi; non l’etica tradizionale, se mai la poesia. Resiste a ogni dubbio, a ogni analisi una certezza di fondo. Lasciamoci comandare da essa. Vivere è agire, da uomini non da servi”.
Nel 2010 affermavamo in un importante documento a prima firma Emma Bonino e Marco Pannella: “Senza democrazia non ci sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”. Il “passato” contenuto in quel documento è fin troppo attuale, così come è attuale il contenuto de “La Peste Italiana”, e parlano e sono fin troppo eloquenti i dati forniti dal Centro d’Ascolto di Gianni Betto che raccontano la scientifica rimozione di una storia, magari per meglio koglionare gli “Italiani brava gente” di cui parla Marco Pannella.
Altri dicono: “bisogna stare attenti; potremmo rimanere a piedi”. Può darsi, ma “a piedi” potremmo restarci, e per davvero, se cedessimo a mere tentazioni “entriste”.
No, non credo di essere rimasto ancorato al passato, piuttosto credo di essere ancorato alla difesa dello Stato di diritto e al desiderio di riconquistare spazi di agibilità democratica nell’Italia sempre più “democrazia reale” e sempre meno libera, sempre più appestata dai miasmi di un sistema in decomposizione.
Se qualcuno me lo chiedesse, la mia risposta sarebbe: sì, mi riconosco in quanto ha scritto Pannella sul Regime. Mi riconosco in quel “Cercheremo quindi di compiere di nuovo il miracolo che compirono dalle carceri o dall’esilio coloro che riuscirono a proporre all’Europa intera, al mondo contemporaneo, l’alternativa civile, politica e morale alla presente, troppo presto purtroppo di nuovo umiliato e infamato dal Regime detto tuttora Repubblica italiana”.
Credo anche che sia importante focalizzare l’attenzione a quel riferimento all’appello del 1976, che consentì a un manipolo di Radicali di entrare in Parlamento.
No, non sono rimasto a quelli che per qualcuno sono solo i “rottami” del “passato”, ma piuttosto resto ancorato alla difesa della democrazia. E quella vale con il proporzionale, con il maggioritario, con il Porcellum, con il ventennio e con il sessantennio.
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