Non C'è Pace Senza Giustizia: L'Italia può finalmente pienamente cooperare con la Corte Penale Internazionale

Corte Penale Internazionale

 

Con l'approvazione ieri alla Camera dei Deputati del disegno di legge di adeguamento dell'ordinamento italiano allo Statuto della Corte Penale Internazionale (CPI), il Parlamento ha finalmente sanato un'imbarazzante carenza normativa esistente sin dal 1999 e che impediva ai tribunali nazionali e alle autorità italiane di cooperare con la Corte nelle sue indagini e azioni giudiziarie, ripristinando così un dato di legalità riguardo al rispetto da parte del nostro Paese dei Trattati di cui è parte.

 

L'Italia, quindi, da oggi non è più in posizione di flagrante inadempienza, che ne faceva una potenziale "zona franca" per gli autori dei più efferati crimini contro l'umanità senza rischiare di essere tratti in arresto e tradotti all'Aja, ma questo fondamentale passo avanti della giustizia sull'impunità arriva con un ritardo clamoroso.

 

Dopo essere stato uno dei paesi che più si è speso a livello diplomatico per rendere possibile la Corte e tra i primi a ratificarne lo Statuto, non possiamo che ricordare che ci sono voluti sette anni dall'entrata in vigore dello Statuto di Roma affinché il Parlamento iniziasse l'esame di un provvedimento di adeguamento e ulteriori tre anni perché si arrivasse finalmente alla sua approvazione. Senza la caparbietà dei deputati radicali, in particolare di Matteo Mecacci e Rita Bernardini, e di quei colleghi che ci hanno sostenuti, di fronte a scuse, ostruzionismo e altro, probabilmente non saremmo riusciti a superare questa anomalia.

 

Adesso, occorre far si che la Corte diventi davvero universale e rafforzi il suo impatto a livello politico globale e nazionale, nelle menti dei potenziali criminali e nella vita delle vittime e delle popolazioni che hanno subito reati di diritto internazionale. La piena cooperazione degli Stati Parte nonchè l’adesione di nuovi Stati, nei prossimi anni, sarà essenziale per assicurare che questo strumento costituisca una promessa di giustizia reale e non solo una « tigre di carta».

 

 

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