"Sciopero della fame per l'Amnistia e la giustizia"

Giustizia martelletto

Fonte Il Quotidiano della Basilicata, 27 ottobre 2012(pag. 1 e 21)

Di Maurizio Bolognetti

Mentre sulla questione giustizia/carceri, in queste ore, prende corpo e forza l’iniziativa nonviolenta, rilanciata da Rita Bernardini e Irene Testa, per richiamare una volta di più le nostre istituzioni ad agire per interrompere “la flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione”, Monsignor Agostino Superbo ancora una volta non ha voluto far mancare la sua voce, ribadendo che “la Chiesa sente che l'impegno per l'amnistia, la giustizia, la liberta' rappresenta un fatto che va nella direzione di una possibile e necessaria riconciliazione”.
Per parte mia, intendo rispondere e corrispondere all’attenzione di Monsignor Superbo affermando che le sue parole confortano la determinazione di tutti coloro che hanno compreso che occorre rimettere il nostro Stato sui binari di una legalità da troppo tempo negata e che si traduce, per dirla con Marco Pannella, in “strage di popoli”.
Rita Bernardini e Irene Testa, nell’annunciare l’inizio di un dialogo nonviolento rivolto a chi si spera saprà almeno questa volta ascoltare, hanno affermato che occorre agire per richiamare il nostro Stato a rispettare la sua propria legalità.
Agire per non peccare di ignavia, agire per ricordare ai tanti Ponzio Pilato che il provvedimento di amnistia che invochiamo da tempo è amnistia per una Repubblica incapace di onorare le sue leggi e le convezioni internazionali a tutela dei diritti umani, che pure abbiamo recepito e ratificato.
Servono opere e non omissioni e occorre, per dirla con i direttori del Sidipe, che uno Stato assurto al ruolo di delinquente professionale “mantenga fede agli impegni e alle promesse celebrate nelle sue leggi”.
E occorre anche che la voce dei senza voce, delle centinaia di caduti sul campo dell’assenza di legalità e Stato di diritto, finalmente possa essere ascoltata. Perché i morti parlano.
Occorre che il dibattito negato sulla bancarotta della giustizia finalmente viva ed esploda, perché la questione giustizia è davvero la più grande questione sociale che c’è in questo Paese.
Riconciliazione è una bella parola e davvero occorre riconciliare e sintonizzare il nostro Stato sulle frequenze dello Stato di diritto. Milioni di persone oggi nei panni di vittime e imputati pagano dazio e attendono invano giustizia.
Da qualche giorno ho iniziato uno sciopero della fame, perché non voglio e non posso rassegnarmi, perché sapendo - per dirla con le mie compagne Rita e Irene - non posso girare la testa dall’altra parte.
Con Rita, con Irene, con Maurizio, con Valter, con Carlo, con i miei compagni radicali, con chi ha fede, con tutti coloro che credono in quello che fanno e – mi sia consentito - con Marco Pannella, che ogni giorno ci indica una rotta difficile ma che è l’unica possibile per chi ha deciso di battersi “per la vita del diritto e il diritto alla vita”, ripeto Amnistia, Amnistia, Amnistia per la Repubblica!
 
Approfondimenti
LA LETTERA DI MONSIGNOR AGOSTINO SUPERBO
Potenza, 25 ottobre 2012
Sono in piena sintonia con quanto dichiarato da Mons. Domenico Pompili. Nella sua quotidiana missione di testimonianza del Vangelo la Chiesa sente che l'impegno per l'amnistia, la giustizia, la liberta' rappresenta un fatto che va nella direzione di una possibile e necessaria riconciliazione. Con i miei confratelli vescovi di Basilicata ricordavamo qualche mese fa che l'attenzione verso i carcerati si concretizza attraverso la quotidiana vicinanza dei cappellani e dei volontari ai drammi e ai percorsi di recupero di ciascuno nella convinzione che se lo Stato deve tutelare la societa' dalla minaccia dei criminali, deve pure, in pari tempo, reintegrare chi ha sbagliato senza calpestarne la dignita'. Fa parte di questa sensibilita' anche l'attenzione al mai risolto problema del sovraffollamento e del degrado delle carceri che attende di essere definitivamente affrontato. Fermo restando l'attuazione effettiva della giustizia, che va sempre assicurata in considerazione del doveroso rispetto verso le vittime e i loro familiari, l'auspicio  è che si punti a promuovere uno sviluppo del sistema carcerario capace di adeguarsi alle esigenze della dignita' umana, anche attraverso il ricorso a pene non detentive o a diverse modalita' di detenzione. Anche per questo appare valido anche il ricorso ad una decisione del governo che renda possibile l'amnistia. Come Chiesa locale, il giorno 6 Ottobre u.s., per la prima volta nel carcere di Potenza, cinque detenuti, ben preparati, hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione (Cresima). Ciò è stato possibile, grazie al lavoro del Cappellano, alla disponibilità della Direzione ed alla presenza discreta e attiva dei volontari.
I neo-cresimati, accogliendo il dono dello Spirito Santo, si sono impegnati a rafforzare il cammino, già iniziato, di purificazione e di fede, per poter essere testimoni di Gesù Cristo, nel duro e doloroso ambiente del carcere.
A. Superbo

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