Il processo comunicativo, l’Eni e i monitoraggi Arpab della qualità dell’aria

Eni

"L'Eni ce li contesta, noi li rimettiamo a posto...è chiaro che un'azienda appena noi gli contestiamo un superamento ci dice che la centralina non rileva bene...".

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani

Tocca rassegnarsi: la Val d’Agri è un feudo dell’Eni. Non a caso, tra il serio e il faceto, ho voluto ribattezzare una delle più belle valli lucane Valle dell’Agip.

Dopo l’ennesima “anomalia” verificatasi presso il centro oli di Viggiano, ho riletto il Protocollo d’intenti” stipulato tra Eni e Regione Basilicata il 18 novembre 1998, quello recante in calce le firme di Angelo Raffaele Di Nardo e di Franco Bernabè.

Pensate, avevano scritto che qualsiasi attività connessa allo sfruttamento degli idrocarburi avrebbe dovuto “essere attuata non già in riferimento ai massimi livelli di tollerabilità ambientale previsti dalla legge”, bensì garantendo “la minimizzazione dell’incidenza sull’ambiente, attraverso l’opportuna utilizzazione di tutte le migliori tecnologie disponibili”.

Come siano andate le cose, ad iniziare dall’istituzione dell’Osservatorio ambientale, è noto. Tante parole e pochi fatti, con l’Eni che ha operato in una situazione di sostanziale autocontrollo, nella più assoluta assenza di seri e sistemici controlli terzi.

Nel feudo può capitare che il Comune di Viggiano in un carteggio - destinato a rimanere top secret - intercorso con il feudatario Eni in data 24 maggio 2012 lamenti il superamento “sia di medie orarie sia di medie giornaliere” delle emissioni inquinanti misurate in continuo non da un qualche ente terzo come l’Agenzia regionale per l’ambiente, ma dalla stessa Eni.

Come da consuetudine, il comune di Viggiano, pur manifestando il timore che i superamenti potessero nuocere alla salute,  si è guardato bene dal mettere al corrente i sudditi, pardon i cittadini. Le cose nella Valle dell’Agip, si sa, vanno gestite con discrezione e magari  per fini che poco hanno a che fare con la tutela dell’ambiente e della salute umana.

Ma non finisce qui. Sempre in data 24 maggio 2012, il Comune di Viggiano, rivolgendosi all’Eni, scrive: “Le centraline di monitoraggio dell’aria una volta realizzate e collaudate, dovevano, entro la fine del 2011, passare in gestione all’Arpab, ma a Noi ancora non è stato comunicato nulla al riguardo.” Per essere ancora più chiari, gli uffici del comune di Viggiano parlano di centraline Eni che avrebbero dovuto essere trasferite in gestione all’Agenzia per l’ambiente.

Segnatevelo quel “una volta realizzate e collaudate”, tornerà utile in quello che sto per raccontare.  

È il 28 settembre 2012 e la routine degli abitanti di Viggiano viene interrotta dall’ennesima “anomalia” verificatasi presso il Centro oli.

A partire dalle ore 13.00 si elevano dalla torcia dell’insediamento industriale, che in base alla direttiva Seveso è classificato a rischio incidente rilevante, alte fiammate e una colata bianca, chiaramente visibile in un video prodotto dal sottoscritto e pubblicato da Radio Radicale.Nella stessa giornata, alcuni cittadini residenti nelle contrade ubicate a ridosso del Centro Oli riferiscono di un boato e qualcuno afferma di aver sentito tremare il pavimento della propria abitazione. A completare il quadro le dichiarazioni di un operaio dell’indotto che lavora all’interno del Centro oli, che fanno a pugni con la solita tranquillizzante velina all’insegna del tuttappostismo diramata dall’Eni.

La cosa davvero incredibile è che dopo la grancassa sulla nascita, con lustri di ritardo, dell’osservatorio ambientale, dopo i proclami sulla necessità di avere monitoraggi adeguati da parte dell’Arpab, a quasi un mese dall’ennesimo incidente/anomalia non è dato conoscere i dati rilevati dalle centraline Eni, date in gestione ad Arpab pochi giorni prima del 28 settembre.

Cosa ancora più stupefacente, il direttore dell’Arpab, ing. Raffaele Vita, quando gli ho chiesto di divulgare i dati dei monitoraggi ha affermato: “Io non posso fare un centro di monitoraggio in tre ore...io ho avviato per la prima volta nella terra di Lucania il rilevamento della qualità dell'aria da circa un mese..."

Come se non bastasse lo stesso Vita ha aggiunto: "L'Eni ce li contesta, noi li rimettiamo a posto...è chiaro che un'azienda appena noi gli contestiamo un superamento ci dice che la centralina non rileva bene...".

Ricordate? Vi ho chiesto di appuntarvi quanto emerso dal carteggio Comune di Viggiano-Eni: quel “una volta realizzate e collaudate”.

Non capisco, non ci arrivo: se le centraline dovevano essere consegnate dopo i collaudi, perché i rilevamenti dovrebbero essere oggetto di “contestazione”? Cosa contesta l’Eni? E perché, dopo mesi di attesa, dalle parole del direttore dell’Arpa Basilicata sembra emergere che quelle centraline devono essere ancora “calibrate”?

Misteri, omertà e manfrine che da troppo tempo si consumano attorno alla vicenda delle attività estrattive, in una terra che in base ai desiderata di Passera e Scaroni dovrebbe essere trasformata in un unico campo petrolifero. 

Intanto, causa attacco informatico, il sito dell’Arpab risulta inaccessibile da giorni.

 



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