Aborto, Associazione Coscioni: Legge sabotata, Balduzzi e Regioni siano garanti di un diritto

Legge 194 sull'aborto

Dichiarazione congiunta di Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, e Mirella Parachini, membro di direzione dell’Associazione Luca Coscioni e vice presidente Fiapac

“Operare affinché le strutture sanitarie bandiscano concorsi riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG; creare un albo pubblico regionale dei medici obiettori di coscienza per consentire ai cittadini la piena cognizione delle scelte operate in tal senso del personale sanitario con cui interagiscono; promuovere l’utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire nell’immediato alle carenze dei medici non obiettori”. Sono le tre misure che l’Associazione Luca Coscioni e l’Aied hanno chiesto di adottare ai presidenti e agli assessori regionali alla salute e su cui chiedono un incontro al ministro Balduzzi.

Proprio Balduzzi, che ha ribadito che la legge 194 sull’aborto “deve essere applicata in ogni sua parte”, ha il compito di verificare che le Regioni evitino situazioni di illegalità.

Ci troviamo infatti in una situazione di flagranza di reato perpetrata dalle istituzioni e dalle strutture preposte a garantire il servizio di interruzione di gravidanza. L’obiezione di coscienza è un diritto, che però non può diventare una pandemia che impedisce di fatto il servizio di IVG nelle modalità e nei tempi previsti dalle legge.

Per citare alcuni dati: 91,3% è la percentuale dei ginecologi ospedalieri obiettori di coscienza nel Lazio (fonte Laiga). Ciò significa code dall’alba per effettuare aborti nelle poche strutture che ancora garantiscono il servizio, con il rischio di superare il termine entro il quale, per legge, si può effettuare l’IVG.

Dobbiamo rassegnarci nuovamente al rischio dell’aborto clandestino? Dobbiamo pensare che le istituzioni nazionali e regionali e le strutture sanitarie si rendano complici di un crimine o di malasanità, mettendo a rischio la salute delle donne?

L' Associazione Coscioni e i radicali, sia alla Regione Lazio che in Parlamento, stanno portando all'attenzione della politica, attraverso interrogazioni e mozioni, dati preoccupanti come i seguenti: le percentuali del personale medico e non medico obiettore risultano essere molto più marcate al sud rispetto alla media nazionale (i ginecologi sono l'85,2 per cento in Basilicata, l'83,9 per cento in Campania, l'82,8 per cento in Molise e l'81,7 per cento in Sicilia; gli anestesisti sono il 77,8 per cento in Molise, il 77,1 per cento in Campania ed il 75,7 per cento in Sicilia; il personale non medico è l'87 per cento in Sicilia è l'82 per cento in Molise).

Il Ministro Balduzzi per ora ha risposto ad una interrogazione dell’on. Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente onorario dell’Associazione Luca Coscioni, presentata in Commissione Affari Sociali, dichiarando che “Per gli aspetti di competenza questo Ministero, ritiene che sia corretto assicurare il giusto equilibrio tra i diversi valori in gioco, nel senso che il diritto ad esercitare l'obiezione di coscienza non deve prevalere sul diritto all'assistenza e alle cure e viceversa”.

Questa risposta deve trovare con urgenza attuazione pratica da parte del Governo e delle istituzioni.

Ricordiamo che l’iter della mozione dei radicali, presentata sempre dall’On. Farina Coscioni, e firmata anche da diversi esponenti del Partito Democratico che realmente impegnerebbe il Governo a garantire sia l’obiezione ma anche il diritto all’aborto, è ancora in corso.

Se a breve, dunque, chi di competenza non ci risponderà e/o metterà in atto provvedimenti atti a garantire il diritto all’aborto, sancito per legge, non saranno escluse azioni giudiziarie nei confronti dei soggetti che, appunto, violano la legge.

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