Finanziamento pubblico ai partiti: «Una legge orribile che va cancellata immediatamente»

Mario Staderini, intervista

Quella che segue è la trascrizione -non rivista dall'autore- dell'intervista del venerdì del segretario di Radicali italiani Mario Staderini. Tra i temi trattati il finanziamento pubblico dei partiti e la battaglia della delegazione radicale in parlamento, la riforma della legge elettorale, Grillo e il Movimento 5 stelle, l'annuncio di Montezemolo, il discorso di insediamento del nuovo presidente di Confindustria Squinzi, il caso Gotti Tedeschi dimissionato dallo Ior, la discarica di Corcolle, i referendum di Roma e le iniziative di delibera popolare in tutta Italia. La trascizione è a cura di Elisa Fachiri.

Il Parlamento sta discutendo in questi giorni del tema del finanziamento pubblico ai partiti, c’è stata una grossa battaglia con Maurizio Turco in prima linea: facciamo il punto.
L’articolo di oggi (venerdì 25 maggio-ndr) di Furio Colombo sul Fatto Quotidiano descrive bene la situazione perché riesce a far figurare al lettore quello che sta accadendo e cioè che il Parlamento sta andando verso un binario morto portandoci tutti a sbattere. Con questa nuova legge si tenta di far credere che ci sarà una riduzione dell’importo del finanziamento, ma in realtà il vero effetto è quello di reintrodurre ufficialmente il finanziamento pubblico in quanto tale. I soldi andranno adesso in maniera ufficiale agli apparati dei partiti per pagare la struttura, moltiplicando l’effetto antidemocratico e conservando lo status quo. È un sistema organizzato per fare in modo che si mantengano i rapporti di forza già esistenti tra i partiti: stiamo parlando di cinque partiti al massimo che si spartiscano l’intera torta.

L’entità del finanziamento rispetto agli anni passati è stata ridotta di un minimo, ma siamo ben lontani da ciò che i cittadini chiesero con il referendum sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Al tempo stesso si moltiplica l’effetto antidemocratico intervenendo anche sul finanziamento privato da parte dei cittadini: mentre sino ad oggi c’era la possibilità di fare la differenza rispetto agli altri attraverso la capacità di raccogliere il finanziamento privato dei cittadini, oggi si aggiunge un sistema di premio per cui ad ogni euro donato dai cittadini si aggiungono 50 centesimi di finanziamento statale.

È una legge orribile che va cancellata immediatamente e come Radicali Italiani ci stiamo già organizzando sul territorio, potete andare sul nostro sito radicali.it per dare da subito la disponibilità ad impegnarvi a partire da ottobre nella raccolta delle firme e nella loro autenticazione (se siete un consigliere comunale o provinciale o un funzionario di comune e provincia). La nostra intenzione è quella di portare avanti un pacchetto anti-regime e anti-partitocratico, con Michele De Lucia e altri compagni stiamo lavorando ad un pacchetto di referendum che preveda un progetto alternativo di governo, a partire dal finanziamento pubblico dei partiti. Per fortuna grazie al lavoro che i parlamentari radicali hanno fatto in aula in questi giorni, e in particolare grazie a Maurizio Turco, gli italiani hanno potuto conoscere un po’ di più di quello che stava accadendo in aula, perché in quarantotto ore c’è stato un nuovo blitz.

Il modello verso cui si deve andare è legato non solo all’articolo 49 della Costituzione, ancora da attuare, cioè garantire la democraticità interna ai partiti, ma soprattutto alla legge elettorale.

Ricordo che nel 1993 quando i cittadini votarono, tra i vari referendum radicali, quello sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e quello per l’abolizione della legge elettorale proporzionale, mandarono un messaggio omogeneo di riforma rispetto al rapporto tra stato e cittadini e tra cittadini e politica: veniva bocciato il sistema elettorale proporzionale che aveva portato ai danni di irresponsabilità della cosiddetta prima repubblica e al tempo stesso veniva bocciato il sistema di finanziamento su cui si basava proprio quel sistema elettorale, fatto di soldi elargiti ai partiti in proporzione ai voti ottenuti in percentuale a livello nazionale.

Essere intervenuti sulla legge di finanziamento pubblico ai partiti indipendentemente dalla riforma della legge elettorale è la dimostrazione di come si voglia, ancora una volta, condizionare le scelte sulla legge elettorale. L’esempio è molto semplice se ricordiamo quello che accadde dopo i referendum del 1993: quella riforma nel sistema - diventato a collegio uninominale maggioritario - venne vanificata dal fatto che si mantenne una quota del 25% proporzionale e si legò il finanziamento ai partiti a quella quota proporzionale anziché ai collegi uninominali. Alla fine degli anni novanta si arrivò ad abbassare il requisito per poter accedere al finanziamento pubblico all’1% della quota proporzionale. In pratica era un invito alla moltiplicazione dei partiti che ci hanno sguazzato e oggi vogliono riproporre lo stesso.
Noi diremo no, attraverso un referendum abrogativo di questa legge e lotteremo affinché, attraverso una legge elettorale maggioritaria a collegio uninominale, siano condizionati gli eventuali strumenti che lo stato fornisce alla politica e ai candidati del collegio.

La finalità del finanziamento non deve essere quella di mantenere gli apparati ma eventualmente di consentire l’accesso alle elezioni a chi altrimenti non avrebbe la possibilità di parteciparvi. Adesso se io prendo il 20% dei voti lo stato mi da il 20% della torta dei soldi: non ha senso! Perché l’eventuale finanziamento ha come unico scopo quello di rendere accessibile le elezioni a chi altrimenti non ci starebbe, dare i soldi dopo e darne di più a chi ha preso più voti è veramente un controsenso, ed ha una funzione meramente conservativa.

A proposito di legge elettorale, si sta andando verso un compromesso tra i partiti che potrebbe sfociare in un doppio turno alla francese, che ne pensi?
Io il doppio turno non lo amo particolarmente, preferisco un sistema classico, anglosassone in cui ci siano due o tre partiti e si giochi tutto al primo turno. Credo però che questa sia solo una mossa del Pdl e di Berlusconi, il fatto che vogliano collegare una riforma semi-presidenziale con legge costituzionale, rende difficile credere che si arriverà ad una vera legge elettorale nel 2013. La lotta sarà questa: dovremo cercare di imporre quello che non è accaduto con il finanziamento pubblico ai partiti, e cioè un dibattito vero che coinvolga l’opinione pubblica. Io non credo che con questa legge elettorale si arriverà mai ad evitare l’astensionismo di oggi, che sarebbe una ripicca per aver mantenuto una legge che fa schifo a tutti. Abbiamo avuto la fortuna di poter far conoscere ad un minimo di classe dirigente italiana che esiste un principio, quello della stabilità delle legge elettorale, ribadito dal Consiglio d’Europa e accettato dall’Italia nel Consiglio dei ministri, che dice che non si cambiano le leggi elettorali ad un anno dal voto perché in questa maniera si falsa il gioco democratico. Oggi siamo ad un anno dal voto oggi, la legge elettorale quindi va fatta in questi due mesi, senza lasciare che si arrivi a ridosso delle elezioni mutando le carte in tavola, e questo sarà uno degli obiettivi dei Radicali.
Anticipo che, ci sarà una riforma elettorale degna di questo nome solamente se i singoli parlamentari cominceranno ad emergere in quanto tali e la smetteranno di stare appresso a ordini di scuderia di partiti che non esisteranno più. Quanto sta accadendo in questi giorni conferma quello che i Radicali dicono da trent’anni: questi partiti devono chiudere per lasciare spazio a qualcosa di veramente democratico

Ci sono stati i ballottaggi, con l’esplosione di Grillo. Leggo un sondaggio di SWG per Agorà di RaiTre, dove si evince che il M5S scavalca addirittura il Pdl, diventando il secondo partito italiano.
Premesso che io diffido di qualsiasi sondaggio, non solo per quello che riguarda i partiti con una bassa percentuale, ma anche per i partiti con un’alta percentuale, ricordo sempre che per due anni siamo andati avanti ascoltando i sondaggi di Ballarò in cui si diceva che il Terzo Polo accumulava percentuali che superavano il 20% e abbiamo visto le ultime elezioni come sono andate. Detto questo, non c’è dubbio che questo è il momento di apice del M5S, anche perché è riuscito ad ottenere una centralità: è chiaro che la partita che viene mostrata all’esterno è quella del M5S contro tutti gli altri.

C’è anche il primo dato relativo a Montezemolo, che a nemmeno una settimana dal suo annuncio, è dato al 3,5%.
Secondo me il 3,5% non è neanche la percentuale di italiani che oggi sa che Montezemolo vuole entrare in politica, o che addirittura sa chi è Montezemolo e questo la dice lunga su quanto fanno ridere i nostri sondaggisti e su quanto bisognerebbe rimettere in discussione i sondaggi come strumenti di informazione.

L’unica cosa che credo sia opportuno dire rispetto al M5S, ed è anche la similitudine che hanno con i Radicali, come molti ci chiedono, è che il M5S ha come sua forza dirompente l’aver dimostrato di riuscire a rompere una delle questioni centrali nel nostro paese, cioè le barriere all’accesso. Questo è un paese dove ci sono enormi barriere all’accesso, che possono essere semplificate nell’impossibilità per persone che abbiano un’età non superiore ai 50 anni di accedere a qualsiasi tipo di incarico, lavorativo, elettivo, o politico. Proprio qua c’è la similitudine maggiore, in questi quarant’anni i Radicali sono stati gli unici che hanno da sempre favorito l’accesso a chi era ostacolato dalla società: da una parte i giovani, che sono protagonisti nei Radicali, che vantano i segretari ed i parlamentari eletti più giovani nella storia italiana, e dall’altra le donne, a differenza di Grillo che ancora non è riuscito a rompere questa barriera, oggi su nove parlamentari radicali, cinque sono donne.
Credo che questa sia una novità ancora non molto considerata ed è l’elemento di forza trainante del MS5, soprattutto per il loro target di elettorato, cioè principalmente giovani fino ai 35 anni.

In questo periodo anche il mondo economico è in fibrillazione, con l’avvicendamento ai vertici di Confindustria. Squinzi sembra parlare un linguaggio un po’ diverso rispetto a chi l’ha preceduto.
Ho ascoltato l’intervento di insediamento del presidente di Confindustria Squinzi, e piuttosto che soffermarmi su alcuni temi, cari ai Radicali, toccati nel discorso, come l’insopportabile peso fiscale, il mercato del lavoro, i ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese, l’inefficienza della Pubblica Amministrazione, preferirei soffermarmi su due temi. Il primo è l’Europa, il presidente Squinzi ha parlato di Stati Uniti d’Europa facendovi un riferimento molto importante, non semplicemente di facciata, e questa è una buona notizia. Non è il solo a parlarne: anche Boccia del PD, qualche giorno fa, in un dibattito cui ho partecipato, utilizzava queste parole. Si tratterà di verificare che questa evocazione sia poi riempita di contenuto e di iniziative, come ad esempio sta facendo Emma Bonino con Amato ed altri.

Il secondo tema è la legalità, per cui vorrei integrare quello che ha detto il presidente di Confindustria perché ancora non ha portato alle giuste conseguenze. Squinzi ha parlato della centralità della legalità nella possibilità di fare impresa, della lotta alla criminalità organizzata in quelle zone che ne subiscono il controllo e non solo al sud. Questo discorso però va ampliato e spero che avremo l’occasione di fare arrivare al neopresidente dei nostri dossier su come l’aspetto legalità, centrale per fare impresa, debba anche essere inteso nel senso che la giustizia in Italia ritorni a funzionare. Ne abbiamo parlato all’ultimo Comitato di Radicali italiani e c’è un approfondimento sul nostro sito in cui si possono trovare tutti i dati, di istituzioni internazionali universalmente apprezzate, che dimostrano che non esiste possibilità di rilancio dell’economia italiana in assenza di una ripartenza del sistema giustizia.

L’Italia è al 158° posto su 183 paesi nel mondo quanto a capacità del proprio sistema giudiziario di favorire l’impresa, e questo perché una causa commerciale di un’azienda francese sarà risolta in un anno mentre in Italia la stessa azienda dovrà aspettare 4 anni. Il nostro sistema rende tutto più difficoltoso e più costoso favorendo la fuga dei capitali esteri. Su questo noi cercheremo di integrare l’evocazione del presidente Squinzi, che in ogni caso è un segnale di discontinuità rispetto al passato.

Per quanto riguarda la finanza, c’è il caso di Gotti Tedeschi dimissionato dallo Ior, è la prima vittima del nuovo libro di Gianluigi Nuzzi?
Il libro di Nuzzi ha dei documenti veramente forti al suo interno, nulla di nuovo per i Radicali e per chi ascolta questa radio, la differenza è che quello che abbiamo detto fino ad oggi è provato. È stato millantato che Nuzzi sia accusato di ricettazione perché quei documenti erano riservati, io credo che se ci sono delle condotte criminali sono quelle descritte nel libro e che commesse da persone del Vaticano e da italiani che fanno affari col Vaticano. L’esempio è proprio Gotti Tedeschi che scrive a sua santità papa Ratzinger per informarlo delle indicazioni dell’allora ministro Tremonti per evitare che il Vaticano e tutti gli enti annessi subiscano le sanzioni dell’Unione Europea in materia di Ici per gli enti commerciali, quelle che sono partite dalle denunce di Maurizio Turco e Carlo Pontesilli. Quindi, abbiamo un ministro della repubblica Italiana che lavora per lo Stato di Città del Vaticano, e non ho ancora sentito smentite da Tremonti. Però, visto che c’è ancora l’obbligatorietà dell’azione penale in Italia, siamo in attesa della magistratura, la procura di Roma vorrà intervenire su questo, mi auguro. Bisognerebbe aprire un fascicolo sui casi in cui la gendarmeria vaticana è venuta a fare indagini nello stato italiano contro cittadini italiani. Ci sono molti di questi aspetti nel libro di Nuzzi che sarà interessante approfondire.

Per quanto riguarda la possibile discarica a Corcolle, a 3 km da Villa Adriana, ci sono tensioni nel governo, dove un ministro ha minacciato le dimissioni, e nei tre enti coinvolti, la Regione Lazio che è favorevole, e provincia e comune di Roma che sono contrari.
La questione è molto semplice, c’è la gravissima responsabilità del sindaco Alemanno che aveva il compito di individuare il posto e non l’ha fatto, e per lui ha agito il prefetto, secondo la logica del ministero dell’Interno, perché solo questa logica avrebbe potuto far pensare di mettere una discarica, per di più senza limiti preventivi, accanto a un monumento così bello, e incredibilmente ancora sottovalutato, come Villa Adriana.
Su questo i Radicali, con Rocco Berardo, sono stati da subito presenti in opposizione. Cercheremo di far revocare questa scelta e fare in modo che si intervenga per sopperire all’incredibile mancanza di Roma e cioè che ancora non sia attrezzata per applicare una strategia rifiuti zero. Fino a quando non ci saranno queste procedure saranno tutte soluzioni volte a far ingrassare l’imprenditore di turno. Per questo, tra i quesiti dei referendum che promuoviamo col Comitato Roma si muove ce n’è uno sulla strategia rifiuti zero.

Che novità ci sono sui referendum romani?
Ci sono novità, e non positive per lo stato della democrazia italiana. Io e Riccardo Magi, in rappresentanza del Comitato Roma si muove, siamo stati auditi dalla Commissione per i referendum, che è una commissione che esiste presso il Comune di Roma, e che peraltro si erano dimenticati di nominare per cui hanno dovuto richiamare quella della vecchia legislatura. C’è da dire che la presenza dei rappresentanti del sindaco, sia dentro la commissione e in particolare il Segretario Generale, sia attraverso funzionari e altro sembra si stia facendo sentire. Proprio in queste ore mi hanno comunicato che si sta facendo un lavoro, che io ritengo politico più che giuridico, da parte del gabinetto del sindaco e dal sindaco stesso per rendere inammissibili i quesiti, e per far fallire alcuni di questi referendum. Si tratta dei referendum sulle famiglie di fatto e sui testamenti biologici, eppure stiamo parlando di delibere approvate da decine di Comuni italiani, tra cui Torino, e dallo stesso Comune di Roma dove nel Municipio del presidente Medici ci sono funzionari comunali addetti a certificare testamenti biologici.

I difetti della Corte Costituzionale italiana si ripetono anche a livello di enti locali, ce lo aspettavamo, ma siamo carichi di cartucce da sparare perché non accetteremo che chiunque, per un suo interesse o di qualche altro solito noto, faccia fallire un progetto alternativo per la città e che è in continuità con le iniziative che tante associazioni di Radicali Italiani stanno portando avanti in altre città italiane, come Milano, Caserta, Firenze, Catania.

Attraverso le delibere di iniziativa popolare o altri strumenti di democrazia diretta siamo riusciti ad attivare delle discussioni, dandogli anche valore nazionale poiché si tratta di questioni che riguardano i diritti civili e la gestione moderna di due realtà sociali e di proibizionismo come prostituzione e droga. Ci siamo riuniti con Michele De Lucia, Valerio Federico e Andrea Granata per aprire un nuovo fronte, quello delle municipalizzate e dei conflitti di interesse negli enti locali, grazie al lavoro delle Associazioni Radicali che si stanno impegnando nella ricerca dei dati e delle nozioni per far aprire un nuovo capitolo sul consociativismo partitocratico all’interno degli enti locali. Vi invito dunque ad andare sul nostro sito, per controllare quali siano le iniziative previste nelle vostre città e preannunciare il vostro impegno sia nelle nostre campagne in tema di finanziamento pubblico e referendum sia per le nuove campagne anti-proibizioniste. Infine ricordo anche che per realizzare le iniziative che ci siamo proposti e dare corpo alle nostre lotte abbiamo bisogno anche del vostro contributo come sostenitore o come iscritto chiamando lo 06 6826 o accedendo alla sezione del sito dedicata all'autofinanziamento.

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