Elezioni UE, Bonino: segnali complessi, serve unione politica

Elezioni in Europa

«I segnali che vengono» dalle elezioni in Francia, Germania, Serbia, Grecia (con la «preoccupante avanzata di un partito dichiaratamente nazista»), «sono contraddittori e complessi». Così la vicepresidente del Senato Emma Bonino, nell'intervista settimanale a Radio Radicale. «Al di là di quello che tutti ricordano (e cioè che questa vittoria di Hollande metterà l'accento sulla crescita, qualunque cosa questo voglia dire, visto che non mi pare ci siano promotori della decrescita, in giro) io continuo a ritenere - afferma Bonino - che o c'è una presa di posizione e un impegno di iniziativa diretta sull'unione politica europea (sugli Stati Uniti d'Europa, come preferisco dire) o tutti questi appelli alla crescita rischiano di essere confusi e senza prospettive». «Hollande non si è espresso in modo chiaro da questo punto di vista, mentre proprio in Francia emergono richieste in questo senso - osserva la senatrice radicale - Chiedono più Europa in molti, anche a Parigi. Lo ha chiesto la Confindustria francese, lo hanno detto vari personaggi, anche inaspettati, a partire da Delors o di Attali, che hanno affermato di essersi convinti ad aderire ad un federalismo di necessità.

«Io sono federalista anche per convinzione -ha continuato- ma mi sembra che stia crescendo una visione per cui se non si dà ai cittadini una direzione di marcia certa, qualunque altra prospettiva rimane poco allettante. Quella della crescita altrimenti rischia di essere una parola vuota, un titolo senza sottotitoli e testo. Qualche dato di chiarezza dovrà venire prima o poi».

A proposito dei risultati della Grecia: «Lo status quo in Grecia non era più sopportabile. Sono convinta che se si lavora sui risultati elettorali, si potrà avere un cambiamento. Le pulsioni nazionaliste e populiste sono evidenti, e poco promettenti, e dunque non si tratta solo di stare a vedere ma di intervenire per segnare un corso piuttosto che un altro. Non si può semplicemente aspettare per capire se è una primavera. A partire dalle politiche europee fin qui seguite, si tratta di proporre anche ai greci un'altra e diversa idea di Europa. Se ci limitiamo ad aspettare in modo deterministico che le cose succedono da sole, possono succedere le cose peggiori».

«In Italia mi pare che la vera sfida sia mettere insieme politiche di controllo del bilancio e politiche della crescita. Questo è possibile solo da una reinvenzione del progetto europeo, perché gli strumenti a disposizione non bastano, oltre ad essere poco utilizzati. Di certo - ha aggiunto la vicepresidente del Senato- io non conosco nessuno che non voglia la crescita. Ma quel che deve esser chiaro è che non esiste una soluzione nazionale a questi problemi, e che anzi se lo si dice si favoriscono illusioni nazionaliste e populiste. Il rilancio di un progetto è inevitabile».

Sul governo italiano, la Bonino ha ricordato che «Monti è stato latore di questo messaggio per la crescita, per dirla come viene detta nel gergo politichese italiano, e si è espresso contro, per ora in modo molto netto, sulla idea federalista, mi pare su Die Welt». «Alcuni avvenimenti e alcune prese di posizione possono anche fargli cambiare idea. Mi auguro che il nostro presidente del Consiglio, almeno sulla giustizia civile e sulla difficoltà di attrazione di investimenti del nostro Paese - ha concluso Emma Bonino - faccia una riflessione vera, perché non può sfuggirgli quanto la malagiustizia del nostro Paese condizioni la nostra mancata “crescita”, appunto».

Da note di agenzia lette a Radio Radicale

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