Di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e segretario di Radicali Lucani
Credo occorra esprimere gratitudine ai Vescovi lucani e a Monsignor Agostino Superbo per il messaggio di sostegno agli obiettivi della Marcia per l’Amnistia, la Giustizia e la Libertà. Proprio vero, occorre “riconciliare” questo paese con il diritto, i diritti e la legalità costituzionale. Occorre riconciliarsi con la Convenzione europea a tutela dei diritti dell’uomo e con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Riconciliarsi con un sistema che così com’è nega giustizia, legalità e Stato di diritto. Per dirla con Marco Pannella occorre “interrompere la flagranza di reato contro i diritti umani e la costituzione”. Tra i promotori della Marcia del 25 aprile, vorrei ricordarlo, troviamo Don Antonio Mazzi e Don Luigi Ciotti. Tra coloro che hanno espresso il loro sostegno, il nostro Don Marcello Cozzi. Avevamo detto che l’8 aprile poteva essere una Pasqua di resurrezione di questo paese dall’assenza di Stato di diritto. Sono certo che il 25 aprile sarà un momento che unirà tutti coloro che credono nel rispetto dei diritti umani e nella necessità di ricondurre l’amministrazione della giustizia e le patrie galere in un alveo di legalità. Spero che nelle prossime ore dalle istituzioni lucane, e in primis dalla Regione Basilicata, possa arrivare un messaggio forte. Questa è davvero una “questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile”. Spero, mi auguro, che tutti ne acquisiscano al più presto piena consapevolezza e che si agisca di conseguenza.
Approfondimenti
COMUNICATO DEI VESCOVI DI BASILICATA
La Pasqua del Signore Gesù Cristo è la vittoria della vita sulla morte che annuncia la liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze sul piano personale e sociale. Nella sua quotidiana missione di testimonianza del Vangelo la Chiesa sente che l’impegno per l’amnistia, la giustizia, la libertà rappresenta un fatto che va nella direzione di una possibile e necessaria riconciliazione. Del resto, di recente lo stesso Papa Benedetto XVI in visita al carcere di Rebibbia in Roma ha detto: «È pertanto urgente che siano adottati sistemi giudiziari e carcerari indipendenti, per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. Occorre inoltre bandire i casi di errori della giustizia e i trattamenti cattivi dei prigionieri, le numerose occasioni di non applicazione della legge che corrispondono ad una violazione dei diritti umani e le incarcerazioni che non sfociano se non tardivamente o mai in un processo. La Chiesa riconosce la propria missione profetica di fronte a coloro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazione, di giustizia e di pace. I carcerati sono persone umane che meritano, nonostante il loro crimine, di essere trattati con rispetto e dignità. Hanno bisogno della nostra sollecitudine» (Roma, 18 dicembre 2011). L’attenzione verso i carcerati si concretizza attraverso la quotidiana vicinanza dei cappellani e dei volontari ai drammi e ai percorsi di recupero di ciascuno nella convinzione che se lo Stato deve tutelare la società dalla minaccia dei criminali, deve pure – in pari tempo – reintegrare chi ha sbagliato senza calpestarne la dignità. Fa parte di questa sensibilità anche l’attenzione al mai risolto problema del sovraffollamento e del degrado delle carceri che attende di essere definitivamente affrontato. Ferma restando l’attuazione effettiva della giustizia, che va sempre assicurata in considerazione del doveroso rispetto verso le vittime e i loro familiari, l’auspicio è che si punti a promuovere uno sviluppo del sistema carcerario capace di adeguarsi alle esigenze della dignità umana, anche attraverso il ricorso a pene non detentive o a diverse modalità di detenzione.
Buona Pasqua.
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