Fecondazione, Gallo: la Polverini spieghi perché la Regione Lazio non ha ottemperato agli obblighi previsti dalla Legge 40

Dichiarazione di Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
L’incidente avvenuto nel centro di Fecondazione dell’ospedale S. Filippo Neri si sarebbe potuto evitare se la Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, anche in funzione di commissario alla sanità del Lazio, avesse predisposto verifiche e autorizzazioni previste per legge.
Oggi il Presidente della Regione Lazio è responsabile dei mancati controlli: i pazienti infertili e tutti i centri di fecondazione possono rivalersi nei confronti della Regione Lazio per i danni causati dall’inattività della regione.
La legge sulla procreazione medicalmente assistita all’articolo 10 prevede che gli interventi di procreazione medicalmente assistita siano realizzati nelle strutture pubbliche e private autorizzate dalle regioni e iscritte al registro Nazionale sulla PMA.
Il Lazio è l’unica regione d’Italia in cui i centri di fecondazione assistita sono autorizzati dal Comune, dalle Asl e sono iscritti al Registro Nazionale PMA, ma la Regione non ha mai ottemperato alla richiesta di autorizzazione dei 51 centri di fecondazione come previsto per legge e pur avendo emanato con linee guida regionali i requisiti tecnico-scientifici e organizzativi delle strutture, le caratteristiche del personale delle strutture, i criteri per la determinazione della durata delle autorizzazioni e dei casi di revoca delle stesse, di fatto non ha emanato autorizzazione né svolto i controlli sul rispetto delle disposizioni della legge 40 e sul permanere dei requisiti tecnico-scientifici e organizzativi delle strutture.
E' davvero grave l'inadempimento della Regione e della Giunta Polverini che solo dopo la distruzione di embrioni e gameti, per meri problemi tecnici legati ai crioconservatori, decide di inviare ispettori.
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