Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani.
Ho ritenuto di dover dare il pieno sostegno, mio personale e dell’Associazione Radicali Lucani, al coordinamento denominato “La Locomotiva della Val d’Agri”. Di tutta evidenza siamo di fronte al tentativo di trasformare la Lucania fenix in un unico campo petrolifero, magari per assecondare agenzie di rating e banche d’affari. A rimetterci, però, saranno i lucani, il loro territorio, la loro salute e temo anche la vicina Puglia che è legata a doppio filo alle attività estrattive made in Basilicata. Aggiungo che l’aver detto no alle trivelle a 5 miglia dalla costa, certo non risolve il problema rappresentato dalle trivelle nel Mediterraneo. Gioverà ripetere, infatti, che essendo il Mediterraneo un mare chiuso, un incidente simile a quello verificatosi nel Golfo del Messico decreterebbe la morte del “Mare Nostrum”. La relazione che accompagnava l’art. 20 del decreto sulle liberalizzazioni - oggi articolo 16 - è un insulto. Essa rappresenta uno schiaffo ad una comunità che già ha pagato costi altissimi per sostenere la bolletta energetica di questo paese. Se il governo davvero volesse far cassa, dovrebbe avere il coraggio di portare le royalties ai livelli della Norvegia. Pensare di aprire un autostrada a 4 corsie ai petrolieri di tutto il mondo per seppellire quel che resta della Basilicata, è pura follia. Già oggi, il 65% del territorio lucano è coperto da titoli minerari vigenti e da istanze per il conferimento di nuovi titoli: 6260 kmq di territorio su 9992. E’ probabile che Stadard and Poor’s non gioirà se l’Italia dovesse decidere di portare le Royalties all’80%, ma di certo potrebbe trarne un qualche beneficio l’erario. Al compagno Vendola, che ha ritenuto di dover liquidare la questione petrolifera lucana manifestando vicinanza ed affermando “noi non siamo come voi, per noi il petrolio non è ricchezza”, suggerirei di dare un’occhiata a quanto accade a Taranto con le raffinerei Eni. Vendola, probabilmente, ha dimenticato che la Puglia ha detto sì al progetto “Tempa Rossa”. Noi affermiamo che continuare a trivellare in prossimità di invasi, sorgenti, aree sismiche, in zone a rischio frana, a ridosso di centri abitati non porterà niente di buono e che le attività che il Governo ha definito di “minor valore” vorremmo tenercele strette. La verità è che la Basilicata sembra essersi trasformata nel delta del Niger anche grazie all’assoluta assenza di Stato di diritto, legalità e democrazia.
Da Relazione all’art.20 decreto liberalizzazioni
“La Regione Basilicata, i suoi residenti ed i comuni interessati dalle attività, già oggi percepiscono complessivamente circa 160 milioni di euro l’anno di royalties, destinati ad aumentare a circa 350 milioni, in funzione del prezzo del greggio, in conseguenza dei lavori già programmati. Attraverso ulteriori ricerche sono altamente probabili altre scoperte dello stesso ordine di grandezza. Tale sviluppo risulta rallentato o impedito dalle difficoltà derivanti dall’insediamento degli impianti di estrazione di idrocarburi, spesso in competizione con altre attività di sfruttamento del territorio, generalmente di minore valore economico ma fortemente radicate e che generano occupazione. Garantendo ai residenti dei territori di insediamento degli impianti e delle aree limitrofe, oltre alle ingenti entrate già oggi assicurate dalle royalties, investimenti infrastrutturali ed occupazionali attraverso una quota delle maggiori entrate derivanti dalle nuove produzioni di idrocarburi, si assicurano maggiori entrate primarie e fiscali e si assicura crescita e nuova occupazione”.
Il Comunicato stampa della “Locomotiva della Val D’Agri”
La decisione del Governo Monti di intervenire nel settore energetico, con gravi ripercussioni sulle attività di ricerca e di coltivazione di idrocarburi in Valle dell’Agri, suscita profondo sgomento.
In un momento di profonda crisi finanziaria ed economica era auspicabile che il provvedimento, piuttosto che rendere possibili aumenti non precisati di estrazione, disponesse l’innalzamento delle Royalties a favore di Stato e Regioni, allineando i valori italiani del 10% con quelli internazionali del 30%, 40% e finanche 70%.
La Locomotiva, dunque, consapevole del rischio che la decisione del Governo avrà sul fragile ecosistema valligiano, esprime il proprio disappunto, auspicando un’azione immediata, da parte delle forze politiche, delle associazioni di categoria, degli enti locali, a favore del pieno sostegno della moratoria già richiesta in passato.
In una Valle ricca di risorse culturali ed ambientali, storiche ed artistiche, ogni ulteriore autorizzazione all’innalzamento delle estrazioni, con conseguente ampliamento del centro olio ed aumento di emissioni, significherebbe la mortificazione di ogni residua possibilità di convivenza del petrolio con gli altri settori produttivi, con danni insostenibili per il comparto zootecnico, ortofrutticolo, turistico e manifatturiero (vedi vicenda Elbe), già in ginocchio.
L’idea malsana, espressa nella relazione di accompagnamento al famigerato articolo art. 20, di poter innalzare il tetto massimo di estrazione precedentemente autorizzato con promesse vaghe ed offensive di infrastrutture e occupazione, non merita alcun commento, ma obbliga alla rievocazione degli annunci simili di sviluppo già fatti nell’Accordo del 1998, e suscita la considerazione che la dignità del popolo lucano non è in vendita, così come la sua salute e la sua intelligenza.
Atteso dunque che i fragili e ormai precari equilibri della Valle basati su inestimabili risorse idriche, paesaggistiche ed ambientali sono in serio pericolo, così come le produzioni enogastronomiche di qualità ed il futuro del neonato Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, La Locomotiva si affida al buon senso delle istituzioni pubbliche e degli enti locali, certamente capaci di non farsi abbagliare dalla visione corta dell’economia del petrolio.
La Valle dell’Agri, con la quota di oltre 100.000 barili di petrolio al giorno sinora autorizzati, già rappresenta un’anomalia dell’Europa intera. Esempi di sfruttamento simile si trovano soltanto nei paesi desertici.
Proseguire, pertanto, lungo la strada del petrolio, piuttosto che su quella dell’energia verde, del turismo ecosostenibile e dell’agricoltura innovativa, significherebbe davvero sprofondare in un destino irreversibile, imboccando un vicolo buio senza via d’uscita.
Comunicato Stampa
La Locomotiva
della Val d’Agri
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