Pillola giorno dopo, senatori Radicali: Obama la rende gratuita, Fazio tolga almeno obbligo di ricetta e pubblichi finalmente i dati sull’aborto farmacologico

Interpellanza radicale alla riapertura del Parlamento
Dedicato a quelli che “Adesso bisogna parlare solo di economia, i diritti civili vanno in cavalleria”. Il presidente Obama, impegnato h24 ad affrontare la gravissima crisi economica, dedica tempo ed energie (e finanziamenti, dal 2013) anche alla cura della salute delle donne americane. L’amministrazione Obama, attraverso l’Health and Human Services Department, ha esteso la copertura assicurativa obbligatoria per tutto ciò che concerne il controllo delle nascite. La legge, che di fatto elimina il “copay”, una sorta di ticket sanitario a carico dell’utente, riguarda la maggior parte dei piani assicurativi e fa parte di un vasto piano di espansione della copertura preventiva delle donne. Anche la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, negli USA acquistabile in farmacia senza ricetta, sarà coperta dalle assicurazioni, senza alcun costo per il paziente.
In Italia, il ministro Fazio riuscirà almeno a togliere l’obbligo della ricetta per la “pillola del giorno dopo”, evitando alle donne umilianti “vie crucis” nei pronto soccorso, per mendicare una ricetta che viene spesso loro illegittimamente negata da sedicenti medici “obiettori” (l’obiezione di coscienza è prevista dalla legge 194 solo rispetto alle interruzioni di gravidanza)?
E a proposito di IVG, il ministro Fazio pubblicherà finalmente i dati sull’utilizzo della pillola abortiva RU486, a 20 mesi dalla sua legalizzazione? La Relazione del governo sulla 194, presentata con sei mesi di ritardo, giovedì 4 agosto, ad un Parlamento chiuso per ferie, dedica alla RU486 la bellezza di venti righe, da cui apprendiamo solamente che l’aborto farmacologico è stato praticato in 3.775 casi (senza incidenti di rilievo, non dispiaccia alla sottosegretaria Roccella) e che in tre regioni – Abruzzo, Calabria e Sardegna – non è stato possibile mettere a disposizione delle donne neppure una pillola abortiva.
E per quale ragione al 55.1% delle donne sarde, al 45.9% delle donne calabresi e al 32.2% delle donne abruzzesi che si sono sottoposte a IVG è stato praticato il raschiamento e non un’altra metodica meno pericolosa ed invasiva, tipo il “metodo Karman” o l’aborto farmacologico?
Su questo e su altro ancora, presenteremo come ogni anno, alla riapertura del Senato, un’interpellanza al Ministro della Salute.
Dichiarazione di Emma Bonino, Marco Perduca e Donatella Poretti (senatori Radicali/PD)
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