“COMPARTO 13″. Le mani su Santa Cesarea Terme

Santa Cesarea Terme

Dopo la denuncia di Sergio D’Elia, l’Associazione Radicale Save Salento diffida il comune di Santa Cesarea a rilasciare i permessi di costruzione e lancia l’appello a tutte le associazioni per una battaglia di civiltà

Una sola preoccupazione. Lottizzare, spartire, cementificare, costruire. E’ questo l’unico modo che conoscono per muovere l’economia. Consumare suolo, inghiottire territorio, finché ce n’è, e così, poco alla volta ma instancabilmente e inesorabilmente, perdiamo letteralmente pezzi. Pezzi di ambiente, pezzi di paesaggio, pezzi di memoria, pezzi di noi stessi. Quando si fermeranno? Si fermeranno solo quando avranno occupato tutto e le vedute panoramiche non si specchieranno più nei panorami ma in altre vedute di cemento panoramico. Questo è il modello turistico che vogliono alimentare, questo è il solito modello di sviluppo che hanno in mente, anche a Santa Cesarea Terme. Un modello di distruzione e occupazione delle coste che nelle sensibilità e nella coscienza dei salentini e dei pugliesi è morto negli anni Settanta.

L’intensa macchia mediterranea con presenza di bosco ed essenze arboree di eccezionale importanza, cresciuta sul ciglio di scarpata della litoranea salentina per Castro sopra Porto Miggiano, il cosiddetto «Comparto 13» del piano regolatore di Santa Cesarea Terme, rischia di scomparire dopo la recente sentenza del Tar che ha accolto il ricorso dei lottizzanti contro un decreto suicida della Sovrintendenza per i Beni ambientali e culturali di Lecce che, nell’annullare l’autorizzazione paesaggistica a costruire, aveva citato un decreto ministeriale relativo al territorio di Castrignano del Capo, invece del decreto che tutela il territorio di Santa Cesarea. Riconosciuto l’errore materiale, il Tribunale aveva concesso di correggerlo, ma il sovrintendente ha lasciato passare il termine previsto dalla legge per la espressione corretta del parere.

Di questo comportamento la deputata radicale Elisabetta Zamparutti ha chiesto conto con una interrogazione al ministro dei Beni culturali. Anche la Regione Puglia non ha brillato per coerenza di comportamento, prima concedendo il nulla-osta idrogeologico, dopo revocandolo e, infine, in corso di processo dinanzi al Tar, ritirando la revoca facendo quindi rivivere il primo e favorevole parere. Comunque, il piano di lottizzazione del «Comparto 13», adottato nel 1984, a tutt’oggi non è stato mai attuato e appare ormai superato. La legge nazionale stabilisce che la validità di un piano e la sua convenzione durano dieci anni, dopo di che l’amministrazione comunale si riappropria del diritto di riprogrammare il proprio assetto urbanistico. D’altra parte, la Regione Puglia può ancora far valere i vincoli del suo Piano Urbanistico Territoriale Tematico-Paesaggio (PUTT/P) che disciplina proprio i nuovi processi di trasformazione del territorio con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali.

Per tali motivi, l’associazione radicale Save Salento, ha depositato in questo giorni una diffida al rilascio dei permessi di costruzione, presso il 4° Settore Assetto e Tutela del Territorio del Comune di Santa Cesarea Terme. Per fermare questa follia, per impedire che un modello di sviluppo vecchio e soprattutto incompatibile con le attuali strategie di crescita economica e territoriale tese alla valorizzazione delle nostre coste e dei nostri valori ambientali e paesaggistici venga realizzato a quasi trent’anni di distanza.

Save Salento lancia inoltre un appello a tutte le associazioni affinché si uniscano in questa delicata battaglia, affinché Santa Cesarea divenga il momento simbolico in cui il Salento chiude definitivamente con certi retaggi del passato.

Associazione Radicale Save Salento

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