Verso un federalismo televisivo

TV segnale disturbato

Giuseppe Rossodivita da Il Sole 24 ore Roma

Nell'ambito dell'esame delle proposte di legge che mirano a dotare la Regione Lazio di un Testo unico in materia di comunicazione, la Commissione regionale di vigilanza sul pluralismo dell'Informazione ha in animo, con l'impegno di tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione e come da me auspicato sin dall`inizio dei lavori, di seguire un percorso ambizioso che, quale punto di approdo, porti la Regione a stipulare uno specifico contratto di servizio con la Rai per la definizione degli obblighi della concessionaria del servizio pubblico rispetto alla programmazione regionale.
Sarebbe una novità nel panorama nazionale e il Lazio potrebbe essere la prima Regione a dare applicazione a quanto previsto dagli articoli 12 e 46 del Dlgs 177/2005 (Testo unico della radiotelevisione) emanato in esecuzione della delega contenuta nella legge u2/2004 (cosiddetta legge Gasparri). Una sorta di federalismo radiotelevisivo, ovviamente limitato a quella parte di programmazione che la concessionaria del servizio pubblico deve riservare alla programmazione regionale. Si tratterà di definire, auspicabilmente nell`ambito del progetto di Testo unico all'esame della Commissione, gli specifici compiti di pubblico servizio cui vincolare la Rai negli orari e nella  rete di programmazione destinata alla diffusione di contenuti in ambito regionale, così garantendo un servizio di informazione che tenga conto adeguatamente coincidenti con quelle nazionali.
Certo è che il tema dell'informazione regionale sinora è stato trattato come se fosse "figlio di un Dio minore", anche se gioco forza l'informazione locale finisce per essere quella che consente agli utenti del servizio pubblico di conoscere -o di non conoscere- le realtà sociali, culturali, politiche, e che sono più "di prossimità" che, pertanto, maggiormente possono incidere nelle scelte quotidianamente compiute dal cittadino/utente. 
Prima dell'inizio di questa legislatura e dell'ingresso dei radicali nel Consiglio regionale del Lazio la Commissione di vigilanza sul pluralismo dell'Informazione, competente per materia, non si era mai occupata di questo tema - le precedenti Commissioni praticamente si limitavano nell'intera legislatura ad indicare i membri del Corecom da nominare – e non esisteva neppure un monitoraggio"stabile" dell'informazione pubblica regionale, necessario presupposto dell’attività di vigilanza che per espressa previsione dello Statuto della Regione (articolo 34, comma 3) la Commissione è tenuta ad effettuare sulla completezza, imparzialità, obiettività dell’informazione fornita dalla Rai nella programmazione regionale. È probabile che il progetto all'ordine del giorno incontri "resistenze"; è un progetto difatti che, se portato a termine, indubbiamente sottrarrà attribuzioni - e dunque poteri - sinora concentra- ti e centralizzati, ma credo sia un importante passo da compiere per garantire le esigenze informative dell`utente "regionale" e dunque il suo diritto di "conoscere per deliberare"-, oltre che, se vi sarà la lungimiranza per comprenderlo, un possibile momento di crescita delle stesse strutture regionali della Rai.
 

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