Zamparutti e Bolognetti su Trisaia di Rotondella e smaltimento illecito di rifiuti

Rifiuti

 

Dichiarazione di Elisabetta Zamparutti(deputato e membro della Commissione ambiente) e Maurizio Bolognetti(Direzione Nazionale Radicali Italiani)
Dopo il ritrovamento da parte della Guardia di Finanza campana di una discarica di rifiuti speciali(58 tonnellate), stoccati in un importante sito archeologico venuto alla luce proprio grazie alla scoperta della discarica abusiva, si potrebbe parlare di “monnezza archeologica”.
Che il territorio campano, e in particolare il napoletano e il casertano, sia letteralmente devastato da una gestione criminale del ciclo dei rifiuti, è cosa, ahinoi, nota.
L’operazione della GDF campana ci ricorda quanto denunciato dall’ex procuratore capo di Matera, Nicola Maria Pace, in sede di Commissione bicamerale ecomafie. Il dottor Pace, che ha a lungo indagato sul traffico illecito di rifiuti in Basilicata, il 20 gennaio 2010 riferisce alla Commissione quanto appreso nel corso di una sua indagine sul centro Enea di Rotondella. Pace afferma che, indagando sulla contabilità del centro, dove, gioverà ricordarlo, sono tutt’ora stoccate 64 barre di uranio provenienti dal reattore Usa di Elk River, aveva riscontrato anomalie nella registrazione del materiale radioattivo. Lo stesso Pace riferisce di aver chiesto al professor Adamesteanu, noto archeologo, notizie sui cosiddetti “siloi”(strutture risalenti al IV secolo a.C. scavate dall’uomo nell’area portuale del Sinni, in cui poi si posizionerà il centro Enea di Rotondella) e di essere rimasto colpito dalla pagina 71 di un libretto nella quale compariva un siloi e si riportava la foto di un contenitore di materiale radioattivo calato nello stesso con la dicitura “così i siloi sono tornati a svolgere una funzione”.
Se in Campania lo smaltimento di 58 tonnellate di rifiuti speciali in un sito archeologico può essere attribuito alla camorra, verrebbe da chiedersi a chi vada attribuita la gestione criminale di rifiuti radioattivi ipotizzata nelle indagini del magistrato lucano. Indagini sulle quali un altro magistrato lucano, il dottor Giuseppe Galante, afferma di aver trovato “disco rosso”.
L’enorme giro d’affari prodotto dal traffico illecito di rifiuti di varia natura ha trasformato il mezzogiorno nella pattumiera d’Italia e, a tal proposito, va ricordato quanto afferma il dottor Piero Grasso sull’evoluzione del mercato criminale dei rifiuti: “accanto agli esponenti delle famiglie mafiose il mondo dei rifiuti si è andato popolando sempre più di una varietà di soggetti che, nella gran parte dei casi, non ha un precedente criminale, ma si collega con i criminali. In generale si tratta di imprese legali, rispettabili uomini d’affari, funzionari pubblici, operatori del settore dei rifiuti, mediatori, faccendieri, tecnici di laboratorio, imprenditori nel settore dei trasporti.”
Bisognerebbe riflettere e a lungo sul fatto che una sessantina di comuni campani, qualche giorno fa, ha disertato l’udienza del cosiddetto processo Bassolino, rinunciando a costituirsi parte civile. A Napoli, e non solo, la gestione emergenziale e criminale dei rifiuti è stata una miniera d’oro sulla quale sono state costruite, con ogni probabilità, anche fortune elettorali.
Da poche ore, l’Ispra ha finalmente pubblicato un rapporto sui rifiuti speciali prodotti in Italia. Vogliamo ricordare quanto affermava nel 2000 la Commissione bicamerale ecomafie sulla gestione di questo tipo di rifiuti in Lucania: “Per quanto riguarda invece i rifiuti speciali, il ‘rapporto sui rifiuti speciali’ stima per il 1999 una produzione per la Basilicata di 720.594 tonnellate: i rifiuti pericolosi rappresentano il 19,6%, con una produzione stimata in 145.535 tonnellate. Si tratta di un dato da evidenziare, poiché proprio in Basilicata si registra – tra le regioni italiane – la maggiore incidenza di rifiuti pericolosi sulla quantità totale di rifiuti speciali prodotti. Per quanto concerne invece la gestione dei rifiuti speciali, circa 13.000 tonnellate sono state trattate ai fini del recupero di materia, circa 4.000 tonnellate ai fini di recupero di energia, circa 5.000 tonnellate vengono indicate sotto la voce ‘altri trattamenti’. Sono pertanto 650.000 le tonnellate che vengono inviate allo smaltimento finale: tuttavia nelle discariche regionali ne risultano smaltite solo 153.577, il che fa permanere un gap di conoscenza sulle restanti 400.000 tonnellate.”
Già, il gap di conoscenza, che poi porta a tristi scoperte come quella effettuata in quel di Pozzuoli. Ahinoi, solo la punta dell’iceberg. Doveroso su queste vicende interrogare i competenti ministeri, nella speranza che arrivino risposte esaustive. Almeno per una volta. 

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