Libia, Perduca: soluzione politica non sia nuova Dayton. Non c'e' pace senza giustizia

Libia

"Il vice ministro degli Esteri libico Khaled Kaim ha annunciato che presto un comitato del'Oua sulla Libia si rechera' a Tripoli; del gruppo fanno parte i capi di Stato Mohamed Ould Abdel Aziz (Mauritania), Amadu Tumani Tourè (Mali), Denis Sassu Nguesso (Congo), Jacob Zuma (Sudafrica) e Yoweri Museveni (Uganda). Il mandato sarebbe quello della ricerca di una soluzione politica del conflitto armato interno, anche se tale Tripoli non lo ha mai riconosciuto.

Per quanto possano essere apprezzabili tutti i tentativi di concludere le ostilita', occorre che le linee guida della soluzione del conflitto siano aderenti al dettato delle risoluzioni 1970 e 1973 che, tra le altre cose, hanno riferito alla Corte penale internazionale la Libia imputando al regime la commssione di crimini contro l'umanita'. In queste ore, per puro caso, alcuni giornalisti avrebbero trovato prove fotografiche di torture nei confronti dei ribelli.

Gia' nel 1995, quando gia' vigeva la giurisdizione del Tribunale ad hoc per la ex-Jugoslavia, si decise di convocare nella base militare di Dayton tutti I presidenti delle repubbliche jugoslave per portare la stabilita' nei Balcani, intorno al tavolo furono fatti sedere vittime e carnefici col risultato che per almeno altre tre anni Milosevic potette perpetrare crimini contro l'umanita' (non senza accordi economici cogli europei, a partire dall'affair Serbia Telekom) senza doverne render conto a nessuno.

Se mai la delegazione dell'unione africana, rilanciata con lauti finanziamenti proprio da Gheddafi una decina di anni fa e che l'ha visto indiscutibile e indiscusso "re dei re" fino a qualche mese fa, dovesse recarsi a Tripoli per cercare una soluzione, visto che molti dei delegati son capi di Stato che riconoscono la giurisdizione della Cpi, occorre che la pace per la Libia passi per l'affermazione della giustizia internazionale come richiesto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.

 

Dichiarazione del senatore Marco Perduca, co-vicepresidente del senato del Partito Radicale Nonviolento

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