Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione nazionale Radicali Italiani
Il Presidente della Giunta regionale di Basilicata, Vito De Filippo, ha annunciato l’istituzione di una commissione d’inchiesta che dovrebbe(il condizionale e d’obbligo) indagare sulle cause che hanno determinato l’intossicazione di 22 operai della Elbe Sud Italia. Come sottolineato dalla stampa lucana, l’azienda è ubicata ad appena 150 metri dal Centro oli Eni di Viggiano. Il fatto che gli operai abbiamo avvertito un forte odore di zolfo avvalora l’ipotesi di un avvelenamento determinato da emissioni di H2S provenienti dal vicino Centro Oli. Che l’Eni dichiari che non ci sia stato un superamento dei limiti di legge di certo non scagiona l’azienda, visto che i limiti previsti dalla normativa italiana per l’industria petrolifera consentono emissioni di H2S 6000 volte superiori a quelle consigliate dall’OMS.
Il Presidente De Filippo, oltre ad istituire una commissione d’inchiesta sulla vicenda, dovrebbe riflettere sull’impatto che le attività estrattive producono sulla salute dei residenti della Val d’Agri e sull’ambiente. Il recente convegno propagandistico, organizzato dall’Eni e dalla Regione, dal titolo “Petrolio e Ambiente”, anche alla luce dei fatti verificatisi alla Elbe, suona come una presa per i fondelli.
Oltre alla commissione d’inchiesta occorre una moratoria che blocchi ulteriori permessi, concessioni e raddoppi.
Ha ragione il geologo Mario Tozzi quando afferma: “non ha senso trasformare l’economia di una regione a vocazione eminentemente turistica e agricola per sfruttare una fonte energetica destinata a diventare troppo onerosa nell’immediato futuro.”
Gli interessi dell’Eni, della Total e della Shell mal si conciliano con la tutela della salute, dell’ambiente e delle preziose risorse idriche lucane.
La Commissione d’inchiesta la si faccia per indagare a fondo sui danni prodotti dal Centro Oli e la classe politica regionale rifletta sull’inquietante notizia di un buco nella fascia di ozono rilevato dal satellite Envisat(Agenzia spaziale europea) all’altezza del mar glaciale Artico.
L’economista Jeremy Rifkin e il nobel Carlo Rubbia sono convinti assertori della cosiddetta “Terza rivoluzione industriale” quale via per uno sviluppo “sostenibile e responsabile”. In quello che accade in Basilicata non c’è nulla di sostenibile e ancor meno di responsabile. Le popolazioni della Val d’Agri non possono continuare ad essere merce di scambio per qualche milione in più di royalty e di sedicenti compensazioni ambientali.
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