I Cciovani: Precari, Cornuti e Mazziati!

 "Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza". Neanche di una pensione minima. I nati dal 1970 in poi, la metà della popolazione italiana, per alcuni si chiamerebbero giovani, e già qui è tutto dire, rappresentano la quasi totalità dei precari in questo paese. Bene, anzi male, voi, anzi noi, non riceveremo la pensione. I contributi versati servono soltanto a pagare chi la pensione ce l'ha già. Ad affermarlo è la stessa Inps, nella persona del presidente Antonio Mastropasqua che ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l'INPS non fornisse ai precari la simulazione della loro pensione futura, così come fa con tutti gli altri lavoratori: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale". Per il lavoratore parasubordinato, quindi, non è possibile simulare sul sito dell'Inps quella che dovrebbe essere la sua pensione, e la ragione è semplice: non c'è, non esiste! I precari, parasubordinati per l'Inps, pagano contributi inutilmente. Per loro la pensione non arriverà alla minima, nemmeno di fronte ad una carriera lavorativa senza un anno di contribuzione perso. Oltre al danno, la beffa. Infatti, gran parte di questi contributi previdenziali versati alla gestione separata dell' Inps dai parasubordinati, dai precari o da coloro che appartengono a professioni non ordinistiche, vengono versati a fondo perduto, ovvero se non si raggiunge il minimo per la pensione, li si perde per sempre, a vantaggio di chi la pensione ce l'ha. Coloro che non riescono a conseguire l'anzianità contributiva minima prescritta dalla legge, oltre a non poter accedere alla pensione, perdono i contributi versati (sulla base, tra l'altro, di un'aliquota altissima, pari a 1/4 dello stipendio), che sono utilizzati per pagare le pensioni di altri. D'altronde basta mettere gli occhi nel bilancio ufficiale dell'Inps. Viene tutto pagato dai precari. Il fondo dei coltivatori diretti è in deficit crescente, da 4,9 a 5,2 miliardi di euro. Per deficit si intende la differenza tra contributi versati e pensioni pagate. Il deficit del fondo artigiani sale da 3,7 a 4,2 miliardi, quello del fondo dei commercianti sale da 373 a 702 milioni, quello del clero (pure questo ci mancava!) da 111 a 116 milioni. E allora chi lo tiene a galla? Propri loro, i precari. Sono 1,6 milioni su 18,7 milioni di iscritti all'Inps e pagano di contributi il 25,72% del reddito (nel 2010 il 26,72). Quindi con i soldi dei loro contributi si pagano le pensioni di chi in pensione è già andato anche se appartiene ad altre categorie. Infatti il sistema previdenziale è a “ripartizione”, vuol dire che le pensioni si pagano non con i contributi da ciascuno versati prima di smettere di lavorare ma con i contributi versati da chi sta ancora lavorando. In sostanza, i precari che lavorano poco e pagano tanto incassano per ora nulla e in futuro ancora meno. Certo è che nel frattempo fanno tornare i conti dell'Inps, anche se non tronano quelli sociali, con la categoria più debole che paga le pensioni di quelle più forti.Tutto questo nel paese con una così forte storia sindacale alle spalle, talmente forte, pensate un po', che loro ormai sono oltre. Si occupano di crisi di governo.

 ( fonte : http://dariovese.blogspot.com/2010/11/i-cciovani-precari-cornuti-e-mazziati.html  )

Scritto da Dario Vese   

Fonte: http://www.radicalicaserta.com/index.php?option=com_content&view=article&id=170:i-cciovani-precari-cornuti-e-mazziati&catid=1:legalita-e-trasparenza&Itemid=75

Sostieni i Radicali Italiani con almeno 1 € - Inserisci l'importo » €