La battaglia di Paolo Ravasin per la libertà di scelta ora in un libro

Il calvario di Ravasin in un libro il suo grido di coscienza civile

La Tribuna di Treviso 25.08.2010, pag.34

Di Laura Canzian


Sul suo caso sono stati pubblicati centinaia di articoli, la sua storia è stata trasmessa dai principali network televisivi locali e nazionali. Ma un libro su Paolo Ravasin, 50 anni, trevigiano, malato di Sla, costretto da più di un decennio a trascorrere la sua esistenza in un letto attaccato a un respiratore, non era mai stato scritto. A colmare il vuoto ci ha pensato Flavia Furlanetto, autrice del libro Una vita vissuta dalla porta di uscita - Paolo Ravasin e la Sla, edito da SangelEdizioni.
Il volume sarà nelle librerie a partire da metà settembre con la prefazione di Mina Welby, vedova di Piergiorgio.
L’autrice definisce il libro "la testimonianza di un vissuto" da un osservatorio speciale: Furlanetto, insegnante 63 enne di Ceggia in pensione, è cugina di secondo grado di Paolo Ravasin. Lo conosce fin dalla sua nascita ed ha partecipato agli eventi che hanno scandito la vita dell’uomo diventato simbolo della lotta per i diritti civili dei malati. Dal matrimonio agli anni terribili dell’insorgere della sua malattia: la Sla, la distrofia laterale amiotrofica, la stessa che ha colpito Piergiorgio Welby e Luca Coscioni e che lo ha costretto a letto negli ultimi anni della sua vita.
"Ho osservato l’evoluzione del suo calvario - dice Furlanetto - una dolorosa via Crucis che ha condotto Paolo al risveglio di una coscienza civile". E’ nel 2004 che Ravasin prende contatti con l’associazione Luca Coscioni, legata ai Radicali, che promuove la ricerca scientifica e il riconoscimento del testamento biologico sul trattamento di fine vita. Da quel momento la sua personale battaglia contro la malattia di trasforma in una lotta per il riconoscimento dei diritti civili del malato.
Il libro riporta le testimonianze dirette di Paolo, che ora si trova in una casa di cura a Monastier di Treviso, nonché il testamento biologico che ha reso pubblico. "Nel momento in cui non fossi più in grado di mangiare o di bere attraverso la mia bocca, oppongo il mio rifiuto a ogni forma di alimentazione e di idratazione artificiali sostitutive della modalità naturale. Tale rifiuto è da ritenersi efficace anche nella circostanza in cui perdessi qualsivoglia capacità di esprimere e ribadire la mia volontà", aveva letto di fronte alle telecamere Paolo. Atto che scatenò una presa di posizione durissima da parte del teologo Giuseppe Mazzocato, che aveva definito la sua scelta "un suicidio". Allora il cattolico Ravasin aveva risposto con la più semplice e la più spiazzante delle considerazioni: "Amo la vita e lotto per essa, finché sarà una vita. Poi voglio decidere per me, non volgio restare qui come un tronco, circondato dai miei cari che vegliano un corpo senza altra vita che quella indotta".
Furlanetto ha deciso di non dare un giudizio personale sul testamento biologico. L’autrice, che ha ceduto i diritti sul libro, riporta la sua testimonianza ("Io che mi ritenevo sana sono maturata con Paolo", dice), fa parlare il fratello di Paolo, Alberto, Raffaele Ferraro, segretario di Veneto Radicale, Marco Cappato, segretario dell’associazione "Luca Coscioni", e Mina Welby, che ha scritto la prefazione del libro. "Avrei voluto - scrive la vedova - che di messaggi simili, dopo quello di Welby, non ci fosse più bisogno".

Fonte: http://venetoradicale.ilcannocchiale.it/post/2522716.html

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