Assange incarna la battaglia dell'individuo contro lo stato

di Franco del Cortinovis

La caccia all’uomo scatenata nei confronti di Juliane Assange, oltre ad essere un insulto alla libertà tout court -  credo rappresenti l’epitome dello scontro in atto fra individui liberi e Stato, dove lo Stato ha realmente le sembianze dell’Impero, soprattutto quando a portarne la voce è quella “cagnetta di lusso” che risponde al nome di Hillary Clinton, l’eterna rancorosa seconda. Che vogliano arrestare il fondatore di “Wikileaks” fa gridare vendetta. Il genialoide australiano, in fondo, non fa altro che mettere a nudo il re – usando gli strumenti che lo stesso re predilige – per dimostrare quanto esso sia cinico e baro. Svelare le sparatorie dei soldati “alleati” (quelli della patetica “missione di pace”) sui civili s’è dimostrato un grande scoop giornalistico, ma altrettanto lo è mettere on-line (ovvero in chiaro per tutti) le centinaia di migliaia di documenti che le ambasciate americane spedivano a Washington. Un uomo solo – o quasi – sta facendo tremare il potere, che nonostante stringa sempre più le maglie dei controlli e della censura (usando fantomatiche scuse tipo la “sicurezza nazionale”), non riesce a mettere la museruola all’informazione. Fan sorridere che anche i giornalisti – più simili a suffragette a libro paga che a seri professionisti della notizia – si straccino le vesti perché un ingegnere informatico qualsiasi si permette di mostrare documenti “top secret” senza la loro mediazione. I “pennaioli”, ahinoi, continuano ad essere convinti che senza di loro tutti noi siamo solo degli “sciocchi lettori” incapaci di intendere e di volere. Non riescono a farsene una ragione del fatto, invece, che Internet rappresenta la loro morte naturale se non cambiano atteggiamento. La Rete è, al tempo stesso, il “mondo” della libertà vera che sfugge al loro controllo e lo “strumento” per la stessa libertà vera che può fare a meno di loro se non dismettono i panni dei servi. Fa sorridere pure che certo ciarpame intellettuale, che si definisce malauguratamente liberale, consideri Assange un uomo da mettere sotto chiave, perché secondo loro ne va dell’immagine degli Stati e di chissà quali equilibri. Infine, fan sorridere i rappresentanti della casta, che definiscono “gossip” i documenti ufficiali vergati da “uomini di Stato” (ambasciatori), che loro stessi nominano. Assange, invece, incarna il Davide contro Golia del terzo millennio. Egli (non a caso definitosi libertarian) rappresenta la voglia di libertà individuale contro le ristrettezza della prigionia collettiva. Assange non è pecora, Assange sfugge al gregge e ai soldi pubblici ed è pronto a mettere a rischio la propria vita per portare a termine una missione, quella di infrangere quelle stupide leggi che ingabbiano la mia, la sua, la vostra libertà. Per citare Orwell, Assange ci richiama alla mente quella massima che dice: “Laddove la menzogna è universale, dire la verità diventa rivoluzionario”.

http://www.movimentolibertario.it/index.php?option=com_content&view=article&id=10758:assange-incarna-la-battaglia-dellindividuo-contro-lo-stato&catid=1:latest-news

Fonte: http://www.radicalicaserta.com/index.php?option=com_content&view=article&id=180:assange-incarna-la-battaglia-dellindividuo-contro-lo-stato&catid=1:legalita-e-trasparenza&Itemid=75

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