esposta per 24 ore sul terrazzo di Palazzo Frizzoni. L'iniziativa è giunta a coronamento di una serie di proficue collaborazioni tra l'Associazione Radicali Bergamo (ARB) 
ed il Comune, volte a rimarcare la solidarietà al popolo tibetanto e la condanna del genocidio culturale messo in atto 
dalla Repubblica Popolare Cinese. 
Il 10/12/07, il consiglio comunale approvava, con 5 voti contrari ed un astenuto, l'o.d.g. 
presentato dall'ARB, aderendo in tal modo all'Associazione degli Enti locali per il Tibet. 
Il 16/12/07, Simone Paganoni (consigliere comunale radicale nella lista Bruni) e lo stesso Mauro 
Invernizzi, venivano delegati a rappresentare il Comune di Bergamo alla conferenza "governance and compassion", 
presso il Consiglio Regionale del Piemonte, per incontrare il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso. In quell'occasione 
Invernizzi decideva di non recarsi a Torino, venendo sostituito dal sottoscritto. 
Infine, il 13/03/08, la richiesta presentata dall'ARB, di esporre a Palazzo Frizzoni - permanentemente - 
la bandiera tibetana: richiesta accolta, seppur edulcorata dal limite simbolico delle 24 ore. 
Insomma: il Comune di Bergamo si è saputo dimostrare - in ogni circostanza - pronto ad ascoltarci, nella maggior parte
dei casi disposto ad accogliere le nostre richieste. Mi domando in che modo il "silenzio" predicato e praticato da 
Italia-Tibet, nelle veci di Invernizzi, potesse suggerire alla Giunta Comunale un qualsivoglia stimolo. 
Le iniziative dell'ARB sopracitate rientrano in un quadro più generale, ovvero nel progetto del "grande 
Satyagraha mondiale per la pace e la democrazia", lanciato formalmente da Marco Pannella con il recente sciopero della sete. 
Non stiamo parlando solamente di Tibet: qui rientrano in gioco la Birmania, 
la Cecenia, il sud-est asiatico... Solo per citare alcuni dei luoghi che i media hanno assurto a simbolo delle lotte per la democrazia, la giustizia e l'autodeterminazione. 
Da questo progetto traggo spunto per un'ultima considerazione: il Tibet non è il luogo della disinformazione per antonomasia.
L'informazione italiana - si sa - non si interessa di politica internazionale. Per l'italiano medio l'Africa non esiste, se non per qualche sensazionale 
colpo di stato o per qualche eccezionale catastrofe ambientale. Non mi pare che alcuna voce si sia mai levata per il brutale sterminio che colpisce nella Repubblica 
Centro Africana i dissidenti politici, processati per stregoneria.  E' inutile lottare contro i mulini a vento: riuscire a puntare i riflettori mediatici sul Tibet per una settimana è già un risultato eccezionale. Un'occasione che non va sprecata. Se a livello locale si presentano piccole finestre di dialogo su temi così trascurati, cerchiamo di sfruttare queste rarissime "cornici mediatiche" per far passare quanta più informazione possibile. Scegliere la via del silenzio, proprio quando si hanno a disposizione dei megafoni, mi pare francamente controproducente. 
La ringrazio, 
cordialmente 
Luca Nevola
Segretario Associazione Radicali Bergamo.