Stadio della Roma: iniziano a cadere le maschere
Stadio della Roma: inversione a U della Raggi. Altro che stadio: i due candidati al ballottaggio, dicano che vogliono 1 milione di metri cubi a spese della collettività
In questa campagna elettorale, abbiamo cercato in ogni modo di mettere in guardia i romani, invitandoli a guardare oltre lo scontro tribale sui candidati sindaco. Abbiamo chiesto un voto come candidati ecoradicali al Comune e ai Municipi per avere finalmente un’opposizione al partito unico finanza & cemento che ha portato Roma alla bancarotta. Un blocco di potere che, anche in questa occasione, ha espresso i principali candidati sindaco. E ci avevamo visto lungo.
Adesso iniziano a cadere le prime maschere. E molte altre ne cadranno.
È notizia di ieri che anche Virginia Raggi si è convertita al progetto del nuovo stadio della Roma, contro il quale aveva votato nel 2014. In quella occasione, lo ricordiamo, votarono contro M5S e Radicali.
Dichiara a La Repubblica: «Lo stadio della Roma è un progetto molto importante, così come sarebbe auspicabile uno stadio della Lazio. Purché rispettino i limiti di legge».
Certamente, uno stadio ciascuno; dopotutto anche i laziali votano, quindi meglio accontentare tutti i tifosi, soprattutto se questo vuol dire raddoppiare le occasioni di speculazione edilizia. E, se i tifosi portano voti, gli speculatori controllano l’informazione.
Sulla vicenda del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, ci siamo occupati già ampiamente. È evidente che le due squadre abbiano bisogno di un proprio impianto e che (per ragioni diverse) né l’Olimpico, né il Flaminio possono assolvere a queste funzioni. Bisogna però fare un’operazione verità e chiarire i termini della questione.
Quel che Giachetti e la Raggi si dimenticano di dire ai cittadini è che il nuovo stadio è la scusa per una nuova speculazione. Vogliono il Business Center, altro che lo stadio. E sono i numeri a dircelo.
C’era una volta il Piano Regolatore
L’attuale Piano Regolatore prevede una destinazione dell’area di Tor di Valle a “Verde e attrezzature sportive”. Ad oggi il proprietario potrebbe edificare circa 358mila metri cubi. Ma sono numeri virtuali: i vincoli alle altezze (massimo 10 metri) e gli indici di copertura massima del 15%, realisticamente, permetterebbero di realizzare un terzo delle cubature previste sulla carta.
In realtà, se volessimo essere pignoli, il Piano Paesistico Regionale (strumento urbanistico sovraordinato al PRG), per quell’area, indica l’inedificabilità totale: si potrebbe al massimo recuperare l’esistente. Dopotutto, lo ricordiamo, siamo in un’area indicata dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) del Tevere a rischio 3: certamente non elevatissimo ma, appunto, sempre a rischio.
Il gioco delle tre carte
A questo punto si inizia a comprendere meglio il contesto. Siamo di fronte ad un’area che permette scarsi guadagni al proprietario Parsitalia, il gruppo del costruttore Luca Parnasi impegnato nell’operazione insieme a James Pallotta.
E quindi, come farla diventare una miniera d’oro? Semplice, con lo stadio. Il nuovo stadio della Roma: e quale politico potrebbe mai dire di no?
Nella proposta originaria di convenzione, si prevedeva uno stadio, un centro atletico annesso, e un ridotto spazio commerciale: 50mila mq in tutto.
Ma presto ci si accorge che l’area scelta è un deserto urbano, senza le necessarie opere di urbanizzazione e connessioni per servire uno stadio di 60.218 posti, opere che costerebbero 280 milioni. Un costo esorbitante che non può essere ripagato con il solo stadio.
È lo stesso proponente ad ammettere nero su bianco di aver avanzato una proposta di trasformazione territoriale senza coperture finanziare ma, invece di rinunciare al progetto, ne promuove un secondo alla giunta allora guidata da Marino che prosegue imperterrito ad appoggiarlo.
Si scrive stadio, si legge Business Center
Perché l’operazione stadio sia in equilibrio finanziario, deve diventare tutt’altro. Ecco il trappolone. L’area da verde, deve diventare proprio un nuovo quartiere. Le cubature dello stadio lievitano a 49mila mq e soprattutto spuntano 336mila mq di appartamenti, centri commerciali e uffici. Nella proposta definitiva, si arriva a 970mila metri cubi, cioè 10 volte le cubature rispetto la proposta iniziale.

Altro che nuovo stadio: il vero obiettivo è edificare un’area fino ad oggi inedificabile
Spuntano tre torri, i piccoli esercizi commerciali a servizio dello stadio diventano un mega centro commerciale. Allora si comprende bene che l’operazione stadio della Roma a Tor di Valle altro non è che l’escamotage per creare plusvalenze finanziarie. E Roma cosa ci guadagnerà? Assolutamente nulla, anzi, il Comune dovrebbe dare un contributo di 125 milioni di euro per realizzare le infrastrutture mancanti.
Così come non ci guadagnerà nulla la AS Roma che dovrà pagare 2 milioni annui di affitto a Pallotta: una gallina dalle uova d’oro da spennare.
Nel mentre, il progetto definitivo è arrivato in Regione Lazio. Zingaretti, a differenza di Marino e dei due sfidanti al ballottaggio, ha voluto vederci chiaro e ha momentaneamente bloccato l’iter, dove da agosto aspettano che Parnasi e Pallotta presentino decine di elaborati mancanti che, in teoria, avrebbero dovuto portare in Comune già a giugno.

Stadio della Roma: o piuttosto una colata di 1 milione di metri cubi
Se davvero si volesse il rispetto dei «limiti di legge», allora l’unica cosa seria da dire sarebbe NO allo stadio, NO a Tor di Valle e proporre un nuovo progetto in una delle tante aree che il Piano Regolatore ha già individuato, invece di prestare il fianco all’ennesima vicenda di “urbanistica contrattata”.
Il Comune di Roma dispone già di 11 aree idonee indicate per grandi impianti sportivi, quindi Giachetti e Raggi dicano la verità ai cittadini. Invece di parlare di stadio, dicano agli elettori che vogliono 1 milione di metri cubi a spese della collettività.
La Raggi potrebbe anche spiegare la sua inversione a U e, se trova il tempo, andare a firmare la richiesta di referendum sulle olimpiadi promossa dai Radicali, invece di appropriarsi di una iniziativa non sua. La sua promessa di “indire un referendum” sarebbe molto più credibile.
Fabrizio Cianci
Segretario EcoRadicali – Associazione Radicale Ecologista
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Fonte: http://ecoradicali.it/2016/06/stadio-della-roma-iniziano-a-cadere-le-maschere/
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